Abdul Fattah Al-Sisi: il generale egiziano viene idolatrato ……………

565

REDAZIONE 19 NOVEMBRE 2013

 immagine2

Abdul Fattah Al-Sisi: il generale egiziano viene idolatrato per aver  deposto l’ex presidente Mohamed Morsi, ma la sua popolarità può durare?

 

Di Robert Fisk

17 novembre 2013

Avremmo potuto mai immaginare che dopo due anni e mezzo saremmo stati testimoni dell’adorazione per il Generale Abdul Fattah al-Sisi?

Forse l’Egitto fa qualche cosa ai generali. Ci viene sempre ricordato dagli amichetti dell’ex presidente Hosni Mubarak che era un eroe dell’aviazione della guerra arabo-israeliana del 1973; voi forse pensate che il raid con le bombe da lui condotto fosse stato l’unico organizzato dalle forze armate egiziane. Sadat amava le uniformi quando era presidente – blu con fin troppi nastrini – e naturalmente c’era il Colonnello Nasser con suoi milioni di ammiratori.

Però l’adorazione di massa di Sisi è andata troppo oltre. I giornalisti lo adorano, la gente mangia cioccolatini dove è riprodotto il suo ritratto. E adesso gli egiziani fanno circolare banconote da 100 dollari con il suo ritratto a colori  sovrapposto con Photoshop  sull’incisione di Benjamin Franklin. Sisi è colori in alta uniforme, che fissa senza sorridere chi tiene in mano la strana banconota. Dall’altro lato eccolo di nuovo, al di sopra della Casa Bianca, questa volta seduto su una specie di trono, con la tenuta mimetica da fatica, il berrettino da baseball in testa, il braccio che poggia sul mento, mentre pensa, senza dubbio, al glorioso futuro dell’Egitto.

Forse gli Egiziani sono grati al loro comandante dell’esercito – e ministro della Difesa, e vice primo ministro -al-Sisi infatti è tutte queste cose – per aver deposto il primo presidente eletto del paese, Mohamed Morsi, e per averlo fatto processare, questo mese, per la morte dei dimostranti contrari alla Fratellanza nel dicembre scorso. Ci dovevano essere, però, dei limiti. Quando un giornalista egiziano mi si è avvicinato, nel tribunale dove Morsi veniva processato, sapevo la domanda che lei mi avrebbe fatto. “E’stato un golpe o una rivoluzione?” E’ l’unica domanda che uno straniero si sente rivolgere al Cairo in questi giorni. Se dici che è stato un golpe che ha rovesciato Morsi, e sei un sostenitore della Fratellanza Musulmana. Se dici che è stata una rivoluzione -in altre parole il seguito della rivoluzione del 2011 che  ha deposto Mubarak – sei dalla parte di Sisi.

Il processo stesso è stato politico. Perché anche l’attuale ministro degli interni egiziano non è stato sul banco degli imputati – aveva lo stesso ministero nel governo di Morsi – per lo stesso crimine di uccisione dei dimostranti fuori del palazzo presidenziale? E se è per questo, perché non era processato per la morte di più di 600 dimostranti favorevoli a Morsi dopo il colpo di stato? Infatti è stato realmente un colpo di stato. Sisi non è stato eletto. Inoltre, qualcuno crede che Morsi sarà dichiarato innocente? Tuttavia, stranamente, il mondo esterno continua con queste stupidaggini. John Kerry, il Segretario di Stato americano, che deve essere l’unico uomo vivo che crede di poter portare la pace alla ‘Palestina’, è comparso al Cairo -il giorno prima del processo a Morsi      pronunciando parole benevoli per Sisi. Progredire verso un governo civile – si suppone che ci siano elezioni parlamentari all’inizio del prossimo anno – “funzionerebbe secondo le norme di una democrazia globale, a prescindere dal fatto che si possono avere delle variazioni culturali qua e là, secondo le nostre tradizioni.”

Che cosa significasse questo discorso ingarbugliato e quasi incomprensibile, ognuno cercava di ipotizzarlo. Voleva dire che agli egiziani piace che gli  eserciti rovesciassero i presidenti eletti, mentre agli americani non piace? E’ però vero che il colpo di stato militare è ora scarsamente criticato, perfino sui canali televisivi satellitari. Ho notato all’epoca che le trasmissioni all’estero di filmati della televisione di stato egiziana riguardanti le violenze, di solito avevano il logo originale egiziano, ‘Guerra al terrore’ – scritto inglese – sulla parte alta dello schermo senza spiegare ai telespettatori  internazionali che il golpe non riguardava esattamente questo.

Tuttavia anche milioni di egiziani hanno ora accettato questa interpretazione degli eventi. E’ vero c’è il potenziale per  un’insurrezione salafita nel Sinai  con alcune brutali  uccisioni di massa di poliziotti – in cui erano forse coinvolti palestinesi che vivevano al di là del confine con Gaza – ma questo è stato ora fuso con il rovesciamento del governo legittimo anche se profondamente difettoso di Morsi. E’stata data grande pubblicità alla chiusura dei tunnel che corrono sotto il confine egiziano fino a Gaza, e alla distruzione di otto cisterne sotterranee contenenti 334.000 litri di gasolio che doveva essere fatto uscire di nascosto con un tubo flessibile per farlo arrivare nei quartieri poveri controllati da Hamas di quel luogo penoso. Ci sono però anche prove che le autorità egiziane stanno semplicemente chiudendo e poi richiudendo gli stessi tunnel. Certamente i rifugiati palestinesi di Gaza stanno ora pagando il prezzo dell’alleanza di Morsi con Hamas.

