A GAZA L’UNITA’ SEGRETA DELL’IDF HA SFRUTTATO UNA ONG UMANITARIA DI SOCCORSO PER INFILTRARSI- di Richard Silverstein

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Sintesi personale

Il mese scorso, un’unità segreta dell’ IDF si è infiltrata a Gaza in un raid fallito con l’obiettivo di  installare dispositivi di ascolto nell’enclave. I due veicoli, che contenevano attrezzi per l’ascolto elettronico top secret, sono stati segnalati da una pattuglia di Hamas a Khan Yunis, a pochi chilometri dal confine. Le forze israeliane sono fuggite inseguite dai Palestinesi. E’ scoppiata una feroce battaglia armata mentre le  unità di Hamas convergevano sugli israeliani in fuga. L’IDF ha lanciato massicci attacchi aerei per respingere gli attacchi e recuperare i combattenti bloccati. Nel corso di questo combattimento un’intera pattuglia di Hamas, comprendente un comandante di battaglione, è stata spazzata via dal commando, che è stato salvato  da un elicottero dell’IDF ,all’interno di Gaza, e  portato in salvo.

Un ufficiale israeliano, Lt.Col. Mahmoud Kheireddine, che serviva nell’unità di élite delle forze speciali, Sayeret Matkal, è stato ucciso. La censura militare israeliana inizialmente ha proibito di nominare il suo grado o unità. Poi ha attenuato tale restrizione consentendo ai media nazionali di segnalare che i giornalisti stranieri avevano  pubblicato queste informazioni identificative. Nessuno ha ancora pubblicato il suo nome. Anche le organizzazioni di notizie straniere come il New York Times si sono astenute dall’identificarlo, anche se non sono vincolati da un simile protocollo di censura.  Questo rapporto ha menzionato che i militanti palestinesi sono stati uccisi, ma non ha menzionato  che un ufficiale dell’IDF era  morto, per non parlare del suo nome.

I media palestinesi hanno anche mostrato foto di apparecchiature elettroniche di sorveglianza abbandonate dagli israeliani. A quel tempo, nessuno sapeva che Hamas aveva ulteriore materiale collegato all’operazione segreta.

Ma questa incursione e lo scontro a fuoco sono stati solo l’inizio: in risposta all’uccisione della loro unità di pattuglia, i militanti di Hamas hanno lanciato 400 missili sul sud di Israele che hanno ucciso un operaio palestinese e ferito gravemente altri due, tra questi un soldato il cui autobus è stato colpito da un razzo. Altri 7 palestinesi sono stati uccisi dai contrattacchi israeliani contro Gaza. Il gabinetto di sicurezza israeliano si è riunito e sembrava che alcuni ministri volessero un’altra guerra (l’ultimo, Operazione Protective Edge, era nel 2014).

Il primo ministro Netanyahu, che era a Parigi per assistere al 100° anniversario della fine della prima guerra mondiale e sperava di incontrare Vladimir Putin sull’attività militare iraniana in Siria, si è precipitato a casa per gestire la crisi. Ha persuaso i ministri della sicurezza a dare all’Egitto la possibilità di negoziare un cessate il fuoco. Nel giro di pochi giorni entrambe le parti si sono ritirate e la calma è tornata.

