Stavolta vale la pena sostituire ad una veloce sintesi, LA VERSIONE INTEGRALE dello storico DISCORSO PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI PALESTINA. Prendetevi 9 minuti e proverete l’emozione di essere anche voi là, nel consesso più alto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Oltre che constatare l’inaspettata forza di un Discorso che ha ottenuto l’ovazione dell’Assemblea, compirete questo gesto semplice di omaggio e personale dedizione alla causa.
(ringraziamo Giandomenico Ongaro per una traduzione così impegnativa)
Dichiarazione di Mahmoud Abbas Presidente dello Stato della Palestina, Presidente del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina davanti alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York 22 settembre 2011
Eccellenze, Signore e Signori,
La questione della Palestina e collegata in modo intricato alle Nazioni Unite per via delle risoluzioni adottate dai suoi vari organi ed agenzie e per via del ruolo essenziale e lodevole della UNRWA- l’ Agenzia di Aiuto e Supporto dei Rifugiati Palestinesi- che rappresenta le responsabilità internazionali nei confronti della aspirazione dei rifugiati Palestinesi, che sono le vittime della Al-Nakba (la Catastrofe), che avvenne nel 1948. Noi aspiriamo e richiediamo un ruolo più ampio ed efficace delle Nazioni Unite nelle ricerca di una pace giusta e completa nella nostra regione, che assicuri i diritti nazionali inalienabili e legittimi del popolo palestinese, così come definito dalle risoluzioni di legittimità nazionale delle Nazioni Unite.
Eccellenze, Signore e Signori,
Un anno fa, in questi stessi giorni, insigni capi di governo parlavano in questo palazzo dello stallo dei tentativi di pace nella nostra regione. Tutti avevano grandi speranze per un nuovo giro di trattative per uno status finale; esse erano cominciate agli inizi di settembre in Washington, con gli auspici diretti del Presidente Barack Obama, e con la partecipazione del Quartetto, e con la partecipazione egiziana e giordana, dirette a raggiungere un accordo di pace nel giro di un anno. Noi entrammo in quelle trattative coi cuori aperti e con le orecchie attente e con intenzioni sincere, e noi eravamo pronti con i nostri documenti, carte e proposte. Ma le trattative si interruppero poche settimane dopo il loro inizio. Dopo di questo, noi non ci arrendemmo, e non cessammo di tentare nuove iniziative e cercare nuovi contatti. Durante lo scorso anno noi non abbiamo lasciato una porta a cui bussare o un canale da provare o una via da prendere, e non abbiamo ignorato di rivolgerci ad alcuna controparte, formale od informale, che avesse influenza e statura. Noi abbiamo preso in considerazione le varie idee e proposte ed iniziative presentate da molti paesi e partiti. Ma tutti questi sforzi e comportamenti sinceri, intrapresi da entità internazionali sono state ripetutamente distrutte dalle posizioni del governo Israeliano, che rapidamente ha cancellato le speranze sollevate dal lancio dalle trattative lo scorso settembre.
Il problema principale qui sta nel fatto che il governo Israeliano , per le trattative, rifiuta di impegnarsi a termini di riferimento , che si basino sulla legge internazionale e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, e continua ad intensificare la costruzione di insediamenti nei territori dello Stato della Palestina.
Le attività di insediamento sono alla base della politica di occupazione coloniale militare nella terra del popolo Palestinese e di tutta la brutalità dell’aggressione e della discriminazione razziale contro il nostro popolo, che questa politica sottintende. Questa politica, che costituisce una violazione della legge umanitaria internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, è la causa primaria del fallimento del processo di pace, del collasso di dozzine di opportunità, e della sepoltura delle grandi speranze nate dalla firma della Dichiarazione dei Principi nel 1993 tra l’ Organizzazione per la Liberazione della Palestina ed Israele per raggiungere una pace giusta, che avrebbe dato inizio a una nuova era per la nostra regione.
