Dai Lineamenta del prossimo Sinodo del Medioriente

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18-23 ottobre

18. I conflitti politici in corso nella regione hanno un’influenza diretta sulla vita dei cristiani, in quanto cittadini e in quanto cristiani. L’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita religiosa (accesso ai Luoghi Santi condizionato da permessi militari concessi agli uni e agli altri, per motivi di sicurezza). Inoltre, alcune teologie cristiane fondamentaliste giustificano, basandosi sulle Sacre Scritture, l’occupazione della Palestina da parte di Israele, il che rende ancor più delicata la posizione dei cristiani arabi.

63. Sul piano politico, la relazione tra cristiani ed ebrei è ancora segnata da una situazione d’ostilità tra Palestinesi e mondo arabo da un lato, e Stato d’Israele dall’altro [aggravata da concezioni religiose]. Causa di questa ostilità è l’occupazione da parte d’Israele dei Territori Palestinesi e di qualche territorio libanese e siriano”. A questo livello, spetta ai capi politici coinvolti, con l’aiuto della comunità internazionale, prendere le decisioni necessarie in accordo con le risoluzioni delle Nazioni Unite.

64. Lo ha giustamente affermato il Santo Padre Benedetto XVI durante la Visita Apostolica in Terra Santa, nelle due Cerimonie di Benvenuto. A Betlemme, il 13 maggio 2009, diceva: “Signor Presidente, la Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei Suoi antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti”. E nel discorso all’aeroporto Ben Gurion, di Tel Aviv, l’11 maggio 2009, auspicava “che ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti”.

65. Spetta a noi, come cristiani, incoraggiare ogni pacifico mezzo che possa condurre alla pace attraverso la giustizia. Rientra altresì nella nostra missione rammentare sempre la distinzione tra piano religioso e piano politico. E, come ricordava il compianto Giovanni Paolo II, “non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. Dobbiamo imparare a perdonare, pur non accettando mai l’ingiustizia.

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