Scritto il 2011-11-22 in News
Angela Lano, da Gaza. Sono 250mila i palestinesi che vivono nei campi profughi nella Striscia di Gaza. Le condizioni di vita, in questi luoghi sovraffollati, sono particolarmente difficili. Le abitazioni sono fatiscenti, le strade sgangherate e l’igiene è uno degli aspetti più carenti.
Questa mattina, la delegazione internazionale ha visitato il campo profughi di an-Nuseirat, dove vivono ammassati in case insalubri 75mila persone, molte delle quali sotto i sei anni di età.
Sono i discendenti dei rifugiati del 1948, provenienti dalla Palestina occupata dagli israeliani. La guerra contro Gaza dell’inverno 2008-2009, Operazione Piombo Fuso, ha pesantemente colpito quest’area, distruggendo il ponte che collegava le due parti del campo. A ciò si aggiunge la periodica esondazione di un piccolo fiume, provocata da Israele, che allaga case, campi e strade, rendendole impraticabili. Un disastro ancora ben visibile, e con gravi conseguenze sociali: il 75% della popolazione è disoccupata, perché manca la possibilità di raggiungere agilmente altre zone della Striscia e di trovare un lavoro.
La situazione del campo è piuttosto devastante. In una delle case dove siamo entrati vivono 22 persone tra adulti e bambini, in condizioni sanitarie estremamente precarie.
Il tour della delegazione è poi proseguito lungo la principale via di comunicazione – shari’ah Salah ed-Din – dalla zona centrale fino al nord, e con la visita all’ospedale al-Aqsa, che garantisce 150 posti letto su una popolazione locale di 250mila persone, e con carenze medico-sanitarie evidenti, causate dall’embargo.
Ricostruzione. Percorrendo Gaza notiamo che tutta la regione è in pieno fermento: molti edifici bombardati durante Piombo Fuso sono stati ricostruiti, e altri nuovi sono venuti alla luce, tra cui centri commerciali e negozi. Anche i ministeri e il parlamento, colpiti due anni fa dalla furia criminale di Israele, sono di nuovo in piedi. La ricostruzione è avvenuta attraverso il recupero dei materiali di risulta, che sono stati triturati e mescolati alla sabbia. Negli ultimi tempi, a questa tecnica edilizia di sopravvivenza s’è aggiunta la presenza di cemento e ferro che arriva dai tunnel che collegano l’Egitto con la Striscia.
La ripresa delle attività economiche ed edili è ben visibile, e dimostra che la popolazione palestinese vuole condurre un’esistenza “normale”, nonostante le aggressioni israeliane e la distruzione che spesso si abbatte in questa parte della Palestina storica.
Ci sono aree della Striscia ormai completamente ricostruite, in particolare a Gaza City, e con una vita sociale e commerciale piuttosto attiva, ed altre, specialmente i campi profughi, depresse, quando non del tutto misere. Che l’assedio sia illegale e che la sua fine sia una questione soprattutto politica, lo ha sottolineato il premier Ismail Haniyah durante l’incontro con la delegazione internazionale, svoltosi oggi pomeriggio nella sede (anche questa ricostruita) del Parlamento.
Porre fine all’assedio. Rivolgendosi ai parlamentari e politici internazionali, Haniyah ha ribadito l’importanza di sollevare il blocco su Gaza e porre fine all’assedio che da cinque anni chiude la regione dal mare, da terra e dal cielo, e permettere così il libero transito di persone e merci.
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La delegazione internazionale legge a Gaza la Dichiarazione Universale di rifiuto dell’assedio dei popoli
Scritto il 2011-11-23 in News
Gaza – Speciale InfoPal. Alla presenza di cento parlamentari provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo, è stata letta a Gaza la Dichiarazione Universale di rifiuto dell’assedio dei popoli.
All’apertura della cerimonia era presente il primo ministro palestinese Isma’il Haniyah, ministri
del governo e altre personalità locali. Ahmed al-Bahar, a capo del Consiglio legislativo (Clp) è intervenuto a ringraziamento degli ospiti internazionali e ad espressione del riconoscimento per la visita, definita “più che un gesto di solidarietà”.
Embargo contro democrazia. Al-Bahar ha denunciato l’assedio imposto da Israele con la complicità mondiale, quella del Quartetto internazionale per la pace in Medio Oriente e degli Usa. “Una punizione per le scelte democratiche fatte dal popolo palestinese.
“Oltre 600 sono i palestinesi a Gaza, donne, anziani e bambini che vertono in critiche condizioni di salute e che devono curarsi all’estero. La chiusura dei valichi di frontiera e l’assenza di medicinali sono parte del blocco e non sono effetti collaterali. Le vittime della guerra israeliana su Gaza, i 1.500 palestinesi, in gran parte civili, sono una ferita aperta per tutti”.
Perseguire e punire i responsabili isareliani dei crimini contro il popolo palestinese, e portarli davanti al tribunale internazionale è quanto al-Bahar ha chiesto ai parlamentari e agli attivisti presenti.
Disprezzo per la dignità dei palestinesi. Dalla Camera dei Lord, un parlamentare britannico parte della delegazione ha ammesso di provare tristezza oggi nel tornare a Gaza dal 2003, dove ha riscontrato uno stato tragico. “I diritti del popolo palestinese vengono ‘sottovalutati’.
“Non posso che essere testimone una volta di ritorno nel mio paese, con i miei colleghi in parlamento ai quali aprire gli occhi sulle violazioni e sul disprezzo di Israele verso leggi internazionali e la IV Convenzione di Ginevra. Eppure abbiamo costituito comitati e vari organi per seguire il caso di Gaza. Tuttavia è sempre la linea di governo quella che ci viene imposta.
“I palestinesi pagano scelte democratiche e per esse vengono massacrati. I popoli d’Europa e d’America hanno un’opinione contraria a quella dei propri governi, le cui politiche verso Gaza sono considerate false e faziose”.
I parlamentari della delegazione: ‘A Gaza, una situazione drammatica”. Un deputato del parlamento pakistano, Hajji Mohammed ‘Adil, ha ringraziato i palestinesi di Gaza per l’accoglienza e si è detto ferito per quanto ha visto, per il numero dei palestinesi resi disabili o che hanno perso tutto nella guerra israeliana.
Come avevano fatto altri in conferenza stampa, anche ‘Adil ha portato la solidarietà del proprio popolo “impegnato nella preghiera per Gaza, per la Palesitna e Gerusalemme”.
Shalit è a casa sua, allora perché l’assedio continua? Così ha osservato nel proprio intervento il premier di Gaza, Isma’il Haniyah.
“Se Shalit è ora in mezzo ai propri cari, perché continua l’assedio su Gaza?”
Haniyah ha ringraziato i parlamentari in visita, che anch’egli ha riconosciuto essere un’iniziativa storica per composizione e per l’importanza del messaggio con la Dichiarazione di rifiuto dell’assedio.
“La presenza di questa delegazione oggi a Gaza indica senza dubbio che l’occupazione isareliana è sempre più sola. L’assedio è frutto di volontà politica e i palestinesi stanno pagando il prezzo della democrazia come pretesa proveniente dal mondo”.
A chiusura della cerimonia, è stata letta la Dichiarazione Universale di rifiuto dell’assedio dei popoli, di condanna al blocco su Gaza e di appello per la sua immediata rimozione.
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