ANP: No a truppe Israele nella Valle del Giordano

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Il segretario USA Kerry ha incontrato ieri Abbas, proponendo inaccettabili condizioni al dialogo. Bibi non cede: vuole l’esercito nella zona più fertile dei Territori.

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venerdì 13 dicembre 2013 11:20

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dalla redazione

Gerusalemme, 13 dicembre 2013, Nena News – Sono l’inattesa neve mediorientale, il segretario di Stato statunitense Kerry torna a far visita a palestinesi e israeliani. L’obiettivo è giungere ad un accordo di pace entro la primavera, ma le proposte che Kerry insiste a mettere sul tavolo paiono così lontane dalla realtà da far seriamente dubitare delle reali volontà statunitensi.

Ieri Kerry ha incontrato il presidente dell’Autorità Palestinese Abbas, ripresentandogli la proposta di fare della Valle del Giordano l’avamposto per le truppe israeliane. La richiesta giunge direttamente da Tel Aviv: più volte il premier Netanyahu ha dichiarato l’intenzione di non abbandonare la Valle del Giordano, zona militare chiusa, area tra le più fertili dell’intera Palestina storica e unico confine verso l’esterno per la Cisgiordania. 

Abbas ha rispedito al mittente la proposta: se uno Stato di Palestina nascerà negli attuali Territori Occupati (il 22% della Palestina storica), Israele non potrà dispiegare neanche un soldato nella Valle del Giordano. Sì, invece, ad una presenza internazionale, per “venire incontro” ai timori israeliani – armi e miliziani che potrebbero entrare dalla Giordania. Un’opzione che a Israele non va a genio: la sicurezza del Paese deve restare nelle mani di Tel Aviv, dice il governo. Ma che il reale obiettivo israeliano sia ancora una volta la sicurezza resta dubbioso: nella Valle del Giordano sono presenti 37 colonie agricole israeliane e oltre 10mila coloni che sfruttano le ricche risorse idriche e le terre fertili, producendo frutta e verdura a basso prezzo che spesso le stesse comunità palestinesi si vedono costrette ad acquistare.

Abbas ha poi consegnato a Kerry una lista con le “linee rosse palestinesi”, ovvero precondizioni al dialogo, senza le quali nessun accordo di pace sarà firmato. Tra queste, lo stop immediato all’espansione delle colonie israeliane e la liberazione dei prigionieri palestinesi prevista in un accordo dello scorso luglio e che lo stesso Kerry ha proposto di sospendere per aiutare il dialogo.

Oggi il segretario di Stato USA si sposta dall’altra parte del Muro per incontrare il primo ministro Netanyahu. Quello che Kerry vorrebbe ottenere è un “accordo finale” e non un mero accordo ad interim che manterrebbe inalterato l’attuale status quo. Un’impresa impossibile:l’attuale governo israeliano non è affatto interessato ad apporre la firma in un qualsivoglia accordo di pace, visto il potere contrattuale che esercita e la totale immunità per le azioni e le politiche compiute nei Territori.

Da luglio, mese di inizio del nuovo processo di pace, la costruzione di colonie è proseguita spedita a tassi ancora più elevati degli anni precedenti. Per cui l’ottimismo di Kerry (“Non siamo mai stati tanto vicini alla pace”) appare quantomeno ingenuo. Non c’è pace all’orizzonte, ma Washington prosegue per la sua strada, senza tener conto della realtà sul terreno, molto più interessata a regalare al presidente Obama un qualche risultato da sventolare alla comunità internazionale. E a non irritare troppo l’alleato israeliano, già sul piede di guerra per il negoziato in corso con l’Iran. 

Ma le tensioni crescono anche all’interno del governo israeliano: il capo negoziatore e ministro della Giustizia, Tzipi Livni, ha accusato ieri il partito ultranazionalista Casa Ebraica di sabotare deliberatamente il dialogo con i palestinesi insistendo nella costruzione di nuove colonie nei Territori. Nena News

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=93143&typeb=0&ANP-No-a-truppe-Israele-nella-Valle-del-Giordano

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