Gerusalemme Est: coloni danno fuoco alla tenda dell’ISM a Sheikh Jarrah

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Thursday, 15 September 2011 13:11 Ben Lorber (Alternative Information Center)

Un residente di Skeikh Jarrah mostra quello che rimane della tenda dell’ISM, bruciata dai coloni l’11 settembre (Foto: Ben Lorber – AIC)

Alle 2 di notte di lunedì 11 settembre Solidarity Movement, stabilita per monitorare ed evitare le violenze dei coloni nell’area

La tenda, fortunatamente vuota al momento dell’incendio, si trovava nel cortile della casa della famiglia al-Kurd dal marzo del 2011. La famiglia al-Kurd, che vive nella proprietà dal 1956, risiede nella parte posteriore della casa perché un gruppo di giovani ebrei ortodossi a rotazione occupa la parte anteriore della loro abitazione. Ciò è dovuto alla sentenza di una corte israeliana che ha proibito alla famiglia di abitare l’estensione della casa, costruita nel 2000. Da quando la casa è stata occupata nel 2008, la famiglia al-Kurd è costretta a sopportare una coesistenza difficile, tesa e violenta con i coloni. L’ISM ha per questo mantenuto una presenza costante fuori dalla casa degli al-Kurd per monitorare la situazione e portare loro la solidarietà internazionale.

 

“Ero a casa – racconta Nabil al-Kurd – e alle 1.30 ho sentito dei rumori. Sono uscito e ho visto pompieri e polizia”. Mohammed Sawbag, residente del quartiere, aggiunge: “La polizia ha chiesto delle fotografie come prova, foto che io ho fatto. Abbiamo le nostre videocamera e schermi di computer nella casa di Nabil. Invieremo la registrazione di quello che è successo alla polizia”.

 

La violenza dei coloni non è un fatto nuovo in quest’area di Gerusalemme Est, abituata al conflitto politico, civile e ideologico. Nel 1956, a 28 famiglie di rifugiati palestinesi sono state assegnate le terre dall’UNRWA e dal governo giordano, all’epoca responsabile del controllo di Gerusalemme Est dopo la guerra del 1948. I diritti di proprietà promessi alle famiglie non sono stati mai consegnati e, dopo la guerra dei Sei Giorni nel 1967, il Comitato della Comunità Sefardita e la Knesset hanno prodotto titoli di proprietà dell’era ottomana relativi alle proprietà ebraiche della terra dalla fine del 1800. Nonostante la dubbia autenticità dei documenti (un giro negli archivi ottomani in Turchia alla fine degli anni Novanta ha rilevato che alcuni documenti non esistono, mentre gli altri mancano di specifici requisiti come la descrizione dettagliata delle proprietà) e nonostante il fatto che la proprietà garantita dai documenti sia solamente una primaria registrazione di proprietà che non autorizza lo sfratto di terzi che la abitano, le due commissioni hanno velocemente iniziato a chiedere il pagamento dell’affitto e a cercare di sfrattare le 28 famiglie di Sheikh Jarrah.

 

La battaglia legale che ha afflitto la comunità dalla metà degli anni Settanta ha subito un drastico cambiamento nel 2009, quando quattro famiglie sono state forzatamente allontanate dalle loro case dalle autorità israeliane, ora, numerosi coloni vivono fianco a fianco con le restanti 24 famiglie di Sheikh Jarrah, costrette a rivolgersi ai tribunali e a vivere in uno stato di precarietà e incertezza.

 

Perché Israele vuole questa terra? La Civic Coalition for Defending Palestinians’ Rights di Gerusalemme, nel report del dicembre del 2009 ‘Esproprio e espulsione a Gerusalemme: le storie di Sheikh Jarrah’, scrive che “l’importanza strategica di Sheikh Jarrah si basa sul fatto che il controllo israeliano dell’area potrà formare una zona cuscinetto tra quello che Israele vuole ottenere: Gerusalemme a maggioranza ebraica”. Il report aggiunge: “Le varie iniziative collettive di sviluppo a Sheikh Jarrah sono volte alla creazione di roccaforti nello storico bacino che circonda la Città Vecchia – con Sheikh Jarrah a Nord, Silwan a Sud e il Monte degli Ulivi a Est. Sheikh Jarrah è situata tra la Città Vecchia e il Monte Scopus, sede dell’Università Ebraica e dell’ospedale Hassan. Al fine di stabilire continuità all’interno di questo corridoio che collega Gerusalemme Est a siti di importanza strategica, storica e religiosa per la popolazione ebraica, una serie di quartieri israeliani sono stati costruiti proprio tra Gerusalemme Ovest e il Monte Scopus”.

 

La battaglia dei residenti di Sheikh Jarrah contro le commissioni israeliane è così simultaneamente un battaglia contro l’occupazione israeliana, l’annessione e la colonizzazione di Gerusalemme Est. In piedi di fronte alle rovine carbonizzate della tenda dell’ISM, Mohammed Sawabag spiega come “fin dal principio loro non hanno accettato questo tipo di protesta. Non amano la tenda, con o senza persone dentro. A loro non piace questo tipo di simboli”.

 

Il recente atto di violenza è il più estremo di una serie di assalti verificatisi lo scorso mese. “Non è la prima volta che cercano di bruciarla – racconta un attivista dell’ISM – A giugno dei coloni hanno tentato di distruggerla, l’hanno strappata e sono entrati e hanno urinato nei materassi. Abbiamo dovuto cambiare le coperte. Dopo hanno urinato e defecato nel divano fuori dalla tenda”. Il peggior incidente si è verificato alla fine di giugno: “Eravamo seduti fuori, erano le 2 del mattino, e da una piccola finestra vicino alla tenda hanno tirato i loro escrementi nella tenda. Sono finiti nei materassi, nel pavimento, dentro, ovunque. Abbiamo pulito e un’ora dopo lo hanno fatto di nuovo. Abbiamo pulito ancora e i coloni se ne sono andati, fingendo di non aver fatto nulla”.

 

L’incendio nel cortile della casa della famiglia al-Kurd è stato uno choc per l’affiatata comunità palestinese di Sheikh Jarrah. Nabil al-Kurd racconta: “Nessuno fa cose simili eccetto i coloni, perché nessuno nel quartiere può fare qualcosa di simile alla mia casa, sono brave persone”. I coloni hanno lasciato segni visibili del loro passaggio nella proprietà. Il portone e il cortile intorno alla parte anteriore della casa, occupata dai coloni nel 2008, è adornata da bandiere israeliane e stelle di David, un’ostentazione che va oltre l’orgoglio religioso e culturale e diventa pura sfacciataggine e testarda autoaffermazione. Un’ostentazione che impallidisce se comparata all’altra casa occupata nella stessa via, che oltre alle bandiere israeliane ha sul tetto un enorme menorah alta dieci piedi.

 

Le mura della casa degli al-Kurd sono state sporcate con graffiti (“Fuck Palestine” e il logo della Jewish Defende League) e la maggior parte dei disegni colorati, dipinti dagli attivisti insieme ai bambini della comunità di Sheikh Jarrah, sono stati scarabocchiati con spray di vernice nera. Slogan come “Free Palestine” e immagini della bandiera palestinese avvolta nel filo spinato, comunque, si sono salvati, come simbolo di resistenza e solidarietà.alcuni coloni del quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, hanno appiccato il fuoco alla tenda dell’International

I graffiti dei coloni nel quartiere Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est (Foto: Ben Lorber – AIC)

Nell’attuale clima politico, con l’iniziativa palestinese alle Nazioni Unite tra meno di due settimane, quest’ultimo attacco alla tenda dell’ISM è quasi certamente motivata dalla paura per un futuro incerto. Sarah, attivista di Sheikh Jarrah Solidarity, dice: “Si parla di un momento difficile perché c’è settembre e coloni e autorità israeliane compiono atti volti a far sembrare tutto più drammatico, credo per giustificare la loro violenza. Spero di no, ma ho paura che accada. Credo sia un sentimento crescente quello che i coloni a Gerusalemme Est e in Cisgiordania hanno, sostenuti dalle autorità. Bruciare qualcosa è un’azione violenta e ritengo che sentano una sorta di protezione che li autorizzerà a fare quello che vorranno”.

 

Sheikh Jarrah Solidarity, organizzazione di attivisti israeliani, tiene manifestazioni settimanali a favore della comunità palestinese dall’agosto del 2009, quando le prime espulsioni sono cominciate. L’organizzazione, dice Sarah, ha iniziato con la considerazione che “ovviamente qui c’è una lunga tradizione di lotta nonviolenta palestinese alla quale israeliani e internazionali hanno preso parte, ma è più che altro concentrata in Cisgiordania. A Gerusalemme Est la lotta, prima di Sheikh Jarrah, seguiva le orme di questa resistenza popolare. Quando le espulsioni sono cominciate a Sheikh Jarrah, la lotta era quasi sconosciuta, la gente non aveva quasi mai sentito parlare. Ora molti sanno cos’è Sheikh Jarrah. C’è molto