di Luigi Fioravanti
Israele che mi aspetto è quello che ponga fine all’occupazione dei territori palestinesi, all’assedio di Gaza, abbatta il muro della vergogna, rispetti le risoluzioni dell’Onu, rispetti i diritti umani dei palestinesi, che li riconosca come uguali e fratelli… Un Israele che non scambi sempre la critica con l’odio ma che ragioni sulle ragioni dell’altro.
Questo Israele mi aspetto e invece non vedo: lo vedo razzista nei confronti dei palestinesi e ossessionato solo dalla sua sicurezza, insensibile alle sofferenze e ai diritti del popolo palestinese, come se le sofferenze del passato non avessero insegnato nulla. I pochi che sognano un altro Israele, e che si battono per un Israele giusto e pacifico e solidale, che invocano una pace nella giustizia, sono disprezzati e bollati come antisemiti. Israele oggi non ascolta i suoi profeti, ma solo le sue paure; non confida più nel Signore, ma solo nella forza delle armi e del denaro.
Aspetto un altro Israele, come lo sognano Baremboin, Moni Ovadia, Jeff Halper, Nurid Peled, Ilan Pappe, Amira Hass, Gideon Levy, The Parent’s Circle, B’tselem, gli obiettori di coscienza israeliani, Pax Christi, la Rete Ebrei contro l’Occupazione (ECO).
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