COLONIE ISRAELIANE. Le parole di Trump non cambiano il quadro

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03 feb 2017

Ieri sera la Casa Bianca ha emesso un comunicato: gli insediamenti non sono un ostacolo alla pace, ma non la aiutano. Dichiarazioni vuote che assecondano i piani israeliani

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della redazione

Roma, 3 febbraio 2017, Nena News – Un primo chiarimento sulla posizione della nuova amministrazione statunitense in merito alla questione israelo-palestinese è arrivata ieri sera. La Casa Bianca di Donald Trump ha dichiarato che le colonie israeliane nei Territori occupati non sono “un impedimento alla pace”, ma che “potrebbero non aiutare” a porre fine al conflitto.

Il comunicato arriva dopo l’ondata di cemento annunciata dal governo israeliano sia su Gerusalemme est che sulla Cisgiordania, quasi 6mila nuove unità abitative per coloni e – prima volta in 25 anni – un insediamento nuovo di zecca. Arriva anche dopo la decisione di nominare ambasciatore in Israele – sebbene non sia ancora ufficiale – David Friedman, noto per le sue posizioni a favore del movimento dei coloni, e inviato Usa per il Medio Oriente il genero Jared Kushner, finanziatore della colonia di Bet El. Resta invece ancora sospeso il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme.

Il quadro appare completo. Le dichiarazioni in notturna dunque non lo sconvolgono, ma servono piuttosto a Trump a mettere qualche paletto, a non lasciar pensare a Netanyahu di poter fare qualsiasi cosa voglia: “Il desiderio americano per la pace tra israeliani e palestinesi è rimasto invariato in 50 anni – si legge nel comunicato – Se non riteniamo che l’esistenza delle colonie sia un impedimento alla pace, la costruzione di nuove colonie o l’espansione di colonie esistenti al di là dei loro confini attuali potrebbe non aiutare a raggiungere l’obiettivo”.

Nulla viene messo in dubbio. Le parole dell’amministrazione Trump sono chiare: espandetevi pure, all’interno di confini attuali di cui non è dato sapere l’esatta collocazione visto che si tratta di territori occupati. Quali sono i confini attuali delle colonie? In ogni caso l’espansione, nella visione del tycoon, non è un impedimento alla pace, nonostante l’aperta e palesata contrarietà palestinese a vedersi mangiare ancora altro territorio dopo quello che nel 1948 divenne lo Stato di Israele. E nonostante la politica ufficiale internazionale e il diritto internazionale – nonché l’ultima risoluzione Onu su cui gli Stati Uniti non hanno messo il veto – si fondi sulla condanna all’espansione coloniale e il trasferimento della popolazione sui territori occupati militarmente.

Alla base sta la cosiddetta soluzione a due Stati, possibilità che la realtà dei fatti ha ormai superato, ma che rimane il mantra della comunità internazionale. Trump con una dichiarazione simile la nega (dove esattamente si troverebbe il secondo Stato?) aprendo ad un periodo di conflitto palese. Nena News

 

COLONIE ISRAELIANE. Le parole di Trump non cambiano il quadro

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