Commissioni Riunite, Affari costituzionali della Presidenza del Consiglio e degli Interni, Commissioni Affari esteri e comunitari
Alla fine del primo decennio del XXI secolo, in base ai dati diffusi dalle maggiori agenzie internazionali competenti, il fenomeno dell’antisemitismo appare in forte ripresa nelle società europee e assai diffuso nella comunità internazionale. Anche in Italia la situazione desta preoccupazione, seppur il nostro Paese evidenzi un quadro meno allarmante rispetto ad altri importanti Paesi dell’Unione europea. (…)
È a partire da un quadro statistico allarmante e dall’analisi di un contesto globale – in cui le comunità ebraiche in Italia e nel mondo, la legittimità dello Stato di Israele e il suo diritto ad un’esistenza sicura sono oggetto di frequenti attacchi anche nelle sedi internazionali più prestigiose -che ha avuto avvio questa indagine conoscitiva sul fenomeno dell’antisemitismo. (…)
Va particolarmente segnalata la pericolosità di un nuovo antisemitismo strisciante, che si aggiunge a quello “tradizionale” e che si fonda sulla assuefazione, sulla noncuranza e sull’adesione acritica alle posizioni di chi asserisce il “controllo” ebraico sulla politica, i mezzi di informazione e l’economia ed elabora argomenti retorici utili a dissimulare il pregiudizio antisemita. Da tali atteggiamenti “passivi” si passa così a prese di posizione che, unendosi alla critica alla politica dello Stato di Israele, evolvono in forme di incitamento a considerare Israele uno «Stato razzista», fino ad auspicarne la distruzione.
Il pregiudizio antiebraico si nutre oggi anche di ragioni anti-israeliane, cui danno alimento taluni mezzi di informazione che appaiono pregiudizialmente ostili nei confronti dello Stato ebraico. In tali casi, la linea di separazione fra antisemitismo e anti-sionismo diventa labile.
Infatti, in una delle nostra indagini, il 12 per cento degli intervistati ha condiviso un pregiudizio antisemita diciamo «contingente», legato ad una distorta valutazione su Israele”. (…)
Il nuovo antisemitismo si contraddistingue per la sua sovrapposizione all’antisionismo e per la tendenza ad attaccare le comunità ebraiche all’estero per il loro legame con Israele. (…)
Non vanno trascurati episodi di manifesto antisemitismo e atti di vandalismo, fortunatamente in numero limitato, graffiti offensivi e lettere di insulti alle comunità ebraiche. E poi azioni di boicottaggio in occasione di eventi sportivi, come avvenuto in Svezia, nel marzo del 2009, in occasione di una partita di Coppa Davis tra Svezia e Israele, disputata a porte chiuse a causa delle veementi manifestazioni anti-israeliane.
Per contrastare questo antisemitismo è necessario isolare le organizzazioni legate al fondamentalismo, rafforzare i legami tra le comunità ebraiche e le altre comunità, migliorare il versante della cooperazione universitaria tra atenei italiani e israeliani al fine di offrire una risposta di civiltà a chi propone di boicottare Israele anche nel campo della cultura. (…)
Un recente studio della tedesca Friedrich Ebert Foundation, condotto in otto Paesi europei tra cui l’Italia, riferisce di una significativa percentuale di intervistati che ha risposto positivamente al quesito «considerata la politica dello Stato di Israele, posso capire perché la gente non ami gli ebrei». (…)
In particolare è stata ribadita l’importanza dell’educazione dei giovani in modo che possano acquisire una corretta interpretazione degli avvenimenti storici e contemporanei soprattutto per la definizione del limite tra critica ad Israele e antisemitismo, analizzando le dinamiche che portano ad una visione che preclude allo Stato d’Israele un’esistenza “normale”. (…)
E’ importante la definizione di antisemitismo data a livello europeo nel 2004 in occasione della Conferenza di Berlino in base alla quale i movimenti antisionisti diventano antisemiti quando negano al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, spettante ad ogni popolo, o applicano il doppio standard chiedendo agli ebrei e ad Israele quanto non chiedono ad altri popoli e Stati. Sono sicuramente antisemite le critiche che conducono ad equiparare la politica di Israele con quella del nazionalsocialismo o che estendono a tutti gli ebrei sparsi nel mondo la responsabilità delle azioni compiute dallo Stato di Israele. (…)
Bisogna precisare che la critica ad Israele non si differenzia da quella mossa a qualunque altro Paese se essa riguarda singoli episodi o una determinata politica in un determinato momento. Se invece tale critica si manifesta attraverso espressioni antisemite ed è generalizzata nei confronti degli ebrei e dello Stato ebraico allora cessa di essere tale e diventa antisemitismo.
