Accademici israeliani boicottano il Campus negli insediamenti illegali in Cisgiordania.

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Almeno 165 professori hanno firmato la petizione promettendo di non svolgere attività presso il Campus costruito negli insediamenti illegali in Cisgiordania.  
Essi hanno dichiarato il boicottaggio nei confronti di un contestato College universitario nella Cisgiordania occupata, contribuendo ad approfondire una spaccatura interna alla società israeliana riguardo all’espansione degli insediamenti israeliani in quei luoghi. 
Gli organizzatori del boicottaggio hanno detto domenica scorsa che i docenti universitari hanno firmato una petizione affermando che non sono disposti a svolgere alcuna attività nel Centro Universitario di Ariel  perché affermano che  Ariel è un “insediamento illegale”, destinato a impedire ai Palestinesi di stabilire uno stato indipendente. 
“Ariel non è parte del territorio sovrano d’Israele, e quindi non si può pretendere di andare lì”, dice la petizione. 
Ariel, un insediamento di 19.000 persone, si trova in profondità all’interno della Cisgiordania, e il  Centro Universitario Ariel “di Samaria”, con i suoi circa 8.500 studenti, è quindi situato all’interno di uno dei più grandi insediamenti della Cisgiordania occupata. 
I Palestinesi – che rivendicano tutta la West Bank, occupata da Israele nel 1967, come parte di un futuro Stato indipendente, si rifiutano di negoziare mentre Israele continua a costruire case per gli Israeliani in territori conquistati. 
Circa 300.000 coloni Ebrei vivono in Cisgiordania, oltre a 200.000 Israeliani che vivono a Gerusalemme est. 
Nir Gov, professore al Weizmann Institute of Science, che ha organizzato il boicottaggio, ha detto che l’obiettivo non è quello di punire la massa degli  studenti del College – che comprende molti Arabi – ma di accelerare la fine dell’occupazione. 
Dice Gov: “Ho due giovani figlie e voglio che crescano in una Israele democratica e libera, e l’occupazione della terra di milioni di Palestinesi senza diritti umani sta in verità distruggendo questa Israele”. 
Gov ha aggiunto che alcuni hanno rinunciato a firmare la petizione per il timore di ritorsioni da parte della destra israeliana. 
La petizione è stata contrastata da un gruppo di coordinamento formato da presidi di Università israeliane e da Yisrael Beitenu, il  partito politico dei “falchi”. 
Gideon Saar, ministro dell’Educazione di Israele, ha condannato il boicottaggio, definendo la petizione una “provocazione”, e Ron Nachman, sindaco di Ariel, ha detto alla radio israeliana che  più gli accademici   boicotteranno l’insediamento, tanto più egli si prodigherà  per costruirlo. 
Gli accademici israeliani stessi sono stati oggetto di inviti al boicottaggio da parte di colleghi in Gran Bretagna e Spagna. 
Alcuni funzionari israeliani hanno affermato astiosamente che tali sforzi sono controproducenti e vanno contro gli ideali della libertà accademica. 
Nel 2010, oltre 150 artisti israeliani hanno boicottato un nuovo centro di Arti dello Spettacolo in Ariel, assieme a  60 artisti del Regno Unito, Ebrei e non, sottoscrivendo la petizione  sul Jewish Voices for Peace (Voci Ebraiche per la Pace). 
Centinaia di docenti hanno firmato una petizione contro l’evoluzione del Campus dallo stato di College a quello di Università. 
La continua crescita degli insediamenti ebraici è al centro dell’attuale stagnazione degli sforzi di pace in Medio Oriente. 
L’ultima tornata di colloqui di pace si è interrotta a fine settembre, dopo che è terminato  il blocco  israeliano alla maggior parte delle costruzioni di insediamenti illegali.

http://english.aljazeera.net/news/middleeast/2011/01/20111918558150780.html

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