“Gentile attivista,
noi apprezziamo la vostra scelta di fare di Israele l’oggetto delle vostre attenzioni umanitarie. Sappiamo che esistono molte altre valide scelte. Avreste potuto scegliere di protestare contro la quotidiana barbarie del regime siriano contro il suo stesso popolo, che ha spento migliaia di vite. Avreste potuto scegliere di protestare contro la spietata repressione del regime iraniano contro il dissenso interno e il suo supporto al terrorismo in tutto il mondo. Avreste potuto scegliere di protestare contro il dominio di Hamas su Gaza, le cui organizzazioni terroristiche commettono il doppio crimine di lanciare razzi sui civili e di nascondersi dietro altri civili. Ma invece voi avete scelto di protestare contro Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente, dove le donne godono l’eguaglianza, la stampa può criticare il governo, le organizzazioni per i diritti umani possono operare liberamente, la libertà religiosa è garantita per tutti e le minoranze non vivono nel timore.
Noi pertanto vi suggeriamo di risolvere prima i veri problemi di questa regione del mondo e poi di tornare qui a condividere con noi la vostra esperienza.
Buon viaggio aereo.”
Carissimi amici di BoccheScucite, se non fosse vera, ufficiale, materialmente sotto i vostri occhi, questa lettera che il portavoce del Primo ministro Netanyahu Ofir Gendelman annunciava che sarebbe stata consegnata a tutti gli i pericolosissimi passeggeri di “Benvenuti in Palestina”, apparirebbe a chiunque come uno scherzo. Al massimo un fantasioso modo di ironizzare sulla chiusura dei confini che Israele ha realizzato verso migliaia di persone.
Ma purtroppo, ancora una volta, non c’è proprio niente da scherzare. Siamo di fronte all’incredibile persistere dell’assurda volontà dello stato d’Israele non tanto di proibire a regolari viaggiatori di recarsi a Tel Aviv, ma piuttosto di pretendere che il mondo l’assecondi in questa semplice affermazione: la Palestina e i palestinesi non esistono.
In effetti la responsabilità dei 1500 attivisti che hanno deciso di provare a partire per la Palestina è inequivocabile: invece di comportarsi come siamo tutti (nessuno escluso, che sia ministro o semplice cittadino, professore, dirigente o Papa) obbligati a fare da sempre, hanno deciso di non mentire, affermando semplicemente la verità: “ho il biglietto e voglio andare in PALESTINA”.
Certo, avrebbero potuto fermarsi sulla soglia delle loro case, voltare le spalle alla porta e chiudersi dentro, e ancora una volta il mondo non si sarebbe reso conto quanto questa ‘democrazia’ violi impunemente le norme del diritto internazionale, come ha sottolineato il magistrato Domenico Gallo:
“Sul piano del diritto internazionale, non v’è dubbio che ogni Stato sia titolato ad esercitare il controllo delle sue frontiere ed a respingere, in conformità con le sue leggi, le persone che, per qualunque ragione, risultino sgradite. Quello che invece è inquietante è il fatto che Israele ha compilato una black list preventiva per bloccare i volontari di “Benvenuti in Palestina” negli aeroporti di partenza, prima che costoro si svelassero dichiarando la propria intenzione “sovversiva” di recarsi a Betlemme.
Come faceva Israele a conoscere i nomi delle persone che in Italia, in Francia, in Belgio, in Germania, in Grecia, in Inghilterra avevano deciso di imbarcarsi per partecipare a Flytilla 2012?
E’ evidente che dietro la black list c’è un’intesa e penetrante attività di spionaggio nei confronti dell’attività politica e di volontariato che si svolge in seno alla società civile ed è presidiata dalle libertà democratiche garantite dalle Costituzioni.”
E quelli che sono riusciti a sbarcare a Tel Aviv, invece di dichiarare apertamente che volevano dirigere i loro passi incontro ad un popolo di invisibili che non possiede né stato né aeroporto, se non quello dell’occupante, avrebbero potuto decidere di non schierarsi, e quindi ipocritamente e automaticamente sostenere tranquilli e pacificati l’unica democrazia del Medio Oriente, firmando questo ‘contratto’ come è stato proposto ad un turista svedese:
“Io sottoscritto dichiaro che non sono membro di nessuna organizzazione pro-palestinese né sono in contatto con nessun membro di organizzazioni pro-palestinesi, come pure dichiaro che non parteciperò ad attività pro-palestinesi. Io sono informato che se verrò sorpreso a compiere una di queste cose, potranno essere intraprese contro di me tutte le azioni legali previste, incluse l’espulsione e il divieto di ingresso in Israele.”