I rapporti delle missioni delle Nazioni Unite così come di diverse istituzioni israeliane e società civili, trasmettono un quadro pesantissimo sulla dimensione della campagna di insediamento, di cui il governo Israeliano non esita a vantarsi, e che continua a implementare con la sistematica confisca di terra palestinese e la costruzione di migliaia di unità di insediamento in varie aree della Cisgiordania, particolarmente in Gerusalemme Est, e con la costruzione accelerata del Muro di annessione, che si sta mangiando larghi tratti della nostra terra, dividendoli in isole e cantoni separati ed isolati, distruggendo vita familiare e comunità, ed i mezzi di sostentamento di decine di migliaia di famiglie.
La potenza occupante inoltre continua a rifiutare alla nostra gente i permessi di costruzione nella Gerusalemme Est occupata, allo stesso tempo in cui intensifica la sua campagna decennale di demolizione e confisca di case, dislocando proprietari e residenti palestinesi con una politica di pulizia etnica diretta a scacciarli dalla loro patria ancestrale. Inoltre, sono stati emessi ordini di deportazioni di deputati eletti dalla città di Gerusalemme. La potenza occupante continua anche ad intraprendere scavi che minacciano i nostri luoghi santi ed i suoi posti di blocco militari impediscono ai nostri cittadini di avere accesso alle loro moschee e chiese , e continua ad assediare la Città Santa con un anello di insediamenti imposti per separare la Città Santa dal resto delle città palestinesi.
L’occupazione procede come una corsa contro il tempo per ridisegnare i confini della nostra terra secondo quello che vuole e per imporre un’indiscutibile “stato di fatto” sul terreno che cambia le realtà e compromette la reale possibilità di esistenza dello Stato della Palestina.
Allo stesso tempo, la potenza occupante continua ad imporre il blocco della Striscia di Gaza, ed a prendere di mira civili Palestinesi con assassinii, attacchi aerei e bombardamenti, persistendo nella sua guerra di aggressione di tre anni fa contro Gaza, che si concretizzò in una massiccia distruzione di case, scuole, ospedali, e moschee, e nelle migliaia di martiri e di feriti.
La potenza occupante continua anche i suoi attacchi in aree della Autorità Nazionale della Palestina con incursioni, arresti, ed assassinii ai posti di blocco. In questi anni le azioni criminali delle milizie armate dei coloni, che godono di speciali protezioni delle forze armate di occupazione, si sono intensificate , perpetrando attacchi frequenti contro il nostro popolo, prendendo di mira le loro case, scuole, università, moschee, campi, raccolti ed alberi. Nonostante i nostri ripetuti allarmi, la potenza occupante non ha agito per porre un freno a questi attacchi e noi li riteniamo completamente responsabili per i crimini dei colonizzatori.
Questi sono soltanto alcuni esempi della politica Israeliana di insediamento coloniale, e questa politica è responsabile per il fallimento continuo di successivi tentativi internazionali di salvataggio del processo di pace.
Questa politica distruggerà la possibilità di raggiungere una soluzione a-due-Stati, per la quale c’è un consenso internazionale. E qui io ammonisco ad alta voce: Questa politica di colonizzazione rischia anche di minare la struttura dell’Autorità Nazionale Palestinese e di porre fine alla sua esistenza.
Inoltre, noi siamo ora di fronte all’imposizione di nuove condizioni, mai sollevate prima d’ ora, che trasformeranno il violento conflitto nella nostra regione già in fiamme in un conflitto di religione e in una minaccia per il futuro di un milione e mezzo di cristiani e musulmani palestinesi, cittadini di Israele; noi respingiamo questo scontro, e ci rifiutiamo di essere trascinati in esso.
Tutte queste azioni intraprese da Israele nel nostro paese sono azioni unilaterali, e non sono basate su alcune accordo precedente. Davvero, ciò di cui noi siamo testimoni, è l’applicazione selettiva degli accordi diretti a perpetuare l’occupazione.
Israele ha rioccupato le città della Cisgiordania con un’azione unilaterale e ha ristabilito l’occupazione civile e militare con una azione unilaterale. Solo la potenza occupante determina se un cittadino palestinese ha il diritto di risiedere in una qualsiasi parte del Territorio Palestinese. E sta confiscando la nostra terra e la nostra acqua e sta impedendo a noi il movimento così come alle merci e ai beni. Tutto questo rende buio il nostro destino. E tutto ciò è unilaterale.
