Monday, 19 December 2011 07:37 Mya Guarnieri, Alternative Information Center
Jeff Halper, fondatore di ICAHD, a destra
Domenica 18 dicembre circa 30 palestinesi, israeliani e internazionali si sono riuniti all’entrata del campo profughi di Shu’fat per manifestare contro il nuovo check-point israeliano, che ha aperto lunedì scorso e che un attivista israeliano ha denominato come “pulizia etnica”.
I bambini palestinesi hanno lanciato pietre, la polizia israeliana ha risposto sparando proiettili di gomma.
Alcuni attivisti locali sono stati arrestati prima della manifestazione.
Il piccolo gruppo di manifestanti si trovava presso la rotonda vicina al nuovo check-point, sventolando striscioni e tenendo discorsi. La polizia israeliana si è avvicinata e ha chiesto al gruppo di indietreggiare di 20 metri perché “li disturbava. I manifestanti hanno risposto che il posto di blocco dava loro fastidio e si sono rifiutati di muoversi.
Dopo un teso braccio di ferro, la polizia è andata via e la protesta è continuata.
“Questo [checkpoint] non ha nulla a che vedere con la sicurezza” ha dichiarato Jeff Halper, co-fondatore del Comitato Israeliano contro la Demolizione delle Case (ICAHD) all’Alternative Information Center – “Ci sono palestinesi su entrambi i lati del confine. [Il posto di blocco] ha un unico scopo – di concentrare 50.000 palestinesi da una sola parte del muro di [separazione] in modo da revocare loro la residenza “.
Halper ha aggiunto che il check-point è parte di un piano di “pulizia etnica”.
Il campo profughi di Shu’fat è stato creato dalla Giordania nel 1966. Oggi è sede di circa 50.000 palestinesi. Si trova nella parte orientale della città e cade all’interno dei confini della municipalità delineati da Israele.
Molti degli abitanti hanno la residenza di Gerusalemme. Ma per mantenere questo status, devono dimostrare che Gerusalemme rimane il “centro” della loro vita. Secondo gli attivisti, il posto di blocco – che separa una zona di Gerusalemme da un’altra, ostacolando la libera circolazione – rende più difficile questo già complicato compito. Decine di residenti palestinesi di Gerusalemme perdono il loro diritto di residenza ogni anno; il 2008 ha segnato un massimo storico, con il governo israeliano che ha privato oltre 4000 palestinesi del proprio status.
Mouheisen Jaber, capo del Comitato Popolare di Shu’fat, ha definito il posto di blocco illegale. “Noi abbiamo carte d’identità israeliane. Vivere qui e muoversi liberamente è un nostro diritto fondamentale”. E ha aggiunto: “Prima o poi l’occupazione finirà”.
Quando la protesta stava per terminare, alcuni bambini piccoli hanno lanciato pietre verso il check-point. La polizia israeliana ha sparato proiettili di gomma. I ragazzi hanno continuato e la polizia è entrata nel campo profughi estraendo le armi. I manifestanti israeliani hanno chiesto loro di andarsene, dicendo che la loro presenza e le loro armi erano una provocazione. La polizia si è ritirata fino alla rotonda nei pressi del check-point.
Quando è stato chiesto via e-mail lo scopo del nuovo check-point presso il campo profughi di Shu’fat e se aveva lo scopo di separare i residenti di Gerusalemme da altre aree della città, i funzionari israeliani non ha risposto.
Foto di Mya Guarnieri
Tradotto in italiano dall’Alternative Information Center
http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/11-aic-projects/3334-fotogallery-protesta-nel-campo-profughi-di-shufat
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