Thursday, 27 October 2011 08:56 Associazione Amal
Dopo quanto accaduto al campo di ulivi (un bulldozer israeliano ha raso al suolo la capannina in cui custodivamo tutti gli attrezzi per coltivare e curare le piante: link all’articolo) nei giorni passati si è cercato di capire quale potesse essere il significato di tale gesto e quali implicazioni ci sarebbero state per il nostro progetto.
Posto che si tratta soltanto di supposizioni (ad oggi nessuno conosce le reali motivazioni) è possibile che la capannina sia stata volutamente scambiata per un “edificio” e per questa ragione distrutta: il campo infatti si trova di fronte ad una delle colonie illegali di israele, Har Gilo, e datane la vicinanza (tra il terreno e l’insediamento passa soltanto una strada) Israele ha imposto il divieto di costruire sul terreno in questione.
Che si tratti quindi della quantomeno discutibile applicazione di una legge o che sia stato un avvertimento, è chiaro che ad Israele stiamo scomodi – con i nostri bambini, gli ulivi e tutti gli internazionali che transitano dal nostro campo – e in qualche modo ce l’ha voluto comunicare.
Poste queste premesse Lina, l’educatrice, ha ritenuto opportuno sospendere, almeno per il momento, gli incontri con i bambini al campo. Scelta dettata anche e soprattutto dall’incertezza rispetto all’incolumità e alla sicurezza dei bambini, che resta una delle nostre priorità, nonostante questi ultimi domandino spesso di tornare alla “loro” terra, per occuparsi degli ulivi di cui hanno nostalgia.
Per ovviare a questa richiesta e per mantenere vivo l’entusiasmo dei bambini Lina ha organizzato una giornata di raccolta delle olive in un campo situato a Beit Sabha. E’ stata una giornata bellissima, in cui i bambini hanno condiviso con alcune delle loro famiglie la gioia di raccogliere questi preziosi frutti, simbol della loro terra, la Palestina. Si è trattato anche di un momento conviviale in cui si è condiviso il pranzo e si è sorseggiato tutti insieme del the, permettendo alle famiglie di fare una pausa dalla faticosa routine quotidiana.
Un giorno che non dimenticheranno mai, hanno detto, e questa resta per noi una gioia che nessun bulldozer potrà mai spianare. Per un giorno, insomma, ciٍ che il “nostro” campo di ulivi rappresenta – l’aggregazione, il coinvolgimento delle famiglie, la seppur metonimica riappropriazione di una terra che viene via via sottratta – è stato spostato qualche km più in là.
L’entusiasmo dei bambini, delle loro famiglie e dell’educatrice, sono rimasti la costante, con la speranza, a breve, di poter far ritorno al nostro campo.
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