E’ il kairos di una nuova intifada nonviolenta

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Un grande giorno, una protesta davvero globale, in tutto il mondo. Ma soprattutto sulle strade della Palestina occupata, come non si vedeva da anni, migliaia di palestinesi hanno sfidato la repressione dell’esercito scandendo lo slogan dei rivoluzionari tunisini: “il popolo vuole la fine dell’occupazione!” E l’abbiamo capito tutti che quello che stava succedendo non veniva certamente descritto dal vergognoso servizio di Claudio Pagliara: “Tensione e scontri…la polizia si difende dai manifestanti… le regole d’ingaggio per i militari sono: impedire in qualsiasi modo la violazione dei confini”. Tradotto: hanno sigillato la West Bank e scaricato sulla gente lacrimogeni e bombe sonore dappertutto, da Jenin a Betlemme. Ma non solo: chi ha ucciso il giovane Mahmoud ha mirato al petto e sulla folla che manifestava a Beit Hanoun i colpi erano tutti ad altezza d’uomo. Mentre veniva freddato il ventenne Mahmoud, le donne di Gerusalemme a mani nude riuscivano a fermare le cariche della polizia israeliana alla Porta di Damasco a Gerusalemme e al check-point di Qalandya i giovani resistevano fino all’alba alle violenze dei militari. Ovviamente il cronista non ha poi minimamente accennato al valore di questa storica giornata: per celebrare la Giornata della Terra, davvero globale è stata la mobilitazione, perchè lo scandalo più grande e l’ipocrisia più insopportabile vengono proprio da noi occidentali che facciamo di tutto per nascondere la realtà di questo assurdo terrorismo di stato.
“Per la prima volta il popolo palestinese non sarà solo a celebrare la Giornata della Terra. Oltre 60 Paesi nel mondo renderanno davvero mondiale questa protesta” -affermava alla vigilia Adnan Ramadan- “ma mentre le nostre dimostrazioni saranno tutte pacifiche e non ci sarà nessun tentativo diretto di sfidare le autorità israeliane, l’esercito israeliano è pronto a qualsiasi eventualità e farà tutto il necessario per difendere i confini ed i cittadini di Israele”.
Questa “eventualità” si è verificata per esempio quando l’esercito ha colpito alla testa il leader del partito palestinese progressista Mustafà Barghouti. Dall’ospedale ha dichiarato: “nessuno pensava che saremmo riusciti a dar vita a una mobilitazione unitaria nonviolenta che ha coinvolto migliaia di persone. Incredibili le dichiarazioni del viceministro degli esteri israeliano Danny Ayalon: “Per Israele chiunque si opponga all’occupazione è un terrorista”. Ma queste dichiarazioni, secondo Barghouti “non sono solo provocazione allo stato puro. Denotano la preoccupazione di Israele per l’aumento della protesta nonviolenta: decine di migliaia di persone hanno dimostrato che esiste una terza via tra rassegnazione e una pratica militarista: è la via della disobbedienza civile, di una rivolta popolare in cui ognuno si sente partecipe, protagonista. È una nuova Intifada: l’Intifada nonviolenta».
Questa è la notizia che avremmo voluto ascoltare al telegiornale. Questa è la vera novità di rilievo in un stato d’Israele che continua a minacciare un catastrofico attacco all’Iran e teme sempre di più la forza inaudita della nonviolenza. E così, mentre in ogni parte del mondo sempre più persone si mettono in marcia per una “Global March” contro l’occupazione, da innumerevoli aeroporti europei si preparano a partire nei prossimi giorni migliaia di persone senza nascondere la meta del loro viaggio: “noi andiamo in Palestina!” Ovviamente le onnipotenti autorità israeliane hanno dichiarato che verranno fermati tutti, ma siamo sempre più certi che nessuno potrà fermare la sempre più forte rivendicazione della libertà per i palestinesi, una specie di “marcia” globale di milioni di persone che sulla stessa strada delle rivoluzioni arabe, sempre più forte stanno continuando a gridare: “il popolo vuole la fine dell’occupazione!”

BoccheScucite

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