Thursday, 07 July 2011 11:54 Sergio Yahni
Forze di sicurezza israelian (foto dal sito:www.upi.com)
Un anno dopo l’attacco israeliano alla Freedom Flotilla diretta a Gaza, durante 9 turchi sono stati uccisi dall’esercito israeliano, alcuni attivisti israeliani, palestinesi, americani e tedeschi si sono incontrati a Berlino:
questione centrale per l’estate 2011 non era solo il blocco e l’assedio di Gaza, ma anche la situazione in Cisgiordania.
L’8 luglio centinaia di attivisti internazionali di moltissime nazionalità cercheranno di partecipare alla settimana “Welcome to Palestine” che si terrà in molti villaggi e città della Cisgiordania e che prevede gite alla Valle del Giordano, al deserto del Negev e a Hebron. Delegazioni francesi, inglesi, belghe, svedesi, tedesche, americane e giapponesi prenderanno parte a queste attività e alle proteste pacifiche la politica israeliana in terra palestinese.
Dallo scoppio della Seconda Intifada nel settembre 2000, decine di migliaia di attivisti internazionali sono arrivati nei Territori Palestinesi Occupati per conoscere la realtà palestinese e per esprimere la loro solidarietà partecipando a manifestazioni e condividendo la vita e le difficoltà dei palestinesi sotto occupazione.
Tuttavia, la novità sta nel fatto che quest’anno i partecipanti di “Welcome to Palestine” hanno deciso di non nascondere le loro intenzioni una volta arrivati all’aeroporto Ben Gurion, Nell’ottica delle autorità israeliane, questa decisione li ha trasformati in “minacce alla sicurezza”.
Mercoledì 6 luglio, il primo ministro Bejamin Netanyahu ha tenuto un discorso operativo in preparazione all’atteso atterraggio degli attivisti.
Secondo la stampa israeliana, Netanyahu, di passaggio all’aeroporto di Tel Aviv per prendere il volo per la Bulgaria e la Romania, ha ordinato alle varie agenzie governative, inclusi il ministro della pubblica sicurezza Yitzhak Aharonovitch, il commissario di polizia Yohanan Danino e gli ufficiali di sicurezza di “agire in modo deciso contro i tentativi di creare una provocazione all’aeroporto”.Netanyahu ha inoltre ordinato alle forze di sicurezza di evitare attriti non necessari con gli attivisti internazionali.
Le autorità israeliane vedono nell’arrivo degli attivisti internazionali un pericolo potenziale all’immagine di Israele, che in questi ultimi anni Israele sta cercando di modificare per l’opinione pubblica internazionale.
Nei sondaggi internazionali, Israele è uno dei paesi più aborriti nel mondo. Nell’indice di percezione “East West ” di tutti gli stati del mondo del 2009, Israele è al 192° posto su 200, dopo stati come la Corea del Nord, Cuba e lo Yemen e solo un posto sopra Sudan e Iran.
Gli sforzi per cambiare l’immagine di Israele sono iniziati nel 2005 negli Stati Uniti con la fondazione di “Israel21c”, un piccolo gruppo con sede in California che lavorava con esperti di pubbliche relazioni per far circolare notizie su Israele che non riguardassero il conflitto con i palestinesi. Questi sforzi avevano lo scopo di minimizzare il ruolo della religione e di evitare discussioni sull’occupazione e sul conflitto israelo-palestinese.
Il 2 ottobre 2005 è stato adottato un piano preciso durante un incontro tra il direttore generale del ministero degli esteri israeliano e il suo equivalente dell’ufficio del primo ministro e del ministro delle finanze. I partecipanti hanno esaminato una ricerca specialistica fatta da dirigenti americani di marketing sui tre anni precedenti. Il concetto guida dell’incontro era che Israele otterrà sostenitori solo se viene visto come uno stato moderno ed importante piuttosto che come un luogo di lotte di religioni.
Tuttavia, le offensive militari israeliane contro il Libano e la Striscia di Gaza così come l’uccisione di nove attivisti internazionali a giugno 2010 hanno minato ed indebolito questa strategia. Dopo tutto, nessuna operazione di pubbliche relazioni può coprire i crimini di guerra israeliani e la quotidiana violenza implicita ed esplicita in 44 anni di occupazione.
Israele è riuscita ad imporre se stessa nell’arena diplomatica con relazioni bilaterali, ma ha fallito nell’ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica internazionale. La presenza di attivisti internazionali, così come la Freedom Flotilla e l’evento dell’8 luglio mirano a mettere in luce le continue politiche israeliane dei diritti dei palestinesi e a richiedere alla comunità internazionale di adempiere alle sue responsabilità sotto la legge internazionale.
Il maggior alleato degli attivisti internazionali è la reazione isterica del governo israeliano. Ci sono già milioni di attivisti internazionali nei territori palestinesi occupati che prendono parte a manifestazioni e ad altre attività di solidarietà su basi quotidiane. Tutti gli altri sono entrati nell’area senza rivelare le loro vere intenzioni.
Tuttavia, come risposta al piano degli attivisti internazionali di dichiarare il vero scopo della loro visita, Israele aprirà da oggi una stanza speciale per i controlli all’aeroporto Ben Gurion.
Rappresentanti del ministero degli esteri, dell’autorità dell’aviazione, del ministero della sicurezza oltre a rappresentanti della polizia, ufficiali del primo ministro e altri saranno presenti in questa stanza e lavoreranno senza sosta fino all’atterraggio dell’ultimo attivista.
Tutti i passeggeri saranno controllati prima del decollo e a bordo perchè tutti potrebbero essere potenziali partecipanti dell’evento “Welcome to Palestine”. Coloro che verranno riconosciuti come attivisti saranno personalmente scortati fuori dai velivoli. Il piano della polizia è quello di mettere ufficiali in tutti gli aerei.
Inoltre le autorità israeliane stanno pensando di isolare gli aerei in arrivo dall’Europa in un’area di sicurezza al Terminal 1 dell’aeroporto, dove i passeggeri saranno perquisiti a fondo prima del controllo del passaporto.
Questa reazione può sembrare irrazionale ed in effetti è irrazionale se si pensa che alla fine venerdì prossimo non avverrà nulla di nuovo rispetto al solito. Tuttavia, dato che l’attuale confronto tra palestinesi ed israeliani si sta trasformando in un confronto tra l’esercito israeliano e i movimenti di resistenza popolari palestinesi che hanno adottato le strategie e le tattiche della non violenza rinforzate dalla presenza di attivisti internazionali ed israeliani, l’isteria israeliana che regna in questi giorni è pienamente giustificata.
L’impero britannico ha fallito nel combattere la resistenza popolare non violenta in India e quindi non è impossibile che le forze di occupazione israeliane facciano la stessa fine.
http://www.alternativenews.org/italiano/index.php
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