Abbiamo protestato per voi, per gli egiziani, per la vita di Gaza!

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BoccheScucite: mille volte abbiamo scritto della “più grande prigione del mondo” che è Gaza. Ma come l’hai vista tu con i tuoi occhi dal confine dell’Egitto?

Purtroppo il governo egiziano non solo ci ha impedito di entrare a Gaza, ma anche di uscire dal Cairo in direzione del valico di Rafah. Quindi non ho potuto vedere, questa volta, la “prigione” di Gaza con i miei occhi, ma abbiamo tutti sperimentato, anche se in maniera molto limitata, la mancanza di libertà di movimento con la quale i palestinesi si confrontano tutti i giorni.

BoccheScucite: Tanti ci chiedono: ma possibile che i “fratelli arabi” egiziani si accaniscano contro i vicini fratelli palestinesi?

Se abbiamo visto da una parte l’accanirsi del governo egiziano nel vietarci di portare la nostra solidarietà alla popolazione di Gaza, e della polizia nel reprimere qualsiasi manifestazione pacifica, dall’altra abbiamo visto e sentito il sostegno della gente per le via del Cairo. Ci ringraziava e diceva “fate bene”. Consapevoli del fatto che a loro non è concesso protestare, sentivamo come un dovere manifestare e approfittare dei privilegi goduti come occidentali.

BoccheScucite: un episodio, un semplice fatto o un incontro con non potrai dimenticare.

Era la sera del 31 dicembre. Ci siamo riuniti nella Tahrir Square con le candele per ricordare le vittime dell’attacco israeliano a Gaza di un anno fa. È arrivata, come da copione, la polizia egiziana in borghese e ha cominciato a mandar via tutti gli egiziani che si trovavano sulla piazza. Ha successivamente bloccato gli ingressi alla piazza, lasciando entrare gli internazionali, ma non la gente del Cairo. Tale è la paura di “contaminazione” del forte governo egiziano.

BoccheScucite: quali sono stati i limiti più evidenti del movimento pacifista che vi hanno rallentato o addirittura impedito di porre un segno ancora più forte?

Una delle nostre forze era nei numeri: 1.400 internazionali riuniti al Cairo. Purtroppo, non si sono viste mai più di 500 persone tutte insieme. Anche se si sono organizzate diverse iniziative disperse per la città, una debolezza quindi è stata quella di non essere riusciti ad agire collettivamente e in modo mirato sullo scopo unico della marcia: rompere l’assedio.

BoccheScucite: Cosa hanno chiesto a te e cosa chiedono a noi i “prigionieri” di Gaza?

Sono riuscita ad entrare a Gaza a giugno di quest’anno. In quell’occasione, e anche nei messaggi che abbiamo ricevuto da amici a Gaza durante la permanenza forzata al Cairo, quello che ci dicevano era “non vogliamo dipendere dai vostri aiuti. Quello che vi chiediamo è di lavorare per porre fine all’assedio in modo da poter essere noi a ricostruire la nostra economia e il nostro futuro.”

Intervista rilasciata da Stephanie Westbrook, Action for Peace, per BoccheScucite.

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