VENERDÌ 28 APRILE 2017
di Marco Aime
“Migranti”, “clandestini”, “rifugiati”, “immigrati”… ogni giorno i nostri media compongono, pennellando termini come questi, l’affresco della notizia. Termini che definiscono categorie spersonalizzanti, che appiattiscono storie, vite, progetti, aspettative diversissime tra di loro e che finiscono per annullare ogni differenza e ogni personalità.
Ridotti a numero, a statistica, a massa informe, migliaia di persone vengono private della loro individualità. Questo facilita anche la burocratizzazione delle politiche nei confronti di chi cerca salvezza, rifugio o una vita migliore in Europa o negli Stati Uniti. Parlare di persone, implica un riconoscimento di umanità, che impedirebbe (forse) certe scelte: come quella dell’Unione europea e dell’Italia che affidano il contenimento dei migranti a una Turchia governata da un dittatore feroce o a una Libia lacerata e in guerra. Renderebbe un po’ più complesso, almeno sul piano morale, decidere di lasciare fuori chi bussa per fame, guerra, tirannia.
Quando si sposta un problema umano sul livello “amministrativo”, la questione si trasferisce da un piano etico a un piano gestionale, dove non c’è più spazio per la morale. Anche gli amministratori si sentono sollevati da eventuali obiezioni di coscienza o rigurgiti di dignità e agiscono pragmaticamente, risolvendo il problema per via burocratica. Così il male, nato da azioni banali, finisce per trasformarsi in tragedia.
Nel suo celebre libro Annah Arendt svelò come il male non fosse prodotto da mostri assetati di sangue, ma – peggio – da freddi e grigi esecutori che traducendo vite in numero non sentivano la fatica di dover portare il peso delle loro decisioni.
Ecco dietro a cosa si nascondono a Bruxelles, nei tecnologici uffici di Frontex o nelle cancellerie di molti paesi che fino qualche anno fa invocavano l’ingresso nell’Unione europea e ora urlano per lasciare fuori gli altri. Dietro a una sterilizzazione del problema, anestetizzando ogni storia, ogni pianto, ogni speranza grazie a formule anonime.
Cancellare i volti, per evitarne lo sguardo: è questa la più grande sconfitta della nostra epoca.
BANALI ESECUTORI DEL MALE
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