La novità è che attraverso i social network, si stia sviluppando un nuovo tipo di antisemitismo, meno apertamente razzista e per tale motivo più subdolo. Nel corso del dibattito si è anche proposto che gli insegnanti siano formati a spiegare, oltre che la Shoah e la religione ebraica, anche la storia dello Stato di Israele e del sionismo al fine di fornire adeguati strumenti di interpretazione della realtà alle giovani generazioni. (…)
Ammettiamo che è in atto un processo di demonizzazione di Israele teso a mettere in dubbio la sua legittimità.
Inoltre, una parte prevalente del problema è il clima di sospetto da parte degli accademici e dei media nei confronti di Israele. (…)
Irwin Cotler, e di David Meghnagi, docenti dell’Università di Roma Tre, durante una audizione si sono concentrati sulla questione dell’esodo massiccio di ebrei e palestinesi come conseguenza della nascita nel 1948 dello Stato di Israele. Irwin Cotler, già ministro della giustizia del Canada e giurista esperto di diritto internazionale umanitario, avvocato di Nelson Mandela noto per il suo impegno nella causa contro l’apartheid, ha ricordato che i fatti del ‘48 determinarono, insieme alla nota Naqba palestinese, anche un meno noto ma più consistente movimento di profughi ebrei, che coinvolse circa 850 mila persone. L’esilio/esodo fu allora determinato dal rifiuto da parte della leadership di molti Stati arabi nei confronti del nascente Stato di Israele ed ebbe per vittima i cittadini di ascendenza ebraica. Il riconoscimento dei diritti dei profughi ebrei appartiene al novero delle questioni che compongono il nodo mediorientale e che dovrebbe trovare soluzione nel quadro di negoziati di pace. L’audizione ha quindi fatto emergere la proposta di considerare il 29 novembre – giornata in cui presso le Nazioni Unite si commemora ogni anno la tragedia dei profughi palestinesi – la ricorrenza riguardante l’esodo forzato di entrambi i popoli quale primo passo nella direzione di un reciproco riconoscimento della tragedia subita.
Siamo orgogliosi di riconoscere che non esiste attualmente al mondo un Paese che sia, come l’Italia, attivo e ricco di iniziative capillari su tutto il territorio, nelle istituzioni, scuole, sindacati e persino negli ambienti militari sui temi della conoscenza dell’ebraismo e della difesa di Israele.
Ma attenzione, L’antisemitismo si descrive attraverso i dati fattuali, gli atteggiamenti sociali e il pregiudizio, quest’ultimo anche di natura politica o commerciale (si ricordi il caso del boicottaggio da parte di una nota catena di supermercati dei prodotti provenienti da Israele, le polemiche in occasione della manifestazione del 2011 a Milano Unexpected Israel e della Fiera del Libro di Torino nel 2008).
I dati fattuali consistono in atti vandalici: aggressioni più o meno gravi, violazioni di cimiteri
ebraici, graffiti offensivi, messaggi email. Ma bisogna ricordare per esempio l’evento denominato «Israeli Apartheid Week», che aveva per tema «Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni», con l’idea di promuovere contro Israele misure punitive come quelle che colpirono a suo tempo il Sudafrica dell’apartheid. L’iniziativa è tata oggetto di un ordine del giorno accolto dal Governo e presentato in occasione dell’esame del disegno di legge di riforma dell’università per impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa utile a scongiurare in futuro simili azioni contrarie al rispetto dei popoli e in particolare del popolo ebraico (ordine del giorno n. 9/3687-A/18, presentato dai deputati Fiano, Fassino, Tempestini, Veltroni, Franceschini, Nirenstein, Vaccaro, Ruben).
Così, allo stesso modo, ecco verificare ripetute analisi e argomenti che demonizzano e delegittimano lo Stato di Israele, definito uno Stato che si fonda sull’apartheid nei confronti dei palestinesi, nell’assunto di base per cui le vittime di un tempo si sono trasformate in carnefici. La conseguenza è che gli attentati nei confronti dei cittadini israeliani sono dipinte come legittime azioni di resistenza partigiana, con ripercussioni sugli ebrei della diaspora, compresi quelli italiani.
Il documento è preoccupato per i giovani ma non si chiede perchè “Nei ragazzi l’antisemitismo prende per lo più le forme dell’opinione intellettuale e politica, si confonde con la critica a Israele e al sionismo per cui l’ebreo immaginato si sovrappone all’immagine del soldato israeliano”.
LA VERSIONE INTEGRALE del Documento è consultabile nel nostro sito www.bocchescucite.org nella rubrica “VOCI IN PRIMO PIANO
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