Chi mai l’avrebbe creduto possibile? L’impunità totale di cui gode lo stato d’Israele per ogni suo crimine non stupisce più nessuno e all’impotenza delle istituzioni internazionali siamo abituati da decenni. Ma BoccheScucite è stato testimone di un’incredibile decisione, foriera –ce l’auguriamo tutti- di speranza per il ripristino della giustizia in Palestina: l’ordine di demolizione della famosa “scuola di gomme” che Vento di terra ha costruito e fatta crescere per i bambini dei villaggi beduini a Gerusalemme, è stato fermato dopo una fortissima pressione dell’opinione pubblica e una paziente tessitura diplomatica.
Una vittoria certo parziale, lo sappiamo. Ma certamente un risultato che riaccende la speranza: “Vogliamo credere che il futuro di questa scuola sia salvo e rappresenti un vero passo verso la pace almeno per le comunità beduine. Grazie a tutti quelli che in modi diversi hanno dato il loro supporto nella denuncia. Stiamo dimostrando che l’unione rende veramente forti anche di fronte a colossali ostacoli!”-ci ha confidato un referente di Vento di Terra.
In questi giorni abbiamo anche noi raggiunto la scuola di Khan Al Ahmar e l’instancabile Sr.Agnese delle Comboniane di Betania, ci ha rilasciato un’intervista che in pochissime ore si è diffusa in modo straordinario: https://www.youtube.com/watch?v=YiAIFI4CRmM
Contemporaneamente, attraverso Assopace e Vento di terra, perfino 11 parlamentari italiani hanno firmato un appello contro la demolizione della scuola: “L’area in cui è costruita la scuola è il cosiddetto “corridoio E1”, considerato strategico dai militari, che ivi vorrebbero completare il “Muro di Separazione”, separando in due tronconi ciò che rimane dei Territori Palestinesi. La costruzione delle colonie, la deportazione dei residenti, la demolizione delle case, la realizzazione di infrastrutture militari e civili da parte della potenza occupante, rappresentano una grave violazione del Diritto internazionale”. (Nenanews)
E mentre le visualizzazioni dell’intervista alla mite sr. Agnese superavano le diecimila, dai Rabbini per i diritti umani, organizzazione israeliana che meriterebbe una costante attenzione, arrivava una dichiarazione lapidaria: “Ci auguriamo che il nostro governo israeliano arrivi presto a capire che demolire la scuola di Khan al Ahkmar comporterebbe un grave danno per la reputazione dello Stato e il popolo di Israele. Non solo perché tutti i bambini hanno il diritto di ricevere un’uguale istruzione, come indicato dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo di cui Israele è firmatario, ma anche perchè lo dice la nostra Torah, che ci comanda di amare tutti, anche lo sconosciuto. Pertanto, distruggere la scuola sarebbe stata una bestemmia in nome di Dio”.
Cosa dobbiamo fare, allora? Rinnovare la nostra fiducia nella pressione che tutti noi, nessuno escluso, possiamo fare su Israele. Non cedere alla rassegnazione e continuare a dedicare tempo ed energie alla causa della giustizia e della pace.
DUE APPUNTAMENTI vanno segnati in agenda:
• il Convegno per ricordare e assumere la teologia della liberazione palestinese elaborata dal grande GERIES KOURY (23-24 settembre a Varallo, vedi programma in A VOCE ALTA)
• La GIORNATA ONU per i diritti del popolo palestinese, che quest’anno sarà il 26 novembre a UDINE (vedi tutto in www.giornataonu.it)
Chi l’avrebbe detto che saremmo riusciti a fermare una decisione di demolizione del governo israeliano? Chi avrebbe pensato solo qualche tempo fa, che l’innocua sigla BDS sarebbe diventata il nemico n.1 della potenza occupante?
Assumiamo tutti consapevolmente l’invito dell’ex corrispondente della RAI Filippo Landi, che raccomandava a Bocchescucite:
“E’ sempre il tempo di mobilitarsi. Di suscitare una rivolta morale, di trovare nella propria coscienza la forza per resistere e nella propria fantasia la capacità di reagire al sonno indotto dalla manipolazione delle notizie che i media ci filtrano. Solo così la propaganda di guerra risulterà sterile e inefficace”. (da Via Crucis in Terrasanta, Paoline, pag.20)
Il Collettivo di Pax Christi Italia per BoccheScucite
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