A un posto di controllo, stando attenti alle bombe, il discorso è andato a finire sulla religione

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di Robert Fisk

18 aprile 2013

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“Può immaginare la psicologia dei miei soldati quando stanno in piedi tutto il giorno, lì, sapendo che una di queste macchine potrebbe essere di un attentatore suicida?” Il colonnello dell’esercito siriano osservava le due lunghe file di macchine che  passavano oltre la biblioteca di Assad, e che si fermavano delicatamente e leggermente spaventate. La maggior parte degli uomini che erano ai posti di controllo avevano la barba. Il colonnello era un musulmano sunnita – ora tutti i giornalisti vogliono sapere di che religione è chiunque incontrano in questo paese – e mi ha chiesto di non scrivere il suo nome nell’articolo. Non c’era problema a fare le fotografie, ma non delle facce.  Il colonnello non ha detto così, ma conosco il motivo. Mesi fa, parecchi soldati sono stati assassinati, apparentemente dopo essere stati identificati su una clip di un nastro di un notiziario di una televisione russa.

E in quanto alla psicologia degli uomini del colonnello? Ebbene, stanno sopportando quello che le forze irachene e i soldati della NATO in Afghanistan e specialmente gli americani in Iraq hanno affrontato; la cognizione che la prossima macchina poteva esploderti in faccia. Da quando l’attentatore suicida è arrivato a Damasco questo mese, il regime si rende conto che il kamikaze probabilmente è imprendibile. I soldati del colonnello, quindi, si avvicinano educatamente agli automobilisti, ma con grande attenzione. Carta di identità. Destinazione. Cofano aperto. Gran parte del traffico nel centro di damasco viene ora incanalato in tre strade principali – le altre vengono chiuse. Il risultato: ingorghi di proporzioni epiche e ancora altri soldati in perlustrazione.

Il colonnello è però un uomo posato, e, come molti ufficiali siriani, è preparato a parlare francamente. Sì, naturalmente appoggia il presidente perché pensa prima di parlare (una qualità rara tra i militari) e parla della religione ed anche degli attentatori suicidi.

“Sa, la religione non è  destinata a essere una cosa che si usa per controllare la gente,” dice. “La religione dovrebbe essere una cosa che rende le persone gioiose e felici. Tutte le organizzazioni estremiste usano la religione per organizzare ma la religione è per le cose belle. Non mi piace quando si usa la parola ‘Islamista’ per ‘estremista’. Gli estremisti non sono musulmani.” Cerco di spiegargli che in inglese spesso usiamo “islamista” per “estremista”, che “musulmano” in un contesto inglese significa soltanto questo: un musulmano. Aggrotta la fronte. Nomino Osama bin Laden e alza le spalle.

“Sai, il lavoro di bin Laden non era pensare, era quello di ubbidire e di eseguire ordini e operazioni. Forse non lavorava per gli Americani. ma per l’Occidente? Siamo ora in un paese di cospirazioni,     anche se, come al solito, devo ammettere che bin Laden combatteva dalla nostra parte contro i Sovietici – e la parola Boston si insinua nella nostra conversazione. Ha paura che gli americani invieranno le loro truppe qui, dando la colpa alla Siria, come le hanno mandate in Iraq dopo l’11 settembre.

Dico, no gli americani non provano entusiasmo per un’altra guerra in Medio Oriente. Il colonnello non è d’accordo. Sì, gli Stati Uniti invieranno i “loro” soldati, ma non saranno americani. Saranno inviati localmente dal Qatar e dall’Arabia Saudita.

L’ONU sta raccogliendo le accuse di crimini di guerra contro tutti i tipi di gruppi armati siriani – l’esercito governativo c’entra moltissimo – ma rimane il fatto che questa conversazione sarebbe stata impossibile -impensabile – prima della rivolta. La guerra ha dato la libertà perfino ai soldati di discutere tra di loro a proposito della guerra, e lo fanno. Il colonnello ha lamentato il fatto che mi ha dovuto dire che era Sunnita. “Non mai parlavamo mai in questo modo, prima. Non pensavamo mai in termini di religione. Eravamo Siriani.”

Rifletto su questa affermazione per parecchi minuti. Se ognuno era un siriano prima della rivolta, allora perché è cominciata l’insurrezione? Anche i  sostenitori che più adulano il regime riconoscono che si devono ammettere  cause più profonde per questa terribile tragedia che ora schiaccia questo paese. Non va bene dare la colpa soltanto ai “terroristi”, come fanno tutti i governi quando vogliono demonizzare i loro nemici. Ma……..

Ieri il governo di Damasco ha affermato che i corpi di 8 ufficiali dell’aviazione -compresi due generali – che si dice siano stati decapitati dai ribelli nella provincia di Idlib dopo che apparentemente  il loro elicottero era stato abbattuto, erano stati portati all’ospedale militare di Latakia. Secondo un funzionario governativo erano stati tutti decapitati. Ad alcuni, prima o dopo la morte,  sono stati estratti gli occhi. Nessun ulteriore dettaglio era imminente. In Siria in questi giorni, si sentono queste cose da entrambe le parti, e si teme che possano essere vere. Prendere o lasciare.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/at-a-checkpoint-watching-for-bomb-the-talk-turned-to-religion-by-robert-fisk

Originale: The Indipendent

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2013  ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC  BY – NC-SA  3.0

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