admin | March 8th, 2011 – 2:30 pm
Non parlerò di donne, oggi, 8 marzo. Eppure faccio parte, con gioia, di un’associazione di donne, Filomena, che ritiene centrale riflettere sulla questione femminile in Italia perché in Italia la questione femminile è aperta. E’ un’associazione ambiziosa, che vuole ricostruire un alfabeto, un vocabolario e una cultura femminile, perché solo ricostruendo il senso delle parole si può cominciare a uscire dal pantano, e dall’assenza di dignità. Lascio dunque alle mie amiche e sodali di Filomena il compito di parlare di donne, e non solo oggi 8 marzo, sul nostro sito.
Per parlare di donne, in un blog che si occupa di mondo arabo e che – come avrete capito – ama molto l’Egitto, ho deciso di parlare di democrazia. Partendo proprio dal caso egiziano, e da un aspetto ben preciso, il rapporto tra copti e musulmani nel più popoloso paese arabo. Perché? Perché la democrazia è l’unica chiave, l’unica soluzione, l’unica difesa. Per le donne e per gli uomini. Per i musulmani e per i copti. Per i laici, per i pii.
E allora prendo spunto dalle ultime notizie della cronaca politica egiziana, che parlano soprattutto di Amn el Dawla, di Sicurezza dello Stato, di quel complesso e capillare sistema di spionaggio sulla vita di buona parte (se non tutti o quasi) gli egiziani. Una questione, questa dello Amn el Dawla, che si lega indissolubilmente alla mancata democrazia egiziana, e alla favoletta del moderatismo del regime di Hosni Mubarak. Un regime che – è stato ripetuto sino all’ossessione in Italia – difendeva anche la forte minoranza cristiana copta, oltre dieci milioni di persone, oltre un decimo della popolazione egiziana. La favoletta è tale, ed è confermata dai documenti dell’intelligence britannica che accusano lo storico e odiatissimo ministro dell’interno, Habib el Adly, di aver addirittura creato una “milizia” segreta, responsabile di aver architettato, con una sorta di timer politico, attentati contro i cristiani. Compreso l’attentato contro una chiesa copta ortodossa di Alessandria, lo scorso Capodanno. Ecco uno degli articoli che ricostruiscono la vicenda, inserita nei rapporti tra cristiani e musulmani in Egitto:
Last year was one of the bloodiest on record. The year began with a drive-by shooting in the southern town of Nag Hammadi that killed six Copts leaving a church service, and ended with an apparent suicide bombing at Al-Qiddisine church in the Mediterranean city of Alexandria as worshippers emerged from a New Year’s Eve mass. Some 24 people were killed and nearly 100 wounded in the attack.
The government accused a Gaza-based Islamist group with links to Al-Qaeda of carrying out the deadly bombing. However, leaked British intelligence documents purportedly suggest the attack was orchestrated by a senior official of the Mubarak regime.
The diplomatic papers, first cited by Al-Arabiya Arabic news channel, allege that former interior minister Habib El-Adly established a black ops unit in 2004 supervised by 22 security officers with drug dealers, Islamic militants and security personnel on its payroll. The unit’s role: carry out false flag acts of provocation and sabotage around the country aimed at diverting people’s attention away from the regime’s corruption and unpopular political manoeuvres.
“El-Adly militias,” as they were described, were also instructed to “wreak havoc in the country if the regime was threatened.”
According to British diplomats cited in the documents, the clandestine security apparatus was behind a number of sectarian incidents in Egypt, including the Alexandria church bombing. The unit organised the deadly attack then pinned the blame on a foreign Islamist group in order to bolster western support for Mubarak’s authoritarian regime, they said.
Una notizia che ha dell’incredibile, e che la stampa italiana, sempre molto attenta alla questione dei cristiani in Medio Oriente, avrebbe dovuto mettere in risalto. Non foss’altro perché ne accennò anche il cardinale di Alessandria Naguib, quando venne in visita di recente in Italia. E invece no, non se ne parla, perché parlare significherebbe rendere instabile quel pilastro che ha tenuto ferma la nostra lettura superficiale della vita dei cristiani in Medio Oriente e Nord Africa. Il loro nemico è il fondamentalismo musulmano (un ente confuso, che non si capisce cos’è, come fosse la Spectre) e non invece l’autocrazia.
La lettura più corretta, invece, è che è la mancanza di democrazia il vero nemico delle minoranze arabe di fede cristiana. E sottolineo minoranze arabe di fede cristiana. Non cristiani importati dall’Occidente in Medio Oriente. Senza democrazia, chiunque è a rischio, e soprattutto le minoranze di qualsiasi tipo e natura. Habib el Adly è ora alla sbarra, sotto processo. Mentre i documenti dello Amn el Dawla strappati al fuoco e alla distruzione (per mano di solerti funzionari che vogliono cancellare molte tracce…) hanno già cominciato a mostrare quanto l’autocrazia gestita in maniera poliziesca si sia sostenuta proprio sull’alibi del moderatismo e della difesa dal fondamentalismo. Ci sono in giro documenti che imputano alla famiglia Mubarak l’attentato del 2005 al Moevenpick di Naama Bay, a Sharm el Sheykh. Chissà se sarà vero. E’ certo che non tutto si può più leggere con lenti deformanti di prima.
Gli egiziani di fede copta erano l’altra sera in piazza (e la foto è stata scattata sotto la tv di stato, sulla corniche), per protestare contro la chiesa distrutta nel paese di Sol, alla periferia del Cairo. Una storia da Montecchi e Capuleti, un amore osteggiato tra un copto e una musulmana, degenerato in scontro interreligioso. Qualcuno, tra i molti blogger egiziani, si chiede se anche questa storia non sia farina del sacco della vecchia Sicurezza di Stato, che favorisce caos e spaccature dopo la rivoluzione del 25 gennaio, visto che a perderci è solo lei. Struttura di potere e struttura di paura. Sino all’episodio della chiesa bruciata, nulla era successo, nonostante la polizia sia fuori dalle strade egiziane dalla fine di gennaio: se fosse stata vera la lettura del regime di Mubarak che teneva tutto in piedi, e proteggeva i copti, si sarebbero dovuti avere attacchi alle chiese per tutto questo mese e mezzo senza nessuno a difenderle. Così non è stato, e forse bisognerebbe chiedersi perché. Forse perché il vero buco nero dell’instabilità araba sono state proprio le autocrazie, tutte intente a mantenere se stesse e i propri affari.
Dietrologie a parte, è evidente che la questione copta, la questione delle minoranze, la questione del rispetto e della dignità fa parte integrante della questione della democrazia reale, e dello Stato di diritto. Che i copti abbiano ragione a sentirsi discriminati è vero, che la loro risposta debba essere nazionale lo è altrettanto. Una risposta di carattere settario, infatti, non li proteggerà, ma continuerà a farli considerare una minoranza che vuole protezione, e non parte integrante del popolo egiziano, come lo sono stati nella minirepubblica di piazza Tahrir.
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