REDAZIONE 14 OTTOBRE 2012
di Amira Hass – 12 ottobre 2012
Quest’estate dirigenti palestinesi dell’amministrazione dell’acqua speravano che la crisi idrica sia migliorata nell’area di Hebron e nella Striscia di Gaza, dopo che era stato raggiunto un accordo su acquisti aggiuntivi di acqua da Israele.
Tuttavia le loro speranze sono state annullate quando è emerso che Israele sta contemporaneamente cercando di aumentare i prezzi, non solo per la quantità aggiuntiva, bensì per tutta l’acqua che vende ai palestinesi, deviando dalla formula di aggiornamento dei prezzi stabilita nell’Accordo di Oslo. Secondo i palestinesi, gli israeliani stanno cercando di sfruttare la loro situazione di debolezza e il crescente risentimento del pubblico per la penuria d’acqua.
Quando l’Accordo Provvisorio fu firmato tra Israele e l’OLP nel 1995, i palestinesi non avrebbero mai immaginato che avrebbero dovuto ancora comprare acqua da Israele diciassette anni dopo. Tuttavia oggi non solo acquistano acqua, perché alcuni dei loro pozzi si sono prosciugati e le nuove trivellazioni non stanno producendo la quantità d’acqua prevista, ma un aumento unilaterale del prezzo dell’acqua aggraverà ulteriormente il loro bilancio, già in crisi.
I palestinesi sentono che questa è una rottura unilaterale della clausola sull’acqua dell’accordo, mentre Israele rifiuta di modificare altre condizioni, quali i siti di trivellazione. Trivellare pozzi nella falda occidentale migliorerebbe significativamente l’economia idrica palestinese e ridurrebbe la dipendenza da Israele.
I palestinesi affermano che il prezzo richiesto da Israele – 3,74 shekel [0,75 euro] al metro cubo di acqua nella West Bank e 3,55 shekel [0,715 euro] al metro cubo a Gaza (IVA esclusa) invece di, rispettivamente, 2,64 shekel [0,532 euro] e 2,38 shekel [0,48 euro] – è palesemente irragionevole.
Inoltre il prezzo non è stato determinato con gli stessi criteri utilizzati per fissare i prezzi per le compagnie idriche in Israele. Se Israele applicherà effettivamente i nuovi prezzi unilateralmente (per i circa 57 milioni di metri cubi che attualmente vende ogni anno ai palestinesi), ciò assommerebbe a una spesa aggiuntiva di circa 60 milioni di shekel [circa 12,1 milioni di euro] per l’Autorità Palestinese. L’Autorità Palestinese è anche preoccupata che Israele attui la minaccia, formulata nelle sessioni della commissione congiunta per l’acqua, di richiedere il pagamento retroattivo della differenza tra il maggior prezzo e quello pagato dal 2004 a oggi, una somma pari a circa un miliardo di shekel [circa 201 milioni di euro].
Il portavoce dell’Agenzia dell’Acqua, Uri Schor, ha dichiarato ad Haaretz in risposta, che “secondo l’accordo firmato tra l’Autorità Palestinese e lo Stato d’Israele, il prezzo dell’acqua per i palestinesi deve essere il costo pieno reale” e che i prezzi dell’acqua sono aumentati considerevolmente anche per i residenti in Israele. “Anche quando i prezzi dell’acqua applicati all’Autorità Palestinese fossero rivisti, saranno sempre inferiori ai prezzi dell’acqua per le comunità e imprese israeliane in Israele, Giudea e Samaria”, ha affermato Schor. “Il presso medio per le imprese israeliane e di 3,80 shekel [0,766 euro] al metro cubo. Ad esempio il prezzo dell’acqua per Ariel è 3,645 shekel [0,734 euro], per Kiryat 3,80 [0,766 euro], Kafram Qassem 3,98 [0,802 euro], per Gerusalemme 4,01 [0,808 euro], per Natanya 3,86 shekel [0,778 euro]al metro cubo.”
Tuttavia i dirigenti dell’Autorità Palestinese per l’acqua affermano che il prezzo base stipulato nell’Accordo di Oslo era già stato fissato come il costo reale pieno. Il nuovo alto prezzo che Israele sta minacciando di imporre loro include una sovvenzione per il settore agricolo israeliano (circa uno shekel [0,201 euro al metro cubo) che ogni israeliano paga. I palestinesi di chiedono perché debbano sovvenzionare gli agricoltori israeliani.
I palestinesi osservano anche che ci sono due prezzi diversi per le compagnie israeliane dell’acqua: uno è basso, per il consumo base di 3,5 metri cubi per persona al mese, e l’altro per quantità maggiori. D’altro canto gli israeliani fissano un unico prezzo per i palestinesi. Ad esempio, il prezzo base per la compagnia che fornisce acqua agli insediamenti di Ariel e Karnei Shomron è di 1,556 shekel [0,314 euro] e il prezzo più alto e 5,734 shekel [1,155 euro]. La compagnia di Givatayim acquista l’acqua al prezzo di 1,408 shekel [0,284 euro] e 5,678 shekel [1,144 euro] al metro cubo. L’Agenzia Palestinese dell’Acqua è convinta che, fatti i calcoli del consumo base d’acqua dei palestinesi, non dovrebbero pagare altro che il prezzo base.