Eccellenze, Signore e Signori
Nel 1974 Il nostro leader defunto Yasser Arafat venne in questo Palazzo ed assicurò i Membri della Assemblea Generale della nostra ricerca affermativa della pace, esortando le Nazioni Unite a rendere reali gli inalienabili diritti nazionali del popolo Palestinese, dichiarando: “Non lasciate che il ramo d’ulivo cada dalla mia mano!”
Nel 1988, il Presidente Arafat di nuovo si rivolse alla Assemblea Generale, che si era riunita per ascoltarlo a Ginevra dove egli sottopose il programma di pace adottato dal Consiglio Nazionale della Palestina nella sua sessione tenutasi in quell’anno in Algeria.
Quando adottammo questo programma, noi stavamo facendo un passo molto doloroso e molto difficile per tutti noi, specialmente per quelli, incluso il sottoscritto, che erano stati obbligati a lasciare le loro case, e le loro città e villaggi, portando con loro soltanto qualcosa di loro proprietà, il loro dolore, la loro memoria e le chiavi delle nostre case, verso i campi dell’esilio, e la diaspora nella Al Nakba del 1948, una delle più terribili operazioni di sradicamento, distruzione e rimozione di una società vibrante e coesiva che aveva contribuito in modo pionieristico e di avanguardia al rinascimento culturale, sociale ed economico del Medio Oriente arabo.
Eppure, poiché noi crediamo nella pace e poiché ci basiamo sulla legittimità internazionale, sapendo di avere il coraggio di prendere decisioni difficili per il nostro popolo e pur in assenza di una giustizia assoluta, noi decidemmo di adottare il cammino della giustizia relativa; Per questo, abbiamo accettato anche solo una giustizia comunque possibile, per la quale si può correggere anche solo in parte la grave ingiustizia storica commessa contro il nostro popolo. Per tutti questi motivi accettammo di stabilire lo Stato della Palestina solamente sul 22% della Palestina storica. Noi, prendendo quella storica decisione, bene accolta dagli stati del Mondo, facemmo un’ importante concessione per raggiungere un compromesso storico che avrebbe comunque permesso di fare la pace nella terra della pace.
Negli anni che seguirono -dalla Conferenza di Madrid alle trattative di Washington che condussero agli Accordi di Oslo, firmati 18 anni fa nel giardino della Casa Bianca e collegata con le lettere di comune riconoscimento tra OLP ed Israele, noi perseverammo e trattammo positivamente e responsabilmente tutti gli sforzi diretti al raggiungimento di un durevole accordo di pace. E tuttavia, come abbiamo detto in precedenza, ogni conferenza, ogni nuova serie di trattative e ogni sforzo sono andati in pezzi sbattendo contro il granitico progetto israeliano di espansione degli insediamenti.
Eccellenze, Signore e Signori
Io confermo, a nome dell’OLP, unica legittima rappresentante del popolo palestinese, che su quanto ora affermerò rimarremo fermi, fino alla fine del conflitto e alla soluzione dei problemi nello status finale:
L’ obiettivo del popolo palestinese è la realizzazione dei suoi inalienabili diritti nazionali nel suo Stato della Palestina indipendente, con Gerusalemme Est come capitale, su tutto il territorio della Cisgiordania, incluse Gerusalemme Est e Striscia di Gaza , che Israele ha occupato nella guerra del giugno 1967, in conformità con le risoluzioni di legittimità internazionale e con l’ ottenimento di una soluzione giusta e condivisa del problema dei rifugiati della Palestina, in accordo con la risoluzione 194, come stipulato nella Iniziativa Araba di Pace e per raggiungere una pace giusta e comprensiva . A questo noi aderiamo e questo è quello per cui noi lavoriamo. Ottenere questa pace desiderata richiede anche la liberazione dei prigionieri politici e dei detenuti nelle prigioni israeliane
L’OLP ed il popolo palestinese riaffermano la rinuncia alla violenza, rifiutano e condannano il terrorismo in tutte le sue forme, in particolar modo il terrorismo di Stato, ed aderiscono a tutti gli accordi firmati tra OLP ed Israele.
