
Vittorio era un indesiderato in Israele. Troppo sovversivo, per aver manifestato con l’amico Gabriele l’anno prima con le donne e gli uomini nel villaggio di Budrus contro il muro della vergogna, insegnando e cantando insieme il nostro più bel canto partigiano: “O bella ciao, ciao…”. Non vidi allora televisioni, nemmeno quando, nell’autunno 2008, un commando assalì il peschereccio al largo di Rafah, in acque palestinesi e Vittorio fu rinchiuso a Ramle e poi rispedito a casa in tuta e ciabatte. Certo, ora non posso che ringraziare la stampa e la tv che ci hanno avvicinato con garbo, che hanno “presidiato” la nostra casa con riguardo, senza eccessi, e mi hanno dato l’occasione per parlare di Vittorio e delle sue scelte ideali Questo figlio perduto, ma così vivo come forse non lo è stato mai, che come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi. Lo vedo e lo sento già dalle parole degli amici, soprattutto dei giovani, alcuni vicini, altri lontanissimi, che attraverso Vittorio hanno conosciuto e capito, tanto più ora, come si può dare un senso ad “Utopia”, come la sete di giustizia e di

Eravamo lontani con Vittorio, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo amato mar Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi, passandoci il testimone. Restiamo umani.
(Egidia Beretta Arrigoni, “Vittorio non è mai stato così vivo”, da “Il Manifesto” del 20 aprile 2011, www.ilmanifesto.it).
Pubblicato da arial a 12:01 venerdì 29 aprile 2011
Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina
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