25 AGOSTO 2013 – 19:43
Slow news di Ugo Tramballi
* Per decenni (lo so perché vengo al Cairo da troppo tempo e sono un giornalista del XX Secolo) l’accredito stampa era un souvenir. Lo si richiedeva per la raccolta di badges che molti di noi fanno. Conservo con amore quello del XXVIII Congresso del Pcus, del 1990: l’ultimo della storia e il solo al quale i giornalisti furono ammessi. L’accredito egiziano non lo guardava mai nessuno: una volta, a un vertice della Lega Araba, diedero quello di Bernardo Valli a Magdi Allam e Magdi poté lavorare tranquillamente. Ma durante le manifestazioni di piazza Tahir del 2011 è stato utile. E sarebbe stato necessario in queste settimane di violenze. Tuttavia l’Ufficio stampa governativo è rimasto chiuso una settimana, temendo le violenze. Poi ha riaperto ma solo dalle 10.30 alle 12. Tempi di consegna: “Richiamate fra una settimana, vi faremo sapere quando venire”. Difficile per noi dare la stessa risposta ai militari per strada, quando ce lo richiedevano.
* I Fratelli musulmani volevano imporre anche con le armi una repubblica islamica: islamizzare la Costituzione, l’educazione, le donne. Le forze armate sono scese in campo per impedirlo e il loro migliore alleato, corso ad aiutare la laicità della nazione, è stata l’Arabia Saudita. Il più fondamentalista e reazionario dei Paesi del mondo. Dove le donne sono ai margini della società, nelle scuole s’insegna a detestare i non musulmani, è vietato il culto di altre fedi e la giustizia prevede il taglio della mano o della testa, a seconda del crimine. Al confronto la fratellanza è un partito socialdemocratico norvegese.
* E’ stato provato che Israele ha fatto pressione sulla Casa Bianca per impedire sanzioni ai militari egiziani. Nessuno a Gerusalemme ha protestato per il massacro dei civili: preferiscono che l’Egitto sia governato dai militari, piuttosto che di Fratelli musulmani. Anche se i primi hanno fatto un golpe e i secondi erano stati democraticamente eletti. Se non s’indigna l’unico Paese democratico della regione, chi altro dovrebbe farlo? La risposta è che realismo e geopolitica sono più importanti della democrazia. Peccato che ogni volta gli si chieda di affrontare qualche rischio ragionato per fare avanzare la pace con gli arabi, Israele risponde: come possiamo fidarci se attorno a noi non ci sono democrazie?
* Mi dice un amico egiziano, sostenitore dei militari: “Morsi si era già accordato con gli israeliani per cedere a loro la penisola del Sinai, in cambio di denaro. I sionisti sono contro un Egitto laico”. Mi dice un altro amico, sostenitore di Morsi: “Il generale al-Sisi è un agente segreto degli israeliani. Ottenuto il loro aiuto, gli regalerà il Sinai. I sionisti non vogliono un Egitto islamico”. A nessuno sarà negato il suo Grande Satana.
* Al Ahram è tornato ad essere un giornale noioso. Ai tempi della fratellanza, quando era d’improvviso diventato un foglio delle opposizioni, aveva scoperto di avere vitalità e professionalità: cioè cojones, tenuti nascosti dai tempi di Nasser compresi. Ora è tornato ad essere il solito, caro megafono di regime. Que viva la revolucion!
* Quando segui una storia drammatica e pericolosa ti sembra di essere circondato da un’aura di eroismo: vivi in una dimensione di straordinarietà. Poi finisce e torni alla realtà. Cioè ricominci a sfogliare i giornali del tuo Paese. Il Pdl minaccia di uscire dalla maggioranza, Letta dice che il Governo è forte, lunghe interviste all’inutile Casini, Renzi tace ma presto parlerà. Credi di aver preso per sbaglio l’ultimo giornale prima della tua partenza. Invece è del primo giorno dopo il ritorno.
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