Thursday, 11 August 2011 13:39 Emma Mancini (Alternative Information Center)
L’operazione militare israeliana contro la nave turca Mavi Marmara della Freedom Flotilla I, maggio 2010 (foto: The Guardian)
Vi diamo i soldi, ma non chiederemo mai scusa. Questo in sintesi il messaggio che il governo israeliano avrebbe inviato informalmente a quello turco, in merito all’attacco militare contro la nave Mavi Marmara in viaggio verso Gaza a maggio del 2010.
A riportare la notizia il quotidiano ebreo Ma’ariv: per mettere una pezza alle altalenanti relazioni diplomatiche tra Tel Aviv e Ankara, il governo israeliano sarebbe pronto ad offrire 100mila dollari ad ognuna delle famiglie dei nove attivisti turchi uccisi nell’operazione militare contro le imbarcazioni della prima Freedom Flotilla. In cambio, la Turchia non dovrà più pretendere le scuse ufficiali di Israele per quella che viene definita come un’azione legittima e morale e non dovrà più chiedere la fine del blocco navale della Striscia di Gaza.
Secondo il quotidiano, la Turchia non avrebbe ancora risposto all’offerta informale da parte israeliana. Tanto informale da essere negata dallo stesso premier Benjamin Netanyahu che in periodo di proteste giornaliere non vuole peggiorare la sua traballante immagine pubblica. Il primo ministro non vuole esporsi troppo: scuse ufficiali alienerebbero ancora di più il partito di maggioranza, all’interno di una coalizione indebolita dalla crisi abitativa ed economica.
Insomma, Bibi avrebbe fatto un passo indietro: come riporta Army Radio, qualche settimana fa i due Paesi si sarebbero accordati per un eventuale risarcimento di 50mila dollari a famiglia, accordo fatto saltare dal premier israeliano a causa delle “pretese” turche, scuse ufficiali e fine dell’embargo su Gaza
A sinistra il premier turco Ergon, a destra il primo ministro israeliano Netanyahu
Il viceministro israeliano degli Affari Esteri, Moshe Yaloon, aveva detto qualche giorno fa a Reshet Bet Radio: “La richiesta della Turchia di scuse ufficiali per l’incidente della Marmara, di risarcimenti dalle famiglie delle vittime e della fine dell’embargo contro Gaza è pura sfacciataggine”. Alla richiesta formale del primo ministro turco Recep Tayyeb Erdogan(“Non chiediamo delle semplici scuse, ma il ritiro del blocco contro la Striscia di Gaza”), Israele risponde picche: nessun passo indietro, l’azione militare israeliana è stata svolta nel rispetto del diritto internazionale e giustificata dall’aggressione degli attivisti della Flotilla.
Ankara per ora tace, ma pare rimanere ferma nella sua posizione: scuse, soldi e embargo sul piatto. In cambio, la promessa di non intentare causa né contro Israele né contro i singoli soldati coinvolti.
http://www.alternativenews.org/italiano/index.php
Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.