1° MARZO 2011 – Un ponte per Betlemme

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anche dalla tua città… contro il muro dell’apartheid  

ANCHE QUEST’ANNO saremo in tanti anche dall’Italia, al check point dove ogni notte vengono ammassati come bestie migliaia di palestinesi…sotto il muro che fa della città di Betlemme una prigione a cielo aperto…marciando silenziosi per celebrare una memoria più che mai generatrice di speranza.

 MARTEDI PROSSIMO ANCHE TU VIENI A BETLEMME per unire la tua voce a quella di migliaia di arabi che sono riusciti in poche settimane ad abbattere i dittatori più potenti e che cominciano a gridare: “Liberiamo la Palestina!”.

 PER ANIMARE IL PRIMO MARZO NELLA TUA CITTA’ scarica, stampa, inoltra, diffondi i materiali che trovi nel sito www.paxchristi.it

Gerusalemme, 26 Febbraio 2011

Primavera in Palestina

 

Mi fu rivolta questa parola del Signore: “ Che cosa vedi, Geremia? “

Risposi: “ Vedo un ramo di mandorlo “. ( Ger 1, 11 )

 

I piccoli sono usciti di corsa dalle poverissime tende dell’accampamento del villaggio che i soldati anche ieri sera hanno “visitato” con l’ennesimo ordine di demolizione: la tenda della scuola va smantellata. Stamattina però la Valle del Giordano, fertilissima porzione della Palestina ormai quasi totalmente sottratta al suo popolo, non ha udito assordanti rumori di ruspe, ma la musica dolce e calda della nostra “band” dei The Sun, giovani musicisti che si preparano per il grande concerto internazionale per la pace del 1 marzo a Betlemme. In una realtà segnata da innumerevoli soprusi che rendono impossibile la vita alle migliaia di beduini della valle, qui dove è stata sequestrata non solo l’acqua , ma anche le coltivazioni, le case, il movimento e la vita stessa, è da anni fiorito il ramo di mandorlo della solidarietà internazionale alla resistenza nonviolenta della popolazione.

Cancellare la memoria è  forse peggio che negare l’identità. Se hai un passaporto israeliano puoi girare dove vuoi. Ma se hai carta d’identità blu o verde, devi chiedere il permesso per muoverti tra un muro e un check-point e sappi che dovrai rimanere come un ospite in quella che invece è la tua terra. Ma se oltre a te cancellano anche la tua storia, allora è diverso. Emmaus, il villaggio meta del percorso dei due discepoli che incontrano Gesù. Emmaus, la città di mille catechesi e riflessioni. Arrivarci è un’emozione, ma sapere che al posto delle sue rovine  hanno costruito un parco per divertimenti e pic-nic, è un pugno nello stomaco! Non basta distruggere villaggi, sminuire tradizioni, umiliare vite umane. Bisogna nascondere la sua storia, tacerne l’esistenza, rimuoverne il ricordo! Benvenuti a Canada Park! Ma anche in questa realtà ecco l’ostinazione del mandorlo: le donne e gli uomini israeliani di Zochrot che non si stancano di ricordare, con i loro cartelli puntualmente divelti, la vera storia di questi villaggi distrutti quarant’anni fa.

Shariq (Partecipazione) è il motto dei giovani palestinesi del villaggio cristiano di Taybeh, che devono affrontare le conseguenze dell’occupazione militare israeliana non solo per la presenza fisica dei soldati, ma anche in ogni aspetto della quotidianità. Ciò va dalle limitazioni nella scelta delle facoltà al basso numero degli studenti palestinesi ammessi in esse, con discutibili criteri. Tanto che spesso sono costretti ad andare a studiare all’estero. E Abuna Raed, il vulcanico parroco di Taybeh, sembra anticipare la primavera che fa fiorire questi rami di mandorlo. 

E come non ricordare il nostro arrivo a Tel Aviv. Aeroporto di ultima generazione: spazioso, luminoso, rumori d’acqua e parole sommesse, di corpi che si accalcano ai controlli. Sportello per israeliani, sportello per stranieri. I palestinesi non appartengono a queste categorie. Per loro c’è altro. Apartheid, un termine ormai caduto in disuso, ma qui realtà quotidiana. Lungo le strade è acile coglierla con lo sguardo: di qua piantagioni estese di banani, fiori, agrumi, prodotti orticoli, quasi un paradiso terrestre. Sulla sponda opposta aridità, corsi d’acqua ridotti a rigagnoli, sorgenti dove l’acqua è presa, incanalata, resa irraggiungibile da recinzioni, blocchi insuperabili e dirottata verso insediamenti israeliani. Ai palestinesi che portano avanti con caparbietà la lotta per l’esistenza è negato un diritto fondamentale: il ramo di Fatih (leader di Jordan Valley Solidarity Movement) sembra inaridirsi, ma ci sono ancora gemme.

Sulla destra il check-point di Tuba nella valle del Giordano, prima e dopo tanti pesanti, minacciosi blocchi di cemento. Lungo la strada recitano “Dangerous – zona di possibile fuoco dell’esercito israeliano” e ti fanno pigiare il piede sull’acceleratore scrutando con sospetto il profilo delle colline sovrastanti. In mezzo una terra sempre più rubata dall’avanzare della colonizzazione. Ma anche qui in questa inesorabile avanzata di insediamenti, rapina di risorse c’è un ramo di mandorlo: è un mandorlo francese che per scelta s’è trapiantato qui. Si chiama Lorraine e ha gli occhi azzurri che vedono lontano. Fa parte del Jordan Valley Solidarity (www.jordanvalleysolidarity.org) che lotta da anni per la salvaguardia dell’eredita’ palestinese: ricostruire dopo la distruzione e farlo come vuole la tradizione di queste terre di Palestina, promuovere la cultura attraverso la realizzazione di scuole. Questo è  il profumo del mandorlo: perchè se c’è scuola, potranno esserci altri madorli che fioriranno. 

Il Signore aggiunse: “ Hai visto bene, poichè io vigilo sulla mia parola per realizzarla “.

( Ger 1, 12 )

 

Un ponte per Betlemme 2011 – report numero 1

Per contattare il team di Un ponte per Betlemme: 00972 543176361

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