Gaza spera in una Eid al Fitr di serenità

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Non lo sara’ per tutti. A causa della poverta’ e della disoccupazione, della chiusura del valico di Rafah. E per il lutto di chi ha perso un famigliare nella guerra di novembre.

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 giovedì 8 agosto 2013 10:45
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Le foto sono di Rosa Schiano

di Rosa Schiano

Gaza, 8 agosto 2013, Nena News – Anche Gaza inizia oggi a celebrare la Festa dell’Eid al Fitr che segna la fine del digiuno diurno osservato dai musulmani durante il sacro del Ramadan.

Questa mattina alle 6.30 si è svolta la prima preghiera nelle diverse moschee e nel campo sportivo Yarmouk in Gaza city. Qui la celebrazione ha visto la partecipazione del primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh, il quale, dopo la preghiera, ha invitato in un discorso le autorità egiziane ad aprire il valico di Rafah ai beni ed alle persone, ribadendo che Gaza non entra negli affari interni egiziani né intende interferire negli affari interni degli altri paesi arabi, ma intende seguire esclusivamente la questione palestinese come questione centrale per la nazione.

Haniyeh ha infine espresso il desiderio di unità del popolo palestinese, di riconciliazione e di fine delle divisioni, ed ha ribadito il rifuto del ritorno ai negoziati con l’occupazione. Negli auguri del primo ministro, un pensiero speciale è stato rivolto alle famiglie delle vittime delle operazioni militari israliane sulla Striscia di Gaza.

Il campo sportivo Yarmouk era affollato di donne, uomini e bambini. Durante i tre giorni dell’Eid usualmente si svolgono visite familiari. Ai bambini sono regalati nuovi vestiti da indossare durante la festa e le donne ricevono regali speciali dai loro cari. I bambini inoltre ricevono l’ Eid-ey-yah dai loro genitori, una piccola quantità di denaro da spendere nei tre giorni. Le famiglie si riuniscono, cucinano e mangiano insieme.

I palestinesi di Gaza riescono a mantenere lo spirito di questa festa nonostante l’assedio sotto cui sono costretti a vivere ed i conseguenti disagi economici che ne derivano.

“Durante l’Eid preghiamo, visitiamo i nostri parenti, pranziamo insieme”, ci ha detto Reem, una giovane mamma lavoratrice di 27 anni che vive nel quartiere antico della città. “Il primo giorno dell’Eid ricevo a casa i miei familiari, mentre mio marito va a visitare i suoi familiari. Il secondo giorno vado a visitare mia madre ed il resto dei parenti”, ci ha spiegato. “Al mattino indossiamo i nuovi vestiti, poi diciamo una speciale preghiera per l’Eid, iniziano le visite familiari, gli uomini vanno a visitare i loro parenti e le donne ricevono i propri familiari. L’ Eid al Fitr ha un valore importante perché avviene dopo il digiuno del Ramadan”.

Per me – ha aggiunto Reem – in quanto donna, l’Eid e’ un giorno bellissimo, prego, mi preparo, vesto i miei bambini. Dopo i 30 giorni di digiuno, sentiamo di aver fatto il nostro dovere verso Dio, e per questo Dio ora ci dona un regalo. Prepariamo inoltre torte e biscotti come i caac e i maamoul con i datteri, alcune persone utilizzano anche nocciole”, ha concluso Reem.

Il mercato di Gaza, infatti, soprattutto il giorno precendete la festa, è invaso da famiglie che acquistano mandorle, datteri, noci ed ogni ingrediente per cucinare torte in casa, e cioccolattini da offrire durante le visite familiari.

“L’ Eid al Fitr è una festa gioiosa per tutti i palestinesi”, ci ha detto Lulu, una studentessa ventenne del campo rifugiati di Shati. “I musulmani pregano e si incontrano scambiandosi gli auguri, visitano i genitori ed i parenti. Di solito al mattino mangiamo Fesikh (un tipo di pesce conservato sotto sale per mesi), è la tradizione. Io vado con i miei cugini al parco di Al Jundie, i bambini sono felici. Non può essere espressa la gioia dell’ Eid in parole, io non vedo l’ora che venga quel giorno”, ci ha detto Lulu.

Indipendentemente dallo strato sociale, la religione qui sembra costituire una componente fondamentale della vita dei palestinesi. Il sacrificio del digiuno durante il Ramadan – spiegano i musulmani – permette di potersi sentire più prossimi a chi è povero e più vicini a Dio. La rottura del digiuno diventa una festa vissuta con entusiasmo. Le visite familiari, che sono normalmente frequenti, assumono nell’Eid un significato particolare di maggiore condivisione.

Ma l’Eid per alcuni non assume solo un significato religioso. Sono anche giorni in cui i palestinesi di Gaza possono allontanarsi dallo stress dei problemi quotidiani. Impossibile infatti non essere travolti dall’atmosfera dell’Eid nelle strade di Gaza, che, dapprima semideserte durante i giorni di Ramadan, si riempiono di famiglie, mentre le voci degli imam dalle diverse moschee creano un’atmosfera suggestiva.

Non tutti i palestinesi però possono vivere la festa dell’Eid con lo stesso spirito. Non sarà un Eid felice per le tante famiglie delle vittime che hanno perso i loro cari nel corso di quest’ultimo anno, soprattutto durante l’offensiva militare israeliana di novembre “Pilastro di Difesa”.

“Il Ramadan è stato doloroso per noi”, ci ha detto Mona Al Shawa, che ha perso la sua giovane figlia lo scorso 20 novembre, uccisa da due missili lanciati sulla propria abitazione nel quartiere di Shijaia, ad est di Gaza city. Iusra, sua figlia, era una bellissima ragazza di 18 anni, l’unica figlia femmina della famiglia Al Shawa. “In questo periodo dell’anno, Iusra usava andare al mercato per comprare cibo e vestiti, non per sé stessa, ma per i suoi fratelli, per sua madre, per i suoi nipoti. Era una ragazza indipendente ed intelligente”, ci ha detto suo padre Basel.

“Siamo andati al cimitero per comunicarle i nostri sentimenti, portare acqua alle piante”, ha aggiunto Basel, che, in un silenzio commovente ha improvvisamente interrotto il suo discorso, poi ha proseguito: “Iusra era lo spirito dell’ Eid qui, vestiva i suoi fratelli, cucinava. La sua morte ha scioccato tutti”. La famiglia Al Shawa non celebrerà l’Eid. Alcuni parenti faranno loro visita, mentre uno dei fratelli della ragazza ha deciso di passare i tre giorni a casa della nonna per non vivere in casa la mancanza della sorella.

In un territorio i cui valichi sono aperti a tempo limitato, condannato all’impossibilità di sviluppo economico, alla disoccupazione dilagante, alla privazione della libertà di movimento e di ogni diritto umano, ad aggressioni impunite contro i civili, la popolazione vive questi giorni di festa nel solo modo possibile, augurandosi reciprocamente che ogni anno si stia bene, che magari il prossimo anno sia un anno migliore.Nena News

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=83583&typeb=0&Gaza-spera-in-un-Eid-al-Fitr-di-festa

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