DAMASCO SULLA VIA DI TRIPOLI

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Passo dopo passo si avvicina la possibilita’ di un “intervento militare limitato” contro la Siria. La Turchia scalpita e si coordina con la Lega araba controllata dai Paesi del Golfo

MICHELE GIORGIO

Roma, 26 novembre 2011, Nena News – Dalle rive del Bosforo, il neo ministro degli esteri Giulio Terzi, al  termine dei colloqui avuti ieri con suo omologo turco Ahmet Davudoglu,  ha ribadito l’appoggio italiano all’«opposizione organizzata» siriana.  Più che organizzata, l’opposizione al regime di Bashar Assad appare  sempre più armata. Damasco ieri ha ammesso l’uccisione, giovedì in un  agguato, di sei piloti dell’aeronautica militare e di quattro avieri. A  rivendicare l’attentato è stato il cosiddetto Esercito libero siriano  (Esl), che raccoglierebbe migliaia di disertori. L’abilità evidenziata  da questi militari oppositori di Assad desta non pochi interrogativi.  Nelle ultime settimane l’Els ha attaccato con precisione millimetrica  obiettivi militari di primo piano provocando danni e diverse vittime.  Appena qualche giorno fa ha colpito una base militare poco fuori Damasco  e la sede del partito di governo Baath nella capitale, riuscendo a  svanire nel nulla dopo gli attacchi. Un mordi e fuggi talmente efficace  che genera il sospetto che i disertori siano assistiti da «specialisti»  giunti dall’estero, come i «tawar» libici che sono stati aiutati non  solo dai massicci bombardamenti della Nato ma, segretamente, anche da  unità militari scelte arrivate dall’Europa.
Il sospetto di un  coinvolgimento straniero non assolve, ovviamente, il regime siriano  dall’aver scatenato una repressione violenta delle proteste, che hanno  causato sino ad oggi almeno 3.500 morti (mille dei quali, secondo le  autorità siriane, sarebbero militari uccisi negli scontri). Il Comitato  Onu sulla tortura ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani in  Siria compiute dal regime, in modo particolare casi di tortura che hanno  coinvolto anche bambini. Ieri una manifestazione di protesta si è  svolta anche ad Aleppo e in tutto il paese 18 persone sono state uccise,  secondo quanto riferito dai Comitati di coordinamento locali. Al tempo  stesso è evidente che poco alla volta si sta cercando di imporre alla  Siria lo scenario libico. Ieri è scaduto l’ultimatum di 24 ore della  Lega araba a Damasco perché accetti l’arrivo di 500 osservatori, senza  che l’organizzazione abbia ottenuto una risposta da parte del presidente  Assad. Il prossimo passo sembra essere, quindi, quello delle sanzioni  economiche. Oggi è in agenda una riunione dei ministri delle finanze  arabi per discutere di pesanti misure punitive alla Siria, che  potrebbero essere sottoposte già domani ai rappresentanti dei paesi  membri della Lega. Reticenti su di una «internazionalizzazione» della  questione siriana, i ministri degli esteri arabi avevano però chiesto  giovedì all’Onu di «prendere le misure necessarie a sostegno degli  sforzi della Lega araba per risolvere la crisi in Siria». È il via  libera preliminare ad intervento armato di «Volenterosi» anche in Siria?
Gli  indizi sono molti, anche perché il Consiglio di cooperazione del Golfo  (monarchie ed emirati), che domina la Lega Araba, lavora ad un piano  simile a quello preparato per il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh,  quindi all’abbandono del potere da parte di Assad. Lo ha riferito il  sito del quotidiano al Sharq al Awsat, citando le dichiarazioni  rilasciate dal ministro degli esteri saudita Saud al Faisal. «Abbiamo  elaborato una soluzione che, crediamo, salverà il paese (la Siria) da un  intervento esterno, nonchè dalla frammentazione e dal collasso  economico», ha detto al Faisal a proposito del piano arabo imposto a  Damasco, lasciando intendere che un rifiuto di Assad aprirebbe la strada  ad un attacco straniero.
Dietro le quinte si parla di un possibile  intervento limitato della Nato, di «corridoi umanitari» in Siria, ma non  è detto che l’azione di forza arrivi dai paesi occidentali. La Turchia è  pronta ad intervenire, anche senza la copertura della Nato, in accordo  con i paesi arabi, ha spiegato ieri il ministro degli esteri Davutoglu  durante la conferenza stampa tenuta con Terzi. Quest’ultimo si è spinto a  fare notare che «il principio della non ingerenza negli affari interni  non può avere un valore assoluto». Il primo passo potrebbe essere  l’imposizione di due «zone cuscinetto» dentro il territorio siriano, al  confine con la Turchia e a sud alla frontiera giordana. Nena News

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