Friday, 19 August 2011 11:39 Emma Mancini (Alternative Information Center)
Una donna palestinese nella sua casa a Gaza, colpita ieri dalle bombe dell’aviazione israeliana (Foto: Reuters)
Al triplice attacco di ieri a Sud dello Stato di Israele, in cui hanno perso la vita 14 persone, le autorità israeliane hanno risposto con le bombe. Da ieri pomeriggio l’aviazione sta colpendo il Nord e il Sud della Striscia. Bilancio provvisorio di sette morti, tra cui un bambino.
La reazione contro la popolazione di Gaza, ritenuta dal ministro della Difesa Barak la ragione degli attacchi che hanno colpito nella giornata di ieri il confine con l’Egitto, è stata annunciata poche ore dopo l’agguato, dove un gruppo di uomini armati di pistole, kalashnikov ed esplosivo ha sferrato un assalto combinato a venti chilometri a Nord della città di Eilat, località turistica sul Mar Rosso: 14 vittime, tra cui sette civili, e almeno 26 feriti.
Nel giro di tre ore, il commando ha colpito un autobus, un veicolo militare israeliano e due automobili private. A mezzogiorno, il gruppo armato ha aperto il fuoco contro il bus 392 della linea Egged, in viaggio dalla città di Be’er Sheva a Eilat, all’altezza di Ein Nefamin lungo l’autostrada numero 12. L’autobus, centrato da una pioggia di proiettili kalashnikov, stava trasportando civili e numerosi soldati israeliani, che avevano lasciato le rispettive basi per licenza.
Subito è accorsa sul luogo una pattuglia militare, colpita da ordigni esplosivi detonati vicino all’autobus: alcuni testimoni parlano di una serie di bombe poste lungo la strada ed esplose all’arrivo dei mezzi militari. L’esercito di Tel Aviv ha reagito chiudendo l’area con posti di blocco. Un portavoce dell’IDF ha reso noto che, una volta rintracciato e bloccato il veicolo su cui viaggiavano alcuni membri del commando, è esploso un conflitto a fuoco. Sette membri del gruppo armato sarebbero stati uccisi.
L’autobus della linea Egged colpito ieri nei pressi di Eilat da un commando armato
L’autista dell’autobus ha raccontato che gli uomini armati indossavano divise dei soldati egiziani, un elemento che fa pensare che il commando sia penetrato in Israele dalla frontiera con l’Egitto. Con il passare delle ore, si è fatta strada l’ipotesi di un attacco combinato che ha visto la partecipazione di più gruppi e almeno una ventina di miliziani: un’ora dopo il primo attacco, infatti, due missili anti-carro hanno fatto saltare in aria due veicoli privati, ferendo sette persone e uccidendone sei, mentre al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza è stato registrato il lancio di razzi verso Israele.
Non si è fatta attendere la reazione del ministro della Difesa, il mastino Ehud Barak, che ha subito imputato la responsabilità degli attacchi alla resistenza gazana. “La vera responsabile di questo attacco è Gaza, risponderemo con forza e determinazione”. Un dispiegamento di forze immediato: già nel pomeriggio di ieri aerei militari israeliani hanno iniziato a sorvolare la Striscia, poco dopo sono cominciati i bombardamenti. Attacchi aerei a Nord, a Beit Hanoun e Beit Lahiya, e a Sud, a Khan Younis e Rafah. Proprio a Rafah sarebbero morti sei palestinesi: un bambino, quattro membri del Popular Resistance Committees e Abu Sabri Enner, capo delle brigate Salah Eddin, il braccio armato di un gruppo salafita islamico.
Gli aerei militari continuano a sorvolare Gaza, compiendo attacchi a Sud, a Az-Zaitoun. E proseguono anche i lanci di missili verso Israele: sarebbero già dieci quelli diretti verso Ashkelon, Kyriat Gat e Be’er Sheva. Totalmente chiusi sia il valico di Erez tra Gaza e Israele, in entrambe le direzioni, sia il confine di Rafah con l’Egitto. Hamas ha da subito negato il proprio coinvolgimento nella serie di attacchi di ieri, ritenendo però l’assalto la naturale risposta ai raid israeliani che colpiscono ogni giorno la popolazione sotto assedio di Gaza
I bombardamenti israeliani della scorsa notte sulla Striscia di Gaza (Foto Christopher Furlong)
Citato dall’agenzia di stampa Ma’an News, il leader di Hamas Bardawil ha raccontato che nei giorni scorsi fonti giordane dei servizi segreti israeliani avrebbero informato Tel Aviv degli attacchi. Il mancato intervento, secondo Bardawil, è imputabile alla politica israeliana di utilizzare lo spettro della sicurezza per mantenere il controllo della società: muovere l’attenzione dell’opinione pubblica, impegnata nelle ultime settimane in movimenti sociali di protesta contro la politica economica del governo, sulla sicurezza dello Stato d’Israele. Già poche ore dopo i fatti di Eilat, i leader del movimento di protesta hanno sospeso le manifestazioni programmate per i prossimi giorni nelle città israeliane.
E in Israele si torna a parlare delle garanzie che un Egitto debole e traballante possa fornire alla sicurezza di Tel Aviv. Il governo israeliano non ha mai nascosto i timori in merito alla possibilità che militanti islamici potessero approfittare del vuoto di potere per sferrare attacchi contro Israele. “Un simile evento dimostra la debolezza dell’Egitto in Sinai”, ha detto il ministro Barak.
L’Egitto si difende: ha potenziato le misure di sicurezza al confine con lo Stato di Israele e ha compiuto proprio ieri nel Nord del Sinai, durante il quale sono stati catturati quattro militanti islamici in procinto di attaccare un gasdotto. La scorsa settimana, il governo provvisorio egiziano ha inviato migliaia di truppe nella penisola del Sinai, misura che è parte di una più vasta operazione contro i militanti di Al Qaida nell’area.
Una bambina palestinese all’ospedale Al-Shifa di Gaza City (Foto Reuters)
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