23 OTTOBRE 2013 PUBBLICATO DA ILARIA BRUSADELLI
Il Coordinamento Eritrea Democratica (organismo che si occupa delle violazioni dei Diritti Umani e del passaggio alla Democrazia in Eritrea) promuove un presidio il 25 ottobre a Roma, dopo i “funerali di plastica” come il giornalista Fabrizio Gatti definisce la cerimonia commemorativa organizzata per i 646 morti annegati nei primi undici giorni di ottobre nel tentativo di raggiungere Lampedusa.
In un comunicato Marco Cavallarin, esponente del coordinamento Eritrea Democratica scrive:
I Funerali di Stato per le Vittime di Lampedusa sono diventati cerimonia commemorativa nel borgo natìo di Angelino Alfano. Non più a Lampedusa, ma al molo San Leone di Agrigento-Porto Empedocle.
Senza le salme, già tempestivamente inumate. Senza le famiglie, i parenti, gli amici, ai quali non è stato reso possibile raggiungere la Sicilia dall’Italia e dall’Europa per la inutile, ormai, fretta con cui la cerimonia è stata indetta.
Senza i compagni di naufragio sopravvissuti, tenuti come prigionieri nel CIE di Lampedusa.
Senza il Sindaco di Lampedusa, senza la Presidente del Parlamento, Laura Boldrini, che ha scelto di andare a una cerimonia funebre, “minore” minore ma ben più simbolica e significativa, a Mazzarino.
Senza il Sindaco di Agrigento, indignato per quella che lui stesso ha definito “una farsa di Stato”.
Senza Presidente del Consiglio che aveva promulgato i Funerali di Stato sull’onda della carità cristiana del momento, poi svanita quando si è fatta strada la consapevolezza che troppo complicate sarebbero state le conseguenze dell’onorare degnamente quei fuggitivi.
La cerimonia si svolge invece, visibilissima passerella, alla presenza dell’ospitale padrone di casa, Ministro degli Interni Angelino Alfano. E dell’ambasciatore eritreo, rappresentante del governo dittatoriale e sanguinario che ha costretto quei morti e quei sopravvissuti alla fuga dall’Eritrea, paese prigione, paese mattatoio. Insieme all’ambasciatore una schiera di funzionari consolari eritrei, e sedicenti amici dell’Eritrea che in questi giorni, come sempre, a Lampedusa, come altrove, hanno compiuto sistematica opera di schedatura dei sopravvissuti perché in patria se ne possano ricattare le famiglie.
Il presidio vuole far luce non solo sulla situazione dei migranti, ma di un popolo intero, quello eritreo, sotto il giogo di una pesantissima dittatura che agisce nel più assordante silenzio mediatico. Il comitato scrive:
Bisogna sapere che
in Eritrea governa un dittatore,Isaias Afewerki, assetato di potere, che dagli anni settanta ha iniziato a sterminare gli intellettuali, oppositori politici e di coscienza, giornalisti, religiosi… e ha reso schiavi i giovani con il pretesto di servizio militare
- La crisi economica in Eritrea è endemica ed è pianifica dal dittatore per umiliare e inginocchiare il popolo
- Se i figli scappano, anche maggiorenni, ai genitori si chiede di pagare 50.000 nakfa o si costringono ai lavori forzati
- Tante persone che scappano dall’Eritrea, anche con la connivenza dei generali del dittatore, vengono vendute ai rasciada e ai beduini del Sinai. Ci sono più di 5.000 cadaveri recenti, alcuni morti dopo essere stati ricambi di organi
- la Costituzione eritrea, approvata nel 1997, non è mai stata applicata
- l’opposizione è stata repressa e un partito unico porta alla rovina il paese
- decine di migliaia di giovani (uomini e donne) sono obbligati al cosiddetto “ servizio militare” e in realtà vivono in schiavitù e reclusi in prigioni impossibili
- migliaia di esuli eritrei, che vivono da anni all’estero, sono costretti col ricatto a pagare per salvare parenti deportati e imprigionati
di Ilaria Brusadelli
Per informazioni sul presidio di venerdì 25 ottobre a Roma: facebook.com
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