Nei giorni successivi Hamas ha deciso di rilasciare le immagini fotografiche degli otto membri  dell’Idf. Il gruppo militante ha chiesto sia agli abitanti di Gaza che agli israeliani di aiutarlo a identificare coloro che hanno partecipato alla missione. Il censore militare israeliano ha risposto con il divieto di mostrare le immagini. Ha anche chiesto ai media israeliani di non rivelare la storia per proteggere i soldati e impedire ad Hamas di scoprire i metodi usati per infiltrarsi a Gaza. Sebbene i media abbiano fatto pixelare le immagini (che vengono visualizzate qui), hanno rifiutato di onorare la richiesta di non riportare la storia.
Hamas ha trasferito la battaglia  alle reti di social media, attivando  bot che hanno postato le immagini dei militari dell’IDF migliaia di volte su Twitter. I thetweet erano indirizzati ai politici e ai giornalisti israeliani, sperando che centinaia di migliaia di israeliani potessero vedere le immagini proibite e condividerle. Il sito di notizie israeliano, The Marker, ha pubblicato un articolo (ebraico) sui robot di Hamas. In esso, il giornalista ha criticato i politici israeliani che hanno proposto una “legge su Facebook”, che punirebbe l’uso dei social media per minare la sicurezza dello stato. Ha notato che questa legge sarebbe completamente inefficace contro i robot come quelli usati da Hamas e potrebbe essere sfruttata per mettere a tacere i critici. Quella storia è stata tradotta in inglese e pubblicata  sul sito di Haaretz, ma  il censore israeliano ne ha imposto il ritiro. Curiosamente, l’articolo in ebraico è rimasto accessibile.
Intanto  gli abitanti di Gaza hanno segnalato di aver ricevuto robocalls dall’esercito israeliano che li avvertiva di non far circolare le immagini. Questo è un altro esempio di manipolazione dei cyber-hacking e dei social media come estensioni del conflitto militare convenzionale. Oggi abbiamo strumenti tecnici potenti e pericolosi che sono la continuazione della guerra con altri mezzi. Con ben meno di $ 100 milioni e una squadra di cyber-hacker, si potrebbe essere in grado di far eleggere il presidente. Allo stesso modo Hamas potrebbe non eguagliare la massiccia superiorità militare di Israele, ma può usare gli strumenti dei social media per esporre le vulnerabilità del nemico. Pubblicare queste immagini ricorda agli israeliani che Hamas ha strumenti che possono trasformare la loro forza in debolezza. Identificare i militari rende più probabile che alla fine possano essere ritenuti responsabili di crimini di guerra o esposti a atti di ritorsione. I giornalisti israeliani hanno diligentemente evitato di violare la censura. Inoltre, hanno trascurato di analizzare o criticare la missione. Solo Ronen Bergman, sullo Yediot Achronot (ebraico), ha definito la missione una “catastrofe” e ha attaccato il censore militare.

Il regime di censura militare è un prodotto dello stato di sicurezza nazionale israeliano. Sacrifica il diritto alla conoscenza dell’individuo, un principio sacro nelle democrazie occidentali e offre all’ intelligence militare carta bianca. I social media e le piattaforme di messaggistica hanno reso impossibile sopprimere le informazioni che lo Stato cerca di censurare. Invece di vivere nel 21° secolo la censura ha ripristinato l’età del telegrafo e del  Pony Express. L’uso di tali immagini da parte di Hamas ricorda l’approccio adottato dalle autorità di polizia a Dubai per indagare sull’assassinio del trafficante di armi di Hamas, Mahmoud al-Mabouh, nel 2010. Hanno raccolto enormi quantità di dati di sorveglianza. Attraverso il controllo incrociato dei dati, alla fine hanno scoperto le identità di tutti i ventisette membri della squadra omicida del Mossad. Hanno rilasciato le immagini dei passaporti falsificati e usati dalle spie nelle missioni all’estero. Pertanto tutti i governi stranieri, una volta reso evidente che i passaporti dei loro cittadini erano stati oggetto di abusi, si sono scagliati contro l’agenzia israeliana  per aver violato i protocolli diplomatici. Un certo numero di capi  del Mossad sono stati espulsi dagli stati offesi.

