Disgelo vicino tra Israele e Turchia

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5 febbraio 2014    17.46

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La partenza della Mavi Marmara da Istanbul, il 22 maggio 2010. (Emrah Dalkaya, Reuters/Contrasto)



Secondo Today’s Zaman Israele e Turchia sono vicini alla firma di un accordo sul risarcimento alle famiglie delle nove vittime dell’attacco israeliano alla nave Mavi Marmara nel 2010, che aprirebbe la strada alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Il quotidiano turco cita il vicepremier Bulent Arinc, secondo cui l’accordo non è ancora concluso ma le trattative hanno fatto significativi passi avanti. Il 3 gennaioHaaretz aveva rivelato che i due paesi avevano raggiunto un compromesso sulla cifra complessiva di venti milioni di dollari.

Il 22 maggio 2010 un convoglio di sei navi organizzato da due organizzazioni turche era partito da Istanbul per portare aiuti umanitari a Gaza, violando l’embargo imposto da Israele al territorio controllato da Hamas. Il 31 le forze speciali israeliane avevano abbordato le navi in acque internazionali per costringerle a deviare verso il porto israeliano di Ashdod. A bordo della Mavi Marmara era scoppiata una colluttazione che si era conclusa con la morte di nove cittadini turchi e il ferimento di sette soldati israeliani.

L’incidente aveva scatenato una crisi diplomatica: il governo israeliano aveva rifiutato di accettare la responsabilità e Ankara aveva espulso il suo ambasciatore. Negli anni precedenti Israele aveva costruito una solida alleanza politico-militare con la Turchia, l’unico membro della Nato nella regione. Ma i rapporti tra i due paesi erano entrati in crisi qualche anno dopo l’ascesa al potere del partito islamico moderato Akp, che aveva messo in dubbio l’allineamento filooccidentale della politica estera turca. Nel 2009 il premier turco Recep Tayyip Erdoğan aveva abbandonato il palco del Forum economico mondiale di Davos per non stare accanto al presidente israeliano Shimon Peres.

I motivi del riavvicinamento
Da allora molte cose sono cambiate. La guerra in Siria e lo stallo sul nucleare iraniano hanno aumentato le preoccupazioni di Israele e il suo bisogno di rompere l’isolamento regionale, e nel marzo 2013 il premier Benjamin Netanyahu ha finalmente accettati di scusarsi con la Turchia su pressione del governo statunitense. “La Turchia è l’unico paese musulmano con cui Israele ha stretti legami, ed è di grande importanza strategica per la regione. Israele non può permettersi di rinunciare ai buoni rapporti con Ankara”,commenta Haaretz.

La Turchia è nel pieno di una gravissima crisi politica dopo la rottura tra l’Akp e gli ex alleati del movimento islamico Gulen, e ora una crisi finanziaria rischia di far precipitare la sua economia. La posizione di Erdogan è sempre più debole e la sua politica regionale “neo-ottomana” sta venendo abbandonata per una linea più prudente. Il sostegno ai movimenti islamici, in particolare, è sempre più in discussione. A gennaio la polizia turca ha sequestrato un carico di armi destinate ai ribelli islamisti in Siria e ha arrestato alcuni membri dell’İhh, una delle organizzazioni islamiche che aveva organizzato la flottiglia per Gaza, accusandoli di legami con Al Qaeda.

Secondo Al Monitor oltre alla normalizzazione dei rapporti diplomatici e alla ripresa della cooperazione in materia di sicurezza c’è un altro beneficio che i due paesi potrebbero trarre da un accordo sul risarcimento: la costruzione di un gasdotto che permetterebbe a Israele di esportare il gas del giacimento offshore Leviathan, scoperto nel 2010, e alla Turchia di rilanciare le sue ambizioni di diventare l’”hub energetico” tra i paesi esportatori mediorientali e il mercato europeo.

Gasdotto

Disgelo vicino tra Israele e Turchia

http://www.internazionale.it/news/medio-oriente/2014/02/05/disgelo-vicino-tra-israele-e-turchia/

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