Noi scegliamo l’opzione di negoziare una soluzione durevole del conflitto in accordo con le risoluzioni di legittimità internazionali. Qui, io dichiaro che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina è pronta a ritornare al tavolo delle trattative sulla base dei termini di riferimento adottati sulla base della legittimità internazionale e della cessazione completa delle attività di insediamento.
Il nostro popolo continuerà la sua pacifica resistenza popolare all’occupazione israeliana, ai suoi insediamenti e politiche di apartheid e alla sua costruzione del Muro razzista di annessione. Il nostro popolo viene appoggiato nella sua resistenza, si basa sulla legge umanitaria internazionale e sulle convenzioni internazionali, ed ha il supporto degli attivisti per la pace da Israele e da tutto il mondo. Questa lotta rappresenta un esempio impressionante, ispiratore e coraggioso della forza di questo popolo indifeso, armato soltanto dei suoi sogni, del suo coraggio, della sua speranza e degli slogan di fronte a pallottole, carri armati, gas lacrimogeni e scavatori.
Portando questo nostro impegno su questo podio internazionale, noi confermiamo che crediamo nell’opzione politica e diplomatica e confermiamo che noi non faremo passi unilaterali. I nostri sforzi non sono diretti ad isolare Israele o a delegittimarlo; noi piuttosto vogliamo guadagnare legittimità per la causa del popolo della Palestina. Noi puntiamo solamente a delegittimare le attività di insediamento, l’occupazione e l’ apartheid e la logica della forza spietata, e noi crediamo che tutti i paesi del mondo sono con noi a questo riguardo.
Io sono qui per dire, per conto del popolo palestinese e della Organizzazione per la Liberazione della Palestina: noi tendiamo la mano al governo israeliano ed al popolo israeliano per fare la pace. Io dico loro: costruiamo urgentemente insieme un futuro per i nostri bambini, dove essi possano godere libertà, sicurezza e prosperità. Costruiamo ponti di dialogo invece di posti di blocco e muri di separazione e costruiamo relazioni di cooperazione basate sulla parità ed equità tra due Stati confinanti – Palestina ed Israele – invece di politiche di occupazione, insediamenti, guerra ed eliminazione dell’altro.
Eccellenze, Signore e Signori,
Nonostante l’incontestabile diritto del nostro popolo alla autodeterminazione ed alla indipendenza del nostro Stato come stipulato in risoluzioni internazionali, in questi ultimi anni noi abbiamo accettato di impegnarci in quello che sembrava essere un test di rispettabilità, diritto ed eleggibilità. Negli ultimi due anni la nostra autorità nazionale ha implementato un programma di rafforzamento delle istituzioni del nostro Stato. Nonostante la situazione straordinaria e gli ostacoli imposti da Israele, è stato lanciato un serio e vasto progetto, che ha incluso l’ implementazione di piani per migliorare e far progredire il sistema giudiziario e l’apparato per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza, per sviluppare i sistemi amministrativi, finanziari e di controllo, per migliorare le prestazioni delle istituzioni e per incrementare la fiducia in noi stessi onde ridurre il bisogno di aiuti dall’esterno. Con il supporto di cui siamo grati dei paesi arabi, e dei donatori di nazioni amiche, sono stati portati a termine un buon numero di grandi progetti di infrastrutture, focalizzati sui vari aspetti dei servizi, con speciale attenzione alle aree rurali e marginalizzate.
Attraverso questo massiccio progetto nazionale, abbiamo rinforzato quelle che noi vogliamo siano le caratteristiche del nostro Stato: dalla salvaguardia della sicurezza per i cittadini e l’ ordine pubblico, alla promozione della autorità giudiziaria e delle regole della legge; dal rafforzamento del ruolo delle donne alle leggi di partecipazione; dall’assicurare la protezione della pubblica libertà al potenziamento del ruolo delle istituzioni della società civile; dall’istituzionalizzare le regole ed i regolamenti per assicurare responsabilità e trasparenza nel lavoro dei nostri Ministeri e dipartimenti al fortificare le colonne della democrazia come base della vita politica palestinese.
