17 Apr 2014
Si sentono distintamente forti boati e devo resistere alla tentazione di scavalcare il frangiflutti per avere una veduta dell’attacco nella foschia. Si sentono altri scoppi. Non può essere lontano dal porto di Gaza. E invece, alzo lo sguardo, socchiudo gli occhi ed eccolo lì, il drone che da tutta la mattina circola qui intorno. Ritorno al mio lavoro per completare l’Arca di Gaza.
“Devo scrivere di questo?”, mi chiedo tra me e me. Mi viene quel pensiero ogni volta che sento una mitragliatrice, o di un bombardamento più pesante, che proviene dal mare. Ci aspettiamo che anche persone influenti salpino con noi sull’Arca per rompere il blocco navale di Israele e non voglio spaventare queste persone. E’ importante averle a bordo. Una cosa è venire a conoscenza degli abusi da un report, altra cosa è quando ti trovi sul posto e puoi sentire cosa sta succedendo a poche miglia nautiche di distanza, nelle stesse acque in cui tra pochi mesi navigherai. Ho paura di farmi un quadro vivido di cosa ci aspetta.
Cosa ci aspetta? Saremo abbordati, la barca sarà perquisita da marines mascherati e armati pesantemente in cerca di palestinesi? Sequestreranno l’Arca? O ci lasceranno passare, ci lasceranno rompere il blocco solo per poi richiuderlo dietro di noi, per poi continuare il bombardamento dei pescatori come se nulla fosse accaduto? E quale responsabilità ho di informare i nostri potenziali passeggeri sui vari scenari possibili? Quali sono i rischi? Pistole elettriche, colpi con il calcio del fucile, ferite da arma da fuoco. Non voglio dissuadere nessuno dal partecipare, ma non posso mentire, sostenendo che tutto andrà bene.
Dovrebbe andare bene. Non c’è alcuna legittima ragione per fermarci. Ma questo non significa che ci lasceranno passare. Possono affermare che uno dei palestinesi a bordo è ricercato, che nessun palestinese può andarsene senza il loro permesso, il permesso della potenza occupante, possono accusarci di traffico. Forse udiremo spari da molto vicino. Forse l’Arca sarà colpita. E’ già stata colpita in passato, ho già estratto dal legno dei proiettili, ne ho dati via due, come souvenir israeliani da Gaza. Ce ne saranno altri?
Non voglio spaventare nessuno, ma come reagiranno quando sentiranno il bombardamento pesante là fuori quando arriveranno a bordo? Non potranno dire che non sapevano nulla, e desidereranno non essere lì, però è tutta un’altra cosa che leggerlo in un report, quando sul posto sentiranno e testimonieranno cosa succede.
Sopra, si sente ancora il fastidioso ronzio del drone.
17.04.2014, Charlie Andreasson, Gaza, Palestina occupata
http://palsolidarity.org e https://m.facebook.com/notes/arcadigaza-gazasark
Fonte: Rete italiana ISM
Inviato da admin il Gio, 17/04/2014 – 23:51
http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/blog/cosa-dovr%C3%A0-affrontare-l%E2%80%99arca-di-gaza-da-parte-della-marina-israeliana-di-cui-sfida-il-b
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