Politicamente è come se molti egiziani fossero ricaduti nell’infantilismo dell’era di Mubarak. Chiamava sempre le persone i “suoi” figli – lo ha fatto due volte, nel suo ultimo discorso alla radio – fino quando la gente è cresciuta soltanto per scoprire che era al governo che erano bambini, uno dei quali aveva 83 anni. Vogliono di nuovo  cominciare a essere bambini? Poche sono le voci di buin senso  che parlano francamente contro il nuovo terribile spirito che infetta l’Egitto. La commentatrice egiziana Nirvana Mahmoud  è una di loro, e questo mese scrive che Sisi aveva chiaramente cercato di conquistare i cuori e le menti degli egiziani a causa di quello che la gente vede come una buona capacità di comando,  proprio  l’abilità che mancava a Morsi.

“Questa popolarità dovrebbe proteggere Sisi dalle critiche?” ha chiesto. “La risposta è in quello che gli egiziani realmente volevano quando si sono riversati nelle strade il 30 giugno. Se veramente volevano rovesciare il fascismo islamista, allora avrebbero dovuto ripudiare il fascismo nazionale ugualmente oppressivo e resistere ala tentazione di elevare al-Sisi a un livello speciale, sacro.”

Però i nuovi poteri del regime si avvicinano furtivamente. Quando gli studenti della Fratellanza hanno cominciato a urlare. “Al-Sisi è un traditore” all’Università del Cairo, hanno trovato l’esercito e la polizia comparire ai cancelli. Il personale dell’Università ha sostenuto che nel campus c’erano state delle violenza, ma che avrebbero preferito le guardie private per la sicurezza. Le autorità non vogliono controllare l’identità di tutti gli studenti quando entrano ed escono dalle università.

Ci sono rapporti che dicono che la Fratellanza Musulmana potrà partecipare alle elezioni del prossimo anno per mezzo del suo partito politico, e forse è vero. La Fratellanza è stata sempre preparata a fare le cose  alle spalle dei suoi sostenitori  e a trattare  con persone cattive. Dopo tutto, non volevano partecipare alla rivoluzione contro Mubarak. Mentre si sparava uccidendo giovani rivoluzionari a Tahrir Square nel 2011, gli uomini della Fratellanza negoziavano con il defunto Omar Sulieman, il losco capo dei servizi segreti di Mubarak. Uno dei negoziatori della Fratellanza era proprio Morsi.

Sisi è un uomo interessante. Molti anni fa suo zio era un membro della Fratellanza Musulmana – è questo il motivo per cui Morsi lo ha accettato come suo ministro della difesa? Non ha però mai visto un combattimento, almeno che non conti la sua mancata difesa dei test di verginità sui  dimostranti di Piazza Tahrir. Si è laureato all’accademia militare soltanto dopo la guerra del 1973, e oggi il comando dell’esercito non contiene grandi eroi militari. E’ vero, i vecchi ragazzi del 1973 probabilmente appoggiano Sisi. Un generale in pensione, Sayed Wagdy che si sta ancora curando per le sue ferirt all’ospedale militare Maadi, ha dichiarato pubblicamente che in luglio “l’esercito ha fatto quello che si doveva nel momento giusto per evitare una guerra civile.”

Quest’anno, però, la celebrazione del 40° anniversario dell’attraversamento del Canale di Suez è stato stranamente smorzato, come se l’esercito non volesse attirare l’attenzione su di sé – o sulla mancanza di un “curriculum” di combattimenti. Un funzionario del governo – un uomo importante con un incarico di responsabilità all’interno del suo ministero – mi ha detto che Sisi deve stare attento. “Per il momento le cose gli vanno bene,” mi ha detto. “Ma aspettate fino a quando qualcosa va storta. L’economia peggiora, diciamo, o c’è anche meno sicurezza – più attentati  con autobombe – e allora sarà biasimato. A Sisi non andrà sempre tutto bene.” E se Israele decide di abbandonare qualsiasi collegamento con Gaza e dice agli Egiziani di prenderne il controllo? L’esercito egiziano dovrà allora affrontare Hamas?

E c’è qualcosa di profondamente malsano nell’adorazione di Sisi. L’esercito è sempre al di là di qualsiasi rimprovero, ma il nome di Sisi in realtà pronunciato in termini  sommessi  e reverenziali, non tanto come una figura paterna, ma come una madre protettrice contrapposta al Nilo, la più grande madre dell’Egitto. In effetti la voce che si sente di più è stata sintetizzata da una giornalista due settimane fa. “Datemi un esercito forte che ucciderà gli uomini armati che attraversano il mio confine,” ha scritto. “Datemi un leader della nazione che non mostrerà alcuna pietà nell’affrontare le autobombe, le uccisioni, il sabotaggio. Datemi un uomo di stato che rispetterà la vostra religione ma che vi farà esplodere e che vi manderà nel vostro ‘janna’  (paradiso) se tenterà di eliminare la mia.”

La giornalista era Sharmine Narweani e il titolo del suo articolo diceva: “Dimenticate la democrazia, datemi confini sicuri.” Scriveva però a sostegno del regime siriano. Non  ci meravigliamo che Bashar al-Assad si sia congratulato con le forze armate egiziane per aver deposto Morsi.

 

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/abdul-fattah-al-sisi-egyptian-general-is-idolised-for-deposing-former-president-mohamed-morsi-but-can-his-popularity-last-by-robert-fisk

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2013  ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC  BY – NC-SA  3.0

 

http://znetitaly.altervista.org/art/13186

Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.

SHARE

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.