Per un giorno, almeno per un giorno i diritti del popolo palestinese sono stati posti all’attenzione della comunità internazionale. Almeno per un giorno, in tante città d’Italia, i diritti sacrosanti che questo popolo si ostina a reclamare senza essere ascoltato, sono stati ricordati a tutti.
A Fiesole, sabato 27 novembre, durante la Giornata ONU per i diritti del popolo palestinese la Campagna Ponti e non Muri di Pax Christi ha voluto ancora una volta gridare insieme al popolo palestinese che questi diritti vanno rispettati. E per rispettarli bisogna cambiare le cose, avere il coraggio di farlo, tutti insieme. Quello stesso coraggio che i cristiani di Terra santa hanno usato stilando Kairos Palestina, il documento che durante il convegno è stato presentato da abuna Iyad Twal e abuna Akhtam Hijazin nel momento del buio totale, in assenza di ogni speranza, il popolo palestinese, questa volta per voce dei suoi cristiani ha rialzato la testa dicendo che resistere si può, resistere con amore è legittimo, anzi doveroso.
E poi… dal grande schermo di una sala strapiena di persone provenienti da tutta Italia i volti degli abitanti della Palestina occupata, di Gaza come della Cisgiordania, sono arrivati come uno schiaffo diritto in faccia a chi si ostina ancora a non comprendere che lì c’è gente che soffre pur sperando. Che chiede giustizia, quella giustizia che l’ONU riconosce come legittima, ma che la comunità internazionale non considera, avallata spesso da coloro che usano la loro faccia di pacifisti patentati e che dicono che laggiù, in quella terra di Kamikaze, ci si ammazza perché… e chissà com’è che non si arriva mai a spiegare perché.
I giovani del team di Ricucire la pace, i giovani registi torinesi che avevano partecipato al Pellegrinaggio di Giustizia, esperienze sul campo organizzate da Pax Christi quest’estate, hanno ricordato ai presenti attraverso due video inediti (per ora è possibile ordinare “EssereVivere” strumenti.campagna@gmail.com) che, una volta che hai guardato diritto in faccia il dolore di chi ha dovuto abbattere la propria casa con le proprie mani ed è diventato homeless a casa propria; una volta che ai tuoi coetanei hai visto sbattuto in faccia che ‘sei palestinese e lo rimarrai’, non nella fierezza declamata da Darwish, ma nell’umiliazione di essere giovane e vedere il futuro scivolarti via dalle mani, ti ingegni a raccontare, a impegnarti a far sapere, a sostenere gli sguardi fieri di chi già da ragazzino guarda diritto in faccia un soldato senza tremare, perché conosce bene la differenza tra occupante e occupato, tra diritto e usurpazione.
In tanti, in questa giornata intensa e carica di voglia di progettare insieme, che si è estesa per molti anche il giorno dopo, hanno portato il loro contributo: dalle foto di Ruggero da Ros e Giovanni Sacchetti (portate le due mostre fotografiche nella vostra città: ruggerodr@libero.it ; giosacchetti@gmail.com) che hanno documentato con i loro lavori preziosi volti, sguardi, situazioni in faccia all’oppressione israeliana, alla voce ancora sconvolta di suor Donatella che ha potuto vedere dritta in faccia la desolazione di Gaza. E poi il sorriso fermo di Kifah Nassar, giovane donna di At Twani, che insieme a trenta altre donne di questo villaggio delle South Hebron Hills vessato continuamente dai coloni, ha trovato la forza di alzare lo sguardo in faccia a soldati e coloni, come donna e come palestinese. E dire: noi resistiamo insieme restando, lavorando e reagendo con la nonviolenza all’oppressione e all’ingiustizia, riprendendosi diritti e dignità.
In tanti ci siamo potuti guardare per un giorno finalmente diritti in faccia. E abbiamo scoperto che in tanti, da tutta Italia, attraverso la Campagna Ponti e non Muri, abbiamo lavorato, costruito ponti, occasioni di approfondimento nelle nostre città, di lotta condivisa, come quella del boicottaggio, che in modo accorato ci viene chiesto anche da Kairos come occasione nonviolenta di protesta per il ripristino di quei diritti che non dovrebbero essere né concessi né accordati, ma semplicemente garantiti a tutti. “per la liberazione di tutti, sia degli oppressori che delle vittime dell’ingiustizia” (Kairos Palestina)
Betta Tusset dello staff della Campagna Ponti e non Muri
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