admin | May 8th, 2012 – 6:39 pm
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Le presidenziali si avvicinano, e – come da copione – si inaspriscono i toni tra i due principali contendenti, Amr Moussa e Abdel Moneim Abul Futouh (un ritratto di cinque minuti di colui che è stato definito lo Erdogan egiziano è possibile ascoltarlo qui: è una intervista fattami dall’ISPI alcuni giorni fa, a latere di un seminario chiuso sull’islam politico assieme a Massimo Campanini). Le accuse sono facili: Mussa dà dello Sheykh ad Abul Futouh, per il suo lungo e mai rinnegato passato nella Fratellanza Musulmana. L’ex leader dell’Ikhwan rimprovera a Mussa di far parte della vecchia guardia, non tanto per la differenza di età, ma per essere stato per dieci anni il ministro degli Esteri di Hosni Mubarak.
Scontri a parte, la partita è evidentemente ancora tutta la giocare, perché a decidere sarà la maggioranza degli egiziani che si colloca in un centro indistinto, diviso tra il conformismo e le paure per una situazione che, come spiega in maniera compiuta ed esaustiva ‘Ala al Aswani, alimenta l’insicurezza della gente (e la responsabilità, dice lo scrittore egiziano, sta nel Consiglio Militare Supremo, che sta agendo per la controrivoluzione e per mantenere in piedi il vecchio regime dei gattopardi, servizi di sicurezza compresi).
A confermare che il sostegno dichiarato dei salafiti ad Abul Futouh sta sparigliando le carte è la tensione crescente proprio tra la Fratellanza Musulmana e la destra del panorama islamista. Ed è sul sostegno salafita ad Abul Futouh che si è schierato un dirigente della Fratellanza, Mahmoud Ghozlan, in commento pubblicato ieri. La candidatura ufficiale della Fratellanza, quella di Mohammed Morsy, mostra tutta la sua mediocrità, come dimostrano le prime defezioni dal Partito Giustizia e Libertà, espressione dell’Ikhwan. Issandr El Amrani, sul suo arabist segnala appunto il sostegno dichiarato ad Abul Futouh da uno degli esponenti importanti del partito, Hassan Beshbashi.
Il nodo irrisolto è come Abul Futouh riuscirà a mantenere il consenso di due elettorati molto diversi tra di loro. Da una oarte, la fetta laica e nazionalista moderata, che aveva visto di buon occhio Abul Futouh, considerato da molti anni il moderato dell’islam politico egiziano, e che ora è rimasta interdetta dal sostegno del partito Nour e di altri gruppi della destra islamista. Dall’altro lato, l’elettorato salafita, galassia tutta da comprendere, da molti accusata di aver sostenuto il regime e di essere entrata tardi nel fronte rivoluzionario. Paradossalmente, credo che Abul Futouh riuscirà comunque ad avere voti dagli uni e dagli altri, anche se ne perderà per strada non pochi. Dalla sua, infatti, c’è il fatto che incarna, più di altri, la coerenza, se si vuole la fedeltà alla rivoluzione. Nessuno, sinora, può accusarlo di aver giocato con i cascami del regime. E allo stesso tempo rappresenta, per una parte dell’elettorato, l’uomo di centro, un’immagine che potrebbe raccogliere il consenso di chi vuol essere – per così dire – tranquillizzato.
La foto è stata scattata a Udine, durante il festival organizzato egregiamente da vicino/lontano. Aswan e io parlavamo, intervistati da Federico Fubini, dell’Egitto che l’Occidente non ha voluto vedere, ammaliato anche dalle chiarine di chi – qualche egiziano compreso – glielo ha descritto come non era, e come il regime Mubarak voleva che fosse. Aswani ha ricevuto, a Udine, il premio Terzani per il suo libro che raccoglie gli articoli degli ultimi sei anni, quelli attraverso i quali, appunto, descriveva il vero Egitto. Bello l’incontro, bella la premiazione. Cibo per la mente..
Per la playlist un Tom Waits d’annata. Time
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