Lo scorso luglio le parti hanno concordato un nuovo prezzo temporaneo – 3,44 shekel [0,593 euro] al metro cubo – per cinque milioni di metri cubi aggiuntivi di acqua per Gaza, un supplemento già previsto dall’Accordo di Oslo ma non attuato per disaccordi e indifferenza da parte dell’Autorità Palestinese. Il supplemento, per quanto piccolo possa essere, è significativo per Gaza, dove circa il 90% dell’acqua non è potabile prima di essere purificata, un fatto che aumento considerevolmente il costo.
Secondo dirigenti israeliani il prezzo fissato per l’acqua aggiuntiva è inferiore al costo effettivo – 3.74 shekel [0,754 euro] – ma i palestinesi dicono che è troppo alto e che, tuttavia, a causa dell’estrema necessità umanitaria, sono costretti ad accettarlo. Israele sostiene che il costo reale è quello addebitato per l’acqua desalinizzata (l’Accordo di Oslo prevede che l’acqua aggiuntiva per Gaza in futuro proverrà da quella desalinizzata), ma i palestinesi affermano che la quantità supplementare è in realtà acqua desalinizzata diluita con acqua a minor costo dell’Operatore Idrico Nazionale e perciò dovrebbe costare meno. La parti si sono accorda per concludere i negoziati i negoziati sul prezzo finale entro un anno.
Negli ultimi due anni ci sono stati anche negoziati a proposito di altri 5.000 metri cubi al giorno per l’area di Hebron e Betlemme, soltanto per i mesi estivi, a causa delle gravi scarsità d’acqua nella zona. Nel corso dei negoziati Israele aveva ridotto il prezzo temporaneo dal 3,80 shekel [0,766 euro] al metro cubo, a 3,55 shekel [0,715 euro]. C’è voluta un’altra riunione tra il primo ministro palestinese Salam Fayad e il coordinatore delle attività governative nei territori, generale di divisione Eitan Dangot, per ridurlo a 3,50 shekel [[0,705 euro]. I dirigenti palestinesi dell’acqua affermano che il 18 luglio, alla vigilia della firma dell’accordo, sono rimasti sbalorditi nello scoprire che Israele era venuto meno all’accordo preliminare e chiedeva che i nuovi prezzi temporanei per Gaza ed Hebron fossero applicati immediatamente a tutta l’acqua che vende ai palestinesi.
Successivamente Israele ha condizionato la fornitura dell’acqua all’assenso palestinese a un nuovo prezzo nel giro di pochi mesi. I palestinesi hanno rifiutato e il capo dell’Agenzia Palestinese dell’Acqua, dottor Shaddad Attili, ha descritto questo come una “estorsione israeliana che tenta di imporre una situazione nuova sfruttando la grave crisi idrica.”
Uri Schor ha respinto con veemenza questa tesi. Nella sua risposta a Haaretz ha affermato che l’Agenzia Israeliana dell’Acqua ha compiuto un tentativo tecnico di aggiungere le “cospicue quantità d’acqua a Hebron e Betlemme” richieste dai palestinesi. Ha aggiunto che “il comitato congiunto per l’acqua si è riunito il 18 luglio ed è stato concordato il protocollo per il supplemento relativo all’acqua aggiuntiva, il suo prezzo temporaneo e la necessità di fissare il prezzo e il costo complessivo entro la fine di ottobre 2012. L’accusa (di estorsione) è del tutto infondata. Il rifiuto dell’Autorità Palestinese di aggiornare i prezzi dell’acqua ha come conseguenza che i residenti nello Stato d’Israele pagano e sovvenzionano l’acqua trasferita all’Autorità Palestinese. Nonostante l’accordo (che ha avuto il consenso di entrambe le parti) i palestinesi hanno rifiutato di firmare il protocollo e stanno condizionandone la firma a un incontro per discutere e definire quindici altre questioni complesse che era stato concordato in precedenza di discutere separatamente.”
La “cospicua” quantità aggiuntiva d’acqua per Hebron e Betlemme è di circa 600.000 metri cubi per un periodo di circa quattro mesi. I dirigenti dell’Autorità Palestinese affermano che è una quantità ridottissima, specialmente se confrontata con l’accresciuta assegnazione di 25 milioni di metri cubi di acqua potabile agli agricoltori israeliani per il 2013. Il prezzo base che gli agricoltori israeliani pagano è anch’esso molto più basso: 1,823 shekel al metro cubo [0,367 euro], 2,082 shekel [0,420 euro] e 2,606 shekel [0,525 euro] (IVA esclusa).
I palestinesi confermano che stanno condizionando i colloqui sul nuovo prezzo alla soluzione dei problemi che hanno sollevato nel comitato congiunto per l’acqua. Uno di essi è la deduzione dei fondi che affermano Israele debba loro per calcoli esagerati delle quantità d’acqua a Gerusalemme e l’uso israeliano di acqua trattata delle comunità palestinesi. I dirigenti palestinesi dell’acqua affermano che l’esperienza degli ultimi 17 anni indica che se accettano di discutere un solo problema, a scelta di Israele, la discussione degli altri, vitali interessi dei palestinesi si trascinerà e sarà rimandata indefinitamente.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Haaretz.com
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0
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