REDAZIONE 6 MAGGIO 2013
di Robert Fisk – 6 maggio 2013
Luci nel cielo sopra Damasco. Un altro attacco israeliano – “audace”, naturalmente, nelle parole dei sostenitori di Israele e il secondo in due giorni – contro gli armamenti e le strutture militari e i magazzini di armi di Bashar al-Assad. La storia è già familiare: gli israeliani hanno voluto impedire una consegna di missili Fateh-110 di fabbricazione iraniana e Hezbollah in Libano; erano spediti dal governo siriano. Almeno secondo una “fonte dei servizi d’informazione” occidentali. Anonima, ovviamente. E ripropone la vecchia domanda: perché, mentre il regime siriano si sta battendo per sopravvivere, manderebbe missili avanzati fuori dalla Siria?
Ma gli stessi siriani hanno confermato ufficialmente che installazioni militari sono state colpite dagli israeliani. E non per la prima volta nel corso della ribellione. I Fateh-110 – almeno la nuova versione – hanno una portata di forse 250 chilometri. E potrebbero in effetti raggiungere Tel Aviv dal Libano meridionale. Se Hezbollah li ha effettivamente acquistati. Ma perché i siriani avrebbero dovuto mandarli, come affermavano anche fonti statunitensi ieri sera, quando gli stessi statunitensi affermavano solo nello scorso dicembre che i siriani avevano usato gli stessi missili terra-terra con le forze ribelli in Siria?
In altre parole, il regime siriano era pronto a privarsi dei propri missili a favore del Libano quando già li stava utilizzando nella brutale guerra in Siria … Ora ci sono altre domande da porre. Se l’aviazione siriana è in grado di usare i suoi MIG in modo così devastante – e a un tale costo per i civili – contro i propri nemici all’interno della Siria, perché non avrebbe mandato i suoi caccia a proteggere Damasco e ad attaccare l’aviazione israeliana? Non si presume che l’aviazione siriana protegga la Siria da Israele? O semplicemente i MIG non sono tecnicamente in grado di attaccare le macchine (statunitensi) d’avanguardia israeliane? O sarebbe semplicemente spingersi troppo in là?
Molto più importante, tuttavia, è il fatto saliente che Israele è ora intervenuto nella guerra siriana. Può dichiarare di aver preso di mira soltanto armi destinate a Hezbollah, ma queste erano anche armi usate contro le forze ribelli in Siria. Ridurre la disponibilità di queste armi da parte del regime significa perciò aiutare i ribelli a rovesciare Bashar al-Assad. E poiché Israele si considera una nazione occidentale – il miglior amico e il miglior alleato militare degli Stati Uniti in Medio Oriente, eccetera eccetera – ciò significa che “noi” siamo ora coinvolti nella guerra, direttamente e dall’aria.
Vediamo se gli USA e la UE condanneranno gli attacchi aerei israeliani. Ne dubito. Il che significherebbe, se restiamo zitti, che li approviamo. Il silenzio, per citare Tommaso Moro, è consenso.
Cosicché ora gli iraniani e Hezbollah sono accusati di intervenire in Siria – vero, anche se non nella misura in cui siamo indotti a credere – e il Qatar e l’Arabia Saudita inviano armi ai ribelli – vero, ma non abbastanza armi, come vi diranno i ribelli siriani – e gli israeliani sono entrati nel gioco. Ora siamo militarmente coinvolti.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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Originale: The Independent
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0
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