Una stazione televisiva israeliana riferisce che i militari  dell’IDF si sono infiltrati a Gaza per un lungo periodo usando una ONG di soccorso umanitario come copertura per le loro operazioni.
Al Basma Club for the Disabled è una vera organizzazione che fornisce attrezzature, terapia fisica e attività sportive per le vittime rese  disabili dalla violenza israeliana. È assolutamente vergognoso che Israele abbia sfruttato gli straordinari sforzi di questo gruppo palestinese come copertura per le sue operazioni di intelligence. È ancora più crudele e ironico che Israele, che ha creato decine di migliaia di abitanti disabili a Gaza attraverso i ripetuti bombardamenti e invasioni, abbia approfittato di Al Basma in questo modo. Il commando israeliano ha perfino affittato un edificio a Gaza da un ufficiale di polizia palestinese, dicendogli che avrebbero utilizzato questo locale per  distribuito le sedie a rotelle e altre attrezzature. Pertanto, è stato anche in grado di attraversare liberamente Gaza per consegnare beni a chi ne aveva bisogno e, conseguentemente, anche alle  famiglie degli attivisti di Hamas. La notte dell’attacco gli israeliani hanno persino mostrato la sedia a rotelle nel loro furgone ai membri di Hamas per dimostrare la loro buona fede. Durante questi viaggi i militari  sono stati in grado di nascondere dispositivi di ascolto nelle moschee e in altri luoghi sensibili, consentendo a Israele di raccogliere dati sensibili. La pubblicazione israeliana Mekomit (ripubblicata in inglese qui), ha suggerito che l’uso da parte di Israele di un’organizzazione di soccorso internazionale violerebbe il diritto internazionale e potrebbe anche essere considerato un crimine di guerra. La Convenzione di Ginevra proibisce tale attività perché solleva sospetti contro qualsiasi organizzazione umanitaria  tra le popolazioni.

Naturalmente, Israele non ha interesse per la reputazione di tali organizzazioni a Gaza.

Regolarmente arresta e imprigiona  personale locale di importanti ONG internazionali, sostenendo che stanno utilizzando il loro ruolo per finanziare operazioni terroristiche. L’apparato di sicurezza non offre quasi mai prove  di tali crimini. Non è necessario in quanto  il sistema giudiziario israeliano, in casi che possono minare la sicurezza, consente di mostrare prove solo al giudice e di negarle alla difesa.
Israele usando sotterfugi, come in questo caso e sollevando sospetti sulle organizzazioni internazionali, favorisce i propri interessi. Le tattiche del Mossad e quelle dell’IDF contro obiettivi palestinesi mostrano il totale disprezzo di Israele per gli standard accettati dalle democrazie internazionali. Israele non ha scrupoli a violare i più elementari protocolli del diritto umanitario e le leggi di  guerra. Non ha paura di essere etichettato come uno stato paria. Tuttavia, quando si parla di BDS che influenza direttamente gli interessi economici di Israele nel mercato internazionale, Israele è profondamente e ossessivamente interessato.

Come parte del rituale musulmano, la famiglia del defunto innalza  una tenda da lutto e amici, parenti e sostenitori visitano la famiglia e condividono i pasti, generalmente all’aperto. La famiglia di Mahmoud Kheireddine, proveniente dal villaggio druso di Hurfeish, ha accolto i suoi sostenitori dopo la sua morte. Hanno acccolto ministri del governo israeliano. I media palestinesi hanno scritto che il padre del soldato morto ha rimproverato  il ministro  Yoav Galant per essersi rifiutato di concedere un permesso di costruzione al figlio morto. Ha detto: “Mio figlio ti ha dato la sua vita, ma tu eri troppo avaro per dargli un permesso di costruzione!” Tra i molti insulti e forme di discriminazione subite dai palestinesi israeliani (e in particolare dai drusi) c’è il rifiuto quasi totale di permettere ai villaggi di espandersi costruendo nuove abitazioni per le coppie appena sposate che cercano di mettere su famiglia. Gli ebrei israeliani accedano liberamente  a tali permessi, insieme a generosi mutui, per gli alloggi costruiti all’interno della linea verde e nei territori occupati. L’oscura ironia di questo fenomeno è che i drusi israeliani hanno prestato servizio nelle Forze di Difesa israeliane per decenni. Il fatto che Kheireddine abbia prestato servizio nella più elitaria unità delle forze speciali d’Israele, indica la fiducia riposta in loro dall’esercito. Eppure, proprio lo Stato che servono respinge coloro che cercano di vivere la loro vita come qualsiasi ebreo israeliano. È un’amara, ma sorprendente ironia, a dimostrazione del fatto che Israele potrebbe essere uno stato ebraico, ma è ben lungi dall’essere democratico.

 

 

A GAZA L’UNITA’ SEGRETA DELL’IDF HA SFRUTTATO UNA ONG UMANITARIA DI SOCCORSO PER INFILTRARSI- di Richard Silverstein

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