Quando la divisione colpì l’unità della nostra patria, dei nostri popoli e delle nostre istituzioni, noi fummo determinati ad adottare il dialogo per ristabilire la nostra unità. Siamo riusciti alcuni mesi fa ad ottenere la riconciliazione nazionale e speriamo che la sua implementazione verrà accelerata nelle prossime settimane. La colonna principale di questa riconciliazione è stata la decisione di rivolgersi al popolo attraverso elezioni legislative e presidenziali entro un anno, perché lo Stato che noi vogliamo sarà uno Stato caratterizzato dalle regole della legge, esercizio democratico e protezione della libertà ed eguaglianza di tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, con il conferimento del potere attraverso le urne.
I rapporti emessi recentemente dalle Nazioni Unite, dalla Banca Mondiale, dal Comitato di Collegamento (AHLC) e dal Fondo Monetario Internazionale confermano e lodano quello che è stato compiuto, considerandolo un modello senza precedenti. La conclusione consensuale della AHLC pubblicata alcuni giorni fa ha descritto quello che è stato definito: “Un caso di straordinario successo internazionale” confermando che il popolo palestinese e le sue istituzioni sono pronti per l’immediata indipendenza dello Stato della Palestina.
Eccellenze, Signore e Signori,
Non è più possibile riparlare del problema dei colloqui di pace e del loro interrompersi, con gli stessi mezzi e metodi che sono stati ripetutamente provati e che non hanno avuto successo negli anni scorsi. La crisi è troppo profonda per essere trascurata, e ciò che è più pericoloso è il tentativo di aggirarla o di posporre la sua soluzione.
Non è nè possibile né realistico nè accettabile ritornare ai soliti metodi, come se tutto fosse soddisfacente. E’ inutile entrare in trattative senza parametri chiari, in assenza di credibilità e di una tempistica credibile. Le negoziazioni saranno insignificanti fino a quando le forze di occupazione sul territorio continuano a rinforzare la loro occupazione invece di farla rientrare e continuano a cambiare la demografia del nostro paese per creare una nuova realtà sul terreno sulla quale cambiare i confini.
Eccellenze, Signore e Signori,
E’ il momento della verità e il mio popolo è in attesa di sentire la risposta del mondo.
Si permetterà ad Israele di continuare la sua occupazione, unica al mondo?
Si permetterà ad Israele di rimanere uno stato al di sopra della legge internazionale?
Si permetterà ad Israele di continuare a respingere le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, della Corte internazionale di Giustizia e della stragrande maggioranza dei paesi del mondo?
Eccellenze, Signore e Signori,
Sono venuto davanti a voi, oggi, dalla Terra Santa, la Terra di Palestina, la Terra della parola di Dio, dell’ascensione del Profeta Mohammad -la pace sia con Lui- dal luogo della nascita di Gesù Cristo -la pace sia con Lui- per parlare a nome del popolo palestinese, in patria e in diaspora, per dire, dopo 63 anni di sofferenze di una Nakba che continua: Basta.
E’ ora che il popolo palestinese ottenga la sua libertà e la sua indipendenza.
E’ venuto il momento di porre fine alle sofferenze e alla disperazione di milioni di rifugiati della Palestina, in patria e nella diaspora, di porre fine al loro spostamento forzato per far valere i loro diritti.
In un momento in cui i popoli arabi affermano il loro anelito di democrazia –la Primavera Araba- è questo il momento per la Primavera Palestinese, l’ora della indipendenza palestinese.
E’ venuta l’ora per i nostri uomini, donne e bambini, di vivere una vita normale; che ognuno possa andare a dormire senza aspettarsi che domani accada qualcosa di peggio; che tutte le madri siano rassicurate sul ritorno a casa dei loro figli, senza la paura di dover subire un assassinio, un arresto o una sofferenza; che gli studenti possano andare alle loro scuole ed università senza che i posti di blocco glielo impediscano.
