Cara di Mineo, migranti cacciati dal decreto sicurezza. Vescovo: “Abbandonare i cani è reato, farlo con gli umani è legge”
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Il provvedimento non prevede che venga accolto chi ha fatto richiesta di permesso di soggiorno per motivi umanitari. Entro l’11 dicembre, scrive ‘Avvenire’, 90 persone anche di questa struttura – la più grande l’Italia – finiranno in strada. Monsignor Calogero Peri: “Apriremo anche le chiese per alloggiare queste persone“
In ogni caso entro l’11 dicembre, scrive Avvenire, “quasi 90 persone su 1800 verranno accompagnate fuori dalla struttura. Poi ne seguiranno altri secondo una tabella di marcia non ancora precisata”. Tra gli espulsi dal centro ci saranno anche bambini da 1 a 12 anni di età, “molti dei quali nati proprio in Sicilia durante la permanenza dei genitori nel Centro per richiedenti asilo”. Bambini che una volta fuori dalla struttura non frequenteranno neanche più la scuola dell’obbligo e dovranno capire dove andare. Perché “le istituzioni non si occuperanno di dare loro un tetto”. Per questo, aggiunge Caltagirone, “apriremo anche le chiese per alloggiare queste persone” e precisa di avere già provveduto a mettere a punto 40 posti letto. Il monsignore poi, sempre sul quotidiano dei vescovi, ricorda che il Cara “fu fortemente voluto da Forza Italia e dalla Lega Nord, rispettivamente nella persona di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, e di Roberto Maroni, ministro dell’Interno”. Un Cara imposto “contro le alternative proposte dai sindaci del territorio”.
Uscita forzata per decine di migranti dal Cara di Mineo, ma anche da analoghe struttura in tutta Italia. Cosa faranno? Dove andranno? Avvenire ricorda che nei giorni scorsi Salvini aveva provato a rassicurare: “Sembrava a leggere i giornali che io buttassi fuori la notte della vigilia di Natale donne incinte, bambini, anziani: chi è nello Sprar arriva alla fine del percorso Sprar, se uno ha ancora un anno sta lì un anno”. Quindi le strutture che non sono Sprar non seguono questa regola. Proprio come il Cara di Mineo. Decine di Comuni, intanto, hanno firmato mozioni per sospendere la nuova legge, mentre l’Anci stima un rischio di maggiori spese per 280 milioni l’anno.