La politica israeliana del “trasferimento silenzioso” in area C sta facendo il suo effetto. Almeno 26 scuole palestinesi sono sotto ordine di demolizione e potrebbero essere distrutte da un momento all’altro. E nei primi sette mesi del 2011 sono già state demolite 387 strutture abitative.
MARTA FORTUNATO
Beit Sahour (Cisgiordania), 16 settembre 2011, Nena News (foto: scuola di Khan al-ahmar, Lazar Simeonov) – Il futuro di Nimer, 11 anni, è in pericolo così come quello di tanti altri bambini come lui. Nimer vive a Khan al-Ahmar, un villaggio beduino alla periferia di Gerusalemme continuamente minacciato dall’espansione della colonie israeliane nell’area di Ma’ale Adumim. Un villaggio fatto di capanne e tende, dove vivono circa 100 famiglie beduine, che lottano quotidianamente contro gli ordini di demolizione emessi dall’Amministrazione Civile Israeliana.



Altra storia ma stesso destino: Kaabneh è un villaggio beduino vicino a Gerico, schiacciato tra una colonia e due avamposti. Più della metà degli abitanti sono bambini. La loro scuola, a 5 km di distanza dal villaggio, è costituita da container mobili, caldi d’estate e freddi d’inverno: un solo servizio igienico, classi sovraffollate e troppo poco spazio per garantire il diritto all’istruzione a tutti. Diritto minacciato dagli ordini di demolizione di alcune aule della scuola e di molte abitazioni.
La demolizione di strutture abitative ed educative fa parte della politica che Israele mette in pratica nell’area C: secondo i dati riportati dell’UNICEF, almeno 26 scuole situate in area C e a Gerusalemme Est hanno ricevuto un ordine di demolizione e pertanto la loro esistenza è legata al volere dall’Amministrazione Civile Israeliana. In più nel 2011 c’è stato un incremento preoccupante nel numero delle demolizioni delle abitazioni in Area C: nei primi sette mesi del 2011 l’esercito israeliano ha raso al suolo 387 abitazioni di proprietà palestinese, obbligando 755 persone, di cui più della metà bambini, ad abbandonare le proprie case. Un dato record, cinque volte più alto di quello raggiunto nei primi sette mesi del 2010.
L’area C costituisce più del 60% di tutta la Cisgiordania ed è sotto il totale controllo delle autorità israeliane. Ed è proprio in questa zona che il piano israeliano di espansione delle colonie e di annessione della terra è più evidente. Un piano portato avanti attraverso la strategia del “trasferimento silenzioso”: tramite la confisca della terra, la demolizione di case e di edifici pubblici e il divieto di edificare nuove strutture, le autorità israeliane rendono impossibile la vita dei palestinesi e non lasciano loro nessun scelta se non quella del trasferimento. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le comunità beduine dell’area C, la cui sopravvivenza è in pericolo.
“Il reale obiettivo che sta dietro le politiche israeliane in Area C non è chiaro – ha detto il coordinatore dell’OCHA (l’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli affari umanitari), Maxwell Gaylard – ma l’effetto è concreto: rendere impossibile lo sviluppo delle comunità palestinesi. Stanno compiendo un make-up etnico dell’Area C”. Nena News
“Il reale obiettivo che sta dietro le politiche israeliane in Area C non è chiaro – ha detto il coordinatore dell’OCHA (l’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli affari umanitari), Maxwell Gaylard – ma l’effetto è concreto: rendere impossibile lo sviluppo delle comunità palestinesi. Stanno compiendo un make-up etnico dell’Area C”. Nena News
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