FOTOGALLERY: Il checkpoint dei lavoratori di Qalqilyia

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Friday, 24 February 2012 10:07 Emma Mancini (Alternative Information Center)

Lavoratori palestinesi attraversano il crosspoint di Eyal a Qalqilyia (Foto: Emma Mancini, AIC)

Quello che separa la città di Qalqilyia da terre e lavoro finiti al di là del Muro israeliano non è neppure un vero checkpoint. Lo chiamano crosspoint, passaggio controllato dall’esercito israeliano e riservato ai pochi palestinesi detentori di un permesso di lavoro.

È il crosspoint di Eyal: viene attraversato ogni giorno da circa 5mila lavoratori palestinesi provenienti dal Nord della Cisgiordania, da Tulkarem a Jenin. Il checkpoint apre alle 5 del mattino e chiude alle 5 di pomeriggio. Le interminabili file per passare i controlli della sicurezza israeliana iniziano presto, ben prima dell’alba.

 

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Il checkpoint di Eyal è riservato a chi possiede un permesso di lavoro per entrare in Israele (Foto: Emma Mancini, AIC) 

Il passaggio è consentito solo a piedi, nessuna automobile o mezzo di trasporto è autorizzato ad attraversare Eyal. L’area è stata dichiarata zona militare israeliana e non è avvicinabile con facilità. Solo il permesso di lavoro permette il transito, dalla domenica al venerdì.

 

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La barriera di separazione a Eyal (Foto: Emma Mancini, AIC) 

Le terre agricole finite al di là del Muro di Separazione, una barriera di reti elettrificate e cemento che non segue la Linea Verde e che circonda la città, sono di proprietà palestinese, per lo più di palestinesi residenti a Qalqilyia (oltre 41mila) e che oggi non possono più accedervi. La perdita del principale strumento di sopravvivenza, la terra, ha spinto molti palestinesi a cercare lavoro in Israele.

 

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Il Muro di Separazione che circonda quasi interamente la città di Qalqilyia (Foto: Emma Mancini, AIC) 

I circa 130 villaggi del distretto, da Jaius a Falamya, sono stati più fortunati: gli israeliani hanno creato checkpoint agricoli. Chi ottiene il necessario permesso rilasciato dalle autorità israeliane può attraversarli per lavorare i propri appezzamenti finiti al di là del Muro di Separazione. Anche qui i controlli sono lunghi e accurati: i gate agricoli, in genere, vengono aperti dalle 7.15 alle 7.45 del mattino e dalle 16 alle 17 del pomeriggio. Sono gli unici archi di tempo nei quali i contadini palestinesi possono entrare e uscire dalle proprie terre.

 

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La costruzione del Muro a Qalqilyia è cominciata nel 2003, provocando la confisca del 50% delle terre agricole della città (Foto: Emma Mancini, AIC) 

A fare da gabbia alla città e ai suoi villaggi c’è il Muro, serpente di cemento alto otto metri che circonda Qalqilyia e intramezzato da decine di torri di controllo. La costruzione è cominciata nel 2003 e il tracciato attuale non segue la linea di armistizio tracciata nel 1967: entrando prepotentemente in territorio palestinese, ha portato alla confisca di circa 50mila dunam di terra coltivata (1dunam=1km²), quasi il 50% del totale.

 

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Una fionda lungo il percorso del Muro (Foto: Emma Mancini, AIC) 

La principale via della città, lungo la quale si svolgeva la vita sociale e economica dei residenti, va ora a sbattere contro la barriera di separazione. I palestinesi dei villaggi vicini erano soliti percorrerla per raggiungere il mercato generale che si svolgeva ai suoi lati. Ora si interrompe con il Muro, la strada e le sue attività sono morte.

 

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 il percorso del Muro (Foto: Emma Mancini, AIC) 

Intanto, dall’altra parte del Muro corre l’autostrada 6, la Rabin Road. Lunga 193 chilometri, collega Beer Sheva a Sud con la Galilea a Nord. Nel tratto in cui la Rabin Road costeggia Qalqilyia le autorità israeliane hanno piantato siepi in fiore e alberi, così da nascondere all’automobilista israeliano il fastidioso spettacolo di un mostro di cemento alto otto metri.

 

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La strada principale della città, interrotta dalla costruzione dell barriera (Foto: Emma Mancini, AIC)

http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/11-aic-projects/3438-fotogallery-il-checkpoint-dei-lavoratori-di-qalqilyia

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