E poi magari, rassicurati dal governo israeliano che sì, è proprio così, i problemi di democrazia e oppressione sono altrove, avrebbero potuto accettare un reimpatrio indolore, e non avrebbero subito detenzioni e maltrattamenti, come quelli denunciati da Joshua e Valerio Evangelista:
“Quando ci siamo rifiutati di essere reimbarcati coattamente senza poter contattare l’ambasciata hanno deciso di trattenerci in un centro di detenzione. Qui siamo stati trattati come animali: separati, a me è capitata una cella isolata, Valerio è stato messo in compagnia di un detenuto russo in attesa di espulsione.
Mi hanno negato l’acqua, siamo stati derisi, strattonati, invitati a “fare missioni umanitarie in Siria, dove ti sparano direttamente”. A Valerio le guardie hanno dato un panino per poi morderglielo mentre aveva un permesso per andare in bagno. Uno degli sfregi con i quali si divertivano a infastidirci. Ci fissavano e ridevano. Non abbiamo ricevuto violenze fisiche oltre le spinte, ma è andata diversamente ad un attivista spagnolo che si era rifiutato di entrare in cella, picchiato e preso a calci. “
Insomma, questi liberi cittadini del mondo avrebbero potuto decidere di puntare i riflettori sull’ingiustizia che corrode da decenni la vita mi milioni di persone, e hanno deciso. La loro meta era proprio quella individuata sulla soglia di casa. E sono partiti. Alcuni anche arrivati. E hanno tutti vinto, come afferma Patrizia Cecconi:
La missione Welcome to Palestine infine ce l’ha fatta. Non sembri trionfalismo visionario, ce l’ha fatta non significa che i circa 1500 attivisti siano riusciti a rompere il muro di complicità che consente a Israele di esercitare il suo illegale potere sul mondo. Oltre che sui Territori Palestinesi.
Ce l’ha fatta significa che, nonostante il comprensibile scetticismo di molti e grazie alla straordinaria tenacia politica di chi ha lanciato la missione, gli aeroporti europei, e non solo europei, hanno visto decine o centinaia di persone pronte a dichiarare che la Palestina esiste e che lì, proprio lì, nella città di Betlemme, erano diretti.
Che la missione sia riuscita lo dimostra anche il fatto che una parte dei mass media, colpevolmente silenziosa in tante occasioni, stavolta ha raccolto l’invito a trasmettere l’informazione su questa battaglia di civiltà che non si fermerà qui.”
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Gentile Francesco Penso.
Grazie d’avermi dato l’occasione di rispondere sulla tematica espressa in questa lunga lettera. Risponderò solo sulla prima parte, perchè mi sembra la più rappresentativa.
Della tragedia siriana le responsabilità vanno cercate sulle ingerenze dei Paesi stranieri, esercitate per sostituirne la dirigenza attuale con un’altra compiacente. In prima linea metterei Israele, che si rifiuta di restituire le alture del Golan illegittimamente occupate; al secondo posto gli Stati Uniti, che hanno sotenuto, sempre ad oltranza e contro le risoluzioni dell’Onu, Israele; Al terzo posto vanno collocati l’Inghilterra, la Francia e gli Sheiccati arabi, Paesi tutti vicini agli Usa. Il Presidente Assad ha il diritto e il dovere di difedere la sua patria dagli stessi sciacalli che hanno aggredito la Serbia, l’Afghanistan, lIraq, l’Egitto, la Libia. Non è lecito protestare contro l’Iran che non fa altro che difendere il suo diritto di avere un’arma simile a quelle possedute da Israele e dai Paesi vicini agli Stati Uniti. Israele, della sua tanto conclamata democrazia parliamone pure, se le conviene. A Israele era stato assegnato dalle Nazioni Unite il 56% del territorio palestinese, sottraendolo ai legittimi abitanti. Oggi ne occuopa più dell’80%, la differenza l’ebreo se l’ha annessa con le ami. Da semppre contiua a crare colonie armate illegali in Cisgiordania, senza alcun rispetto delle decisioni dell’Onu.
Ha reso Gaza una prigione a cielo aperto, circondata da navi da guerra , dove ai cittadini non viene neanche permesso di sfuttare le risorse minerarie della propria Terra.
Gli abitanti palestnesi di Israele vivono l’esperienza dell’Apartheid.
Almeno tre milioni palestinesi sono stati cosretti a lasciare ogni loro avere, la proria terra e rifuggiarsi nei campi profughi, dove languono omai da sessant’anni.
Hamas è un govergo eletto legittimamente e ha tutto il diritto di difendere la propria Terra e la propria gente. Se il comportamento di Israele si può chiamare democrazia, io dico alla faccia della democrazia.