E’ ora che i malati possano andare negli ospedali senza problemi e che i nostri contadini possano prendersi cura della loro buona terra senza paura che l’occupazione si prenda la loro acqua e il loro terreno, e non ci sia più un muro che ne impedisca l’accesso;
Questa è l’ora perchè la nostra gente non viva più con la paura dei coloni, per i quali sono in costruzione sempre nuovi insediamenti sulla nostra terra, che sradicano e bruciano i nostri ulivi piantati su questa terra da centinaia di anni.
E’ questo il tempo in cui migliaia di prigionieri vengano rilasciati dalle prigioni per ritornare alle loro famiglie e ai loro figli per partecipare alla costruzione della loro patria, per la libertà della quale si sono sacrificati.
Il mio popolo desidera esercitare il proprio diritto di godere una vita normale come il resto dell’umanità. Il popolo palestinese crede in quello che il grande poeta Mahmoud Darwish disse: “In piedi, qui. Dobbiamo essere qui, restare qui. Eterni qui, perché abbiamo un obiettivo, uno, uno solo: essere”.
Eccellenze, Signore e Signori,
Noi apprezziamo profondamente e stimiamo la posizione di tutti gli Stati che hanno sostenuto la nostra lotta ed i nostri diritti ed hanno riconosciuto lo Stato della Palestina in seguito alla dichiarazione di indipendenza nel 1988, così come i Paesi che hanno recentemente riconosciuto lo Stato della Palestina e quelli che hanno incrementato il livello di rappresentanza palestinese nelle loro capitali. Io saluto anche il Segretario Generale che alcuni giorni fa ha detto che lo Stato della Palestina avrebbe dovuto essere stabilito già anni fa.
Siate tutti sicuri che questo vostro sostegno per il nostro popolo ha per esso un valore che non immaginate poiché lo fa sentire come se qualcuno stia ascoltando la sua storia e la sua tragedia. Gli orrori della Nakba e dell’occupazione, dalla quale sono nate tali sofferenze, non sono ignorate dal mondo.
E questo rinforza la speranza del nostro popolo, che ha fiducia in una giustizia possibile in questo mondo. La perdita della speranza è il nemico più feroce della pace e la disperazione è il più forte alleato dell’estremismo.
Io dico: E’ venuta l’ora per il mio popolo, coraggioso ed orgoglioso, dopo decadi di oppressione, di occupazione coloniale e di sofferenze senza fine, di vivere come gli altri popoli della terra, liberi in una patria sovrana ed indipendente.
Eccellenze, Signore e Signori,
Io vorrei informarvi che, prima di fare questa dichiarazione, come Presidente dello Stato della Palestina, e Presidente del Comitato Esecutivo della Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ho sottomesso a sua Eccellenza l’Onorevole Sig. Ban Ki-Moon, Segretario Generale della Nazioni Unite, una domanda di ammissione della Palestina sulla base dei confini del 4 Giugno 1967, con Al-Quds Al- Sharif come sua capitale, come membro a pieno diritto delle Nazioni Unite. Chiedo al Segretario Generale di facilitare la trasmissione della nostra richiesta al Consiglio di Sicurezza, e richiedo ai distinti membri del Consiglio di Sicurezza di votare in favore della nostra piena partecipazione . Ed inoltre io mi appello agli Stati che non hanno ancora riconosciuto lo Stato della Palestina, di farlo.
Eccellenze, Signore e Signori,
Il sostegno dei Paesi del mondo per il nostro impegno è una vittoria per la verità, la libertà, la giustizia, la legge e la legittimità internazionale e fornisce un supporto straordinario per l’ opzione di pace incrementando le possibilità di successo delle trattative.
Eccellenze, Signore e Signori,
Il vostro sostegno per la costituzione dello Stato di Palestina e per l’ammissione alle Nazioni unite come membro a pieno diritto, è il più grande contributo alla pace della Terra Santa.
Grazie.
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