admin | July 12th, 2011 – 5:57 pm
Criptico il titolo, lo so. Significa che i giovani della rivoluzione egiziana hanno dato inizio al secondo tempo della rivolta contro il regime dei Mubarak. Lo scontro, stavolta, è contro il Consiglio Militare Supremo, il direttorio militare che aveva preso il potere l’11 febbraio scorso, convincendo Hosni Mubarak a cedere, a lasciare la presidenza e a volare a Sharm el Sheykh. Per mesi, abbiamo tutti assistito a questo braccio di ferro tra Piazza Tahrir (sinonimo di rivoluzione) e SCAF, la sigla con la quale si definisce il Consiglio Militare Supremo. Un braccio di ferro in cui, soprattutto all’inizio, è stato lo SCAF a cedere alle richieste di Piazza Tahrir, quando Piazza Tahrir ha fatto le sue richieste.
Non è stato, però, tutto così lineare e piano, ovviamente. Il peso di quella che al Cairo si chiama controrivoluzione è cresciuto col tempo, suscitando i timori dei ragazzi di Tahrir e di tutti quei settori della popolazione egiziana che alla rivoluzione hanno partecipato. Col trascorrere dei mesi, lo SCAF ha indurito le posizioni, dall’uso smodato dei tribunali militari alla mancata risposta sull’epurazione e sulla necessità di giudicare – in fretta – i responsabili delle vittime della rivoluzione del 25 gennaio. Se i due figli di Hosni Mubarak sono in carcere, se alcuni dei ministri del regime sono già stati condannati (anche in absentia), è altrettanto vero che il vecchio Faraone non è stato toccato, e rimane a Sharm el Sheykh, nel confortevole ospedale internazionale. Così come è rimasta dov’era la burocrazia della sicurezza, responsabile di quello che la popolazione egiziana ha subito negli scorsi decenni.
Negli scorsi giorni, c’è stato un cambiamento, da parte della Piazza. Non più sconti al Consiglio Militare Supremo, ma un confronto vero. E la richiesta di dimissioni del premier, Essam Sharaf, che pure era stato imposto dai ragazzi di Tahrir. I ‘rivoluzionari’ non sono stati per niente convinti dal discorso televisivo di Sharaf, e hanno anzi chiesto che venga sostituito con Mohamed el Baradei. Una vera e propria sfida, alla quale lo SCAF ha prima reagito con violenza verbale, per poi ammorbidire di molto i toni, dopo che la coalizione della gioventù (espressione di Piazza Tahrir) non aveva indietreggiato dalle sue posizioni.
E’ il momento cruciale, per la rivoluzione egiziana. Ora sì. Non mi piacciono i paragoni, compreso quello col 1952, in cui il rovesciamento della monarchia è avvenuto in due tranche, a gennaio e a luglio. E’ però oggettivo che le rivoluzioni, in Egitto, abbiano bisogno di mesi per ribilanciare i pesi delle istituzioni (sembra contradditorio, visto che si parla di rivoluzione, ma così è…). Tanto è evidente che il momento è cruciale, che persino i Fratelli Musulmani, che avevano in sostanza sposato la stabilità e lo SCAF, hanno dovuto cedere alle pressioni del proprio elettorato e aderire alla manifestazione di venerdì scorso, proprio sulla necessità di una giustizia rapida. Cosa significa? Significa che la spinta di Piazza Tahrir non è finita. E che i ragazzi stanno dimostrando anche ora di essere molto meno naive di quanto possa apparire. Ciò non vuol dire, certo, che vinceranno la partita. Ma ci sono buone possibilità che per gli altri, invece, non sia per nulla semplice soffocare la più bella rivoluzione degli ultimi anni.
nella foto di Sandmonkey, uno dei più famosi blogger d’Egitto si fa ritrarre con Pierluigi Bersani, definendolo il prossimo premier italiano. Bersani è andato a piazza Tahrir oggi: questa è la notizia..
http://invisiblearabs.com/?p=3322
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