AWARTA, CISGIORDANIA: IL GIORNO DOPO

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Dopo 4 giorni e mezzo di perquisizioni e interrogatori, alla ricerca dei sospetti che “avrebbero” ucciso una famiglia di coloni a Itamar, le truppe israeliane se ne sono andate. Lasciando nel villaggio di Awarta danni economici e psicologici. Continuano anche gli episodi vandalici ad opera dei coloni.

Ramallah, 17 Marzo 2011, Nena News  (foto ISM)- Hanno lasciato ieri mattina il villaggio palestinese di Awarta, in Cisgiordania, le truppe dell’esercito israeliano: dopo un coprifuoco durato 4 giorni e mezzo e perquisizioni casa per casa, alla ricerca – secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’esercito – dei sospetti che potrebbero aver ucciso una famiglia di coloni (madre,padre e i loro tre figli, due bambini e un neonato di pochi mesi) dell’insediamento di Itamar (vicino Nablus).

Almeno 40 palestinesi residenti di Awarta, sono stati detenuti in questi giorni. Oltre 300 interrogati, molti di loro picchiati, tanto da necessitare le cure in ospedale, nonostante sia stato molto difficile, a volte impossibile, per gli operatori sanitari avere accesso all’area. Che è stata per giorni dichiarata zona militare chiusa, minacciando di arrestare anche giornalisti e attivisti.

Alcune abitazioni private sono state perquisite anche tre volte in 4 giorni: secondo quanto fatto circolare dagli attivisti internazionali presenti nel villaggio, da Lydia de Leew, una giornalista olandese che ha affiancato in questi giorni l’Unione dei Comitati di assistenza sanitaria, durante le ricerche casa-per-casa sono state esaminati e in alcuni casi requisiti, videocamere, apparecchi fotografici e telefoni cellulari; sim-card e anche denaro contante sono stati confiscati almeno in una delle famiglie. In alcuni casi le famiglie palestinesi parlano di considerevoli danni economici subiti. Cavi elettrici tagliati nelle case, e in alcuni casi olio o sabbia gettati nei contenitori per l’accumulo dell’acqua.

Lunedì mattina, l’esercito ha ordinato a tutti i residenti maschi della comunità in età compresa tra i 15 e i 40 anni di recarsi nel cortile della scuola, unica occasione in 4 giorni in cui é stato consentito ai residenti di lasciare le loro case.  Durante il coprifuoco molti edifici sono stati letteralmente messi sottosopra, e il mobilio ha subito danni considerevoli; Qais Awad, membro del consiglio municipale, ha riportato atti di vandalismo nel municipio: gli archivi sono stati perquisiti e lasciati in disordine e i soldati avrebbero preso 1800 shekel da un cassetto dell’ufficio e un’altra somma dalla cassa comunale.

Nonostante l’esercito abbia fisicamente lasciato ieri il villaggio, i checkpoint rimangono in vigore in tutta la zona che circonda Nablus. Non solo. Proseguono le provocazioni e le aggressioni dei coloni dell’area a danno di palestinesi, proprietà privata ed animali. I coloni dell’insediamento di Itamar hanno costruito ieri delle strutture illegali, una sorta di outpost, su terra di proprietà palestinese; sempre oggi l’agenzia Ma’an segnala che 100 alberi di olivo sono stati sradicati e 4 contenitori per l’acqua distrutti, su una collina nei pressi delle comunità di Beita e Aquraba (distretto di Nablus), a 4 chilometri da Itamar.

Secondo l’agezia stampa Ynet, anche l’episodio di questa mattina farebbe parte della strategia vendicativa dei coloni, la cosiddetta “price-tag strategy”: due residenti palestinesi di Yetma (lavoratori impiegati, come molti altri, nelle colonie) sono stati assaliti da coloni di Shilo mascherati, con coltelli e spray urticanti. Nena News

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