Oggi inizia la Festa della birra palestinese Taybeh. Due giorni di divertimento che attirano migliaia di palestinesi e stranieri da ormai sette anni all’omonimo paesino cristiano.
IKA DANO
Beit Sahour (Cisgiordania) 1 ottobre 2011, Nena News (nella foto, il fondatore Nadim Khoury con la birra Taybeh). E’ ormai diventata una tradizione l’annuale Festa della birra palestinese Taybeh, che ha reso famoso il paese di 1 300 anime omonimo. Il festival, chiamato come il famoso “Oktoberfest” di Monaco di Baviera, aprirá stamane e ospiterá un vasto programma culturale comprendente rappresentazioni teatrali, spettacoli di folkore e prominenti gruppi musicali quali la banda “Toot Ard” dal Golan occupato e il famoso gruppo hip hop DAM. Sin dalla sua prima edizione nel 2005, la Taybeh October Fest ha visto affluire migliaia di palestinesi e stranieri, attirati da questa evento insolito per una popolazione a maggioranza mussulmana.
Il sito internet della Taybeh suggerisce peró che la birra sia nata 5 000 anni fa proprio in un paese arabo, l’Egitto, per poi arrivare dall’altra parte del Mediterraneo ed infine nel Paese natale del Cristianesimo, dove non è solo la minoranza cristiana – 10% della popolazione – ad apprezzare la bevanda al malto. Prima della seconda Intifada iniziata nel settembre del 2000, la produzione annua era di 600 000 litri, venduti in Palestina ma anche in alcune cittá israeliane quali Nazaret e Jaffa – cosiddette “miste” per la nutrita comunitá palestinese che ancora vi risiede – e all’estero. Con l’Intifada la produzione è calata del 80%, tanto da far vacillare l’impresa messa su dalla famiglia Khoury, rientrata dagli Stati Uniti nel 1993 in seguito agli accordi di Oslo e alla conseguente nascita del governo a capo di quello che sarebbe dovuto presto diventare lo Stato palestinese. La fiducia nella vicina fine del conflitto aveva convinto i Khoury a rientrare nel villaggio natale di Tyabeh ed investire 1 millione di dollari circa nel primo birrificio palestinese.
In tempi di sollevamenti popolari neppure l’export puó salvare la produzione, in Palestina. L’occupazione israeliana non controlla solo le fonti idriche – la cui acqua è ha detta della figlia Nadees Khoury l’ingrediente piú prezioso della Taybeh – ma anche il traffico di uomini e merci alle frontiere. “Spesso e volentieri – spiega Nadim al quotidiano The National– i tir con le bottiglie vuote importate vengono fermate a tempo indeterminato ai checkpoint israeliani e controllate una ad una da cani addestrati. L’esporto viene reso difficoltoso da ritardi e controlli ai posti di blocco e nei porti isrealiani”. In virtú degli accordi economici di Parigi firmati dopo Oslo, la Taybeh – come tutti i restanti prodotti palestinesi – puó venire esportata attraverso Israele solo con il codice a barra israeliano, che ne incassa quindi le relative tasse. Ció nonostante, oggi la produzione è tornata a pieno regime e la Taybeh viene esportata in Germania, Gran Bretagna, Belgio e addirittura Giappone. Dal lancio della versione non-alcoolica nel 2008, anche le vendite interne sono incrementate.
Alla festa della birra ci si aspetta anche quest’anno di fare il bis del 2009 con diecimila visitatori, sempre che la critica lanciata da alcuni attivisti del movimento di boicottaggio (BDS) lo scorso anno per la partecipazione della Taybeh al Festival Internazionale della birra di Tel Aviv non abbia raggiunto molti interessati. Scalfendo l’immagine dell’impresa famigliare con l’accusa di normalizzazione delle relazioni con il Paese occupante in nome degli affari. Nena News.
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