Ain Karen
Sono due i santuari ad Ain Karen, ciascuno dei due custodisce una memoria diversa: quello posto sul luogo della casa di Zaccaria ricorda la nascita del precursore; quello posto sul luogo del rifugio di Elisabetta ricorda la visitazione. In epoca crociata infatti si iniziò a parlare di due case di Zaccaria: una nel villaggio e l’altra appena fuori il villaggio. Elisabetta si sarebbe ritirata nella casa fuori il villaggio e lì avrebbe incontrato Maria.
Nella chiesa dedicata al precursore, si nota, a sinistra dell’altare maggiore, una grotta, il luogo dove secondo la tradizione è nato San Giovanni Battista, la grotta non è naturale ma è scavata, nelle case infatti c’erano grotte che servivano come cisterne o depositi. Dopo l’epoca crociata la chiesa venne trasformata in stalla per animali. La grotta era chiusa da un muro, che nel giorno di san Giovanni, veniva abbattuto e i cristiani potevano celebrare la memoria liturgica di san Giovanni. Nel 1620 e poi nel 1680 l’edificio venne riscattato e nacque un convento francescano. L’edificio attuale venne progettato dall’architetto Barluzzi nel 1939.
Uscendo dalla chiesa di san Giovanni ci si avvia verso la chiesa del Magnificat passando per la Fontana della Vergine. Al di sotto di una moschea c’è la sorgente del villaggio, conosciuta come Sorgente di Maria. In questo luogo avrebbe avuto luogo l’incontro fra la Vergine ed Elisabetta.
Questa chiesa, secondo la tradizione, ricorda anche il luogo dove venne nascosto san Giovanni Battista al tempo della strage degli Innocenti ed evocato dall’abate russo Daniele (inizio XII sec.): “Oltre una valletta piena di alberi, si trova la montagna verso la quale Elisabetta correva con il proprio figlio e disse: Ricevi, o montagna, la madre e il figlio. E la montagna si aprì e offrì loro rifugio. I soldati di Erode che la seguivano, arrivati a questo punto non trovarono nessuno e se ne ritornarono confusi”.
La chiesa dedicata alla visitazione è costituita attualmente da due chiese sovrapposte. Nel secolo XIV il complesso era un santuario custodito da monaci armeni, i francescani lo acquistarono nel 1679, e nel 1939 l’architetto Barluzzi progettò il nuovo santuario.
Albus
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