martedì 21 giugno 2016
Sintesi personale
Amira Hass : Israel Admits Cutting West Bank Water Supply, but Blames Palestinian Authority
Dall’inizio di questo mese, decine di migliaia di palestinesi hanno sofferto le dure conseguenze di un drastico taglio di acqua da parte della società idrica israeliana Mekorot.
Nella regione di Salfit in Cisgiordania e in tre villaggi ad est di Nablus, le case non hanno avuto acqua corrente per più di due settimane. Le fabbriche hanno chiuso, giardini e vivai sono stati rovinati e gli animali sono morti di sete o sono stati venduti ad agricoltori al di fuori delle zone colpite.
Le persone sono state costrette ad attingere l’acqua da pozzi agricoli o ad acquistare acqua minerale o a pagare l’acqua portata in grandi cisterne per uso domestico, per innaffiare e dar da bere al loro bestiame. L’acqua acquistata però è estremamente costosa.
Funzionari dell’Autorità Palestinese hanno detto ad Haaretz che i responsabili della società Mekorot hanno avvertito che i tagli alle forniture sarebbero durati per tutta l’estate a causa di una carenza idrica. Era, quindi, necessario che i serbatoi locali (situati negli insediamenti) potessero essere pieni per usufruire della pressione necessaria per portare l’acqua, attraverso gli oleodotti, ad altri insediamenti e comunità palestinesi.
La domanda degli insediamenti aumenta nella stagione calda, quindi le gravi interruzioni di approvvigionamento idrico si sono verificate anche durante il Ramadan.
Mekorot ha risposto, tramite il suo portavoce, che le quantità di acqua che Israele vende ai palestinesi in tutta la Cisgiordania è aumentata nel corso degli anni, accusando l’ Authorità palestinese di non approvare infrastrutture idriche supplementari in Cisgiordania attraverso il comitato comune dell’acqua” per cui i tubi vecchi non sono in grado di trasferire tutta l’acqua necessaria nella regione.
Una fonte della sicurezza israeliana ha riferito che gli insediamenti si lamentano per la scarsità d’acqua.
L’Autorità palestinese nega tale versione e insiste che l’acqua va agli insediamenti.
“L’autorità israeliana sta manipolando l’opinione pubblica israeliana. I tubi non hanno bisogno di essere aggiornati. USAID, per esempio, ha appena finito il nuovo gasdotto a Deir Sha’ar per la popolazione di Hebron e Betlemme. Israele dovrebbe aumentare il pompaggio di Deir Sha’ar e più di mezzo milione di palestinesi riceverebbero la quota equa di acqua a loro dovuta. Israele, tuttavia, ha presentato un progetto per aumentare la dimensione del tubo e fornire meglio gli insediamenti israeliani nella zona di Tekoa, ricattando l’Autorità palestinese: se approva il progetto, Deir Sha’ar riceverà più acqua.”
Schor, portavoce di Mekorot, ha portato come esempio i mesi di gennaio-maggio degli ultimi quattro anni che dimostrano che vi è stato infatti un aumento della quantità di acqua fornita ai distretti di Salfit e di Nablus, da 2,7 milioni di metri cubi di acqua nel 2013 a 3,48 metri cubi di quest’anno, ma i registri interni del Palestinian Water Authority mostrano che nel maggio di quest’anno c’è stato un taglio dell’ acqua fornita alla città di Bidya, con 12.000 residenti, da 50.470 metri cubi a marzo, a 43.440 nel mese di maggio. Nel maggio dello scorso anno Bidya ha ricevuto 45.000 metri cubi.
Nella città Qarawat Bani Hassan, il consumo in maggio è stato più alto rispetto a marzo (17.000 metri cubi rispetto ai 15.000), ma l’ultimo consumo di maggio ha raggiunto 20.000 metri cubi, e secondo un funzionario palestinese, questo dato è difficile da oggettivare. La fornitura tagliata nel mese di giugno è molto più chiara: 50 per cento in meno ogni ora.
Gli accordi di Oslo, che avrebbero dovuto rimanere in vigore fino al 1999, consentono il controllo israeliano sulle fonti d’acqua della Cisgiordania. Così Israele ottiene l’ 80 per cento della acqua dalla falda acquifera di montagna della West Bank, mentre il resto va ai palestinesi. L’accordo non prevede inoltre alcun limite alla quantità di acqua alla quale Israele può accedere, ma limita i palestinesi a 118 milioni di metri cubi dai pozzi, esistente prima degli accordi, e autorizza 70 milioni a 80 milioni di metri cubi di nuove trivellazioni.
Per vari motivi tecnici e guasti imprevisti nel bacino orientale della falda acquifera (l’unico luogo che l’accordo permette ai palestinesi di perforare), i palestinesi producono meno acqua rispetto agli accordi stabiliti. Secondo B’Tselem, a partire dal 2014 i palestinesi hanno ottenuto soltanto il 14 per cento dell’acqua della falda acquifera. Questo è anche il motivo per cui Mekorot sta vendendo ai palestinesi il doppio della quantità di acqua prevista nell’accordo di Oslo: 64 milioni di metri cubi, rispetto a 31 milioni.
Il coordinatore per l’ attività di governo nei Territori, ha detto, “l’ aumento del consumo di acqua in estate, determina la necessità di regolare il flusso dell’acqua per consentire la massima alimentazione possibile a tutte le popolazioni. L’Amministrazione Civile ha approvato un piano di emergenza per l’impianto di Ariel e per l’aumento della quantità di acqua ai residenti del nord della Samaria, con particolare attenzione alla zona di Salfit; altri 5.000 metri cubi di acqua all’ora sono stati approvati per il sud di Hebron Hills.”
Il coordinatore ha anche osservato che l’Amministrazione Civile deve combattere i furti d’acqua destinati alla comunità palestinesi. Proprio ieri, ha detto, di aver scoperto due furti d’acqua da una conduttura che alimenta la zona di Salfit.
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