Gli Stati Uniti, attraverso la loro agenzia di cooperazione governativa, in Cisgiordania stanno contribuendo a costruire parte di un network di strade proposto da Israele che è stato definito, dalle associazioni per i diritti umani, un Apartheid road plan. E’ questa la denuncia che di recente da piu’ parti e’ piovuta sui “cooperanti americani” e che sta mettendo in imbarazzo anche l’Autorita’ nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen. Secondo uno studio le nuove vie di comunicazione in progetto creerebbero le condizioni per poter lasciare le grandi arterie viarie ad uso esclusivo dei coloni israeliani. L’Applied Research Center Institute di Gerusalemme (ARIJ), sostiene che USAID ha finanziato un quarto di un piano proposto da Israele nel 2004. Verrebbero così migliorate le grandi arterie di comunicazione fra le colonie e Israele, riducendo i tempi di percorrenza e rendendo gli insediamenti ebraici luoghi piu’ attraenti dove vivere. «Se da un lato il trasferimento del traffico palestinese sulle nuove strade favorisce mobilità ai coloni, dall’altro la nuova rete viaria rende il collegamento fra le diverse aree della Cisgiordania più complesso e aumenta notevolmente i tempi di percorrenza», spiega Suheil Khalileh, responsabile dell’Osservatorio sulle colonie dell’ARIJ. L’Anp, almeno formalmente, si oppone al piano sostenendo che favorirebbe il radicamento delle colonie in Cisgiordania e comportato ulteriori confische di terre palestinesi per la costruzione delle nuove strade. Secondo ARIJ, gli Stati Uniti hanno presentato all’Anp una proposta di aiuti per la realizzazione di infrastrutture che conteneva, al suo interno, anche parte delle strade proposte da Israele. I palestinesi, in questo modo non hanno avuto scelta e sono stati “costretti” ad accettare. L’Anp però nega tutto e respinge sdegnata l’accusa di favorire i disegni dell’occupazione israeliana pur di incassare i fondi e gli aiuti internazionali, ma le sue smentite non convincono.
(Nena News, 21 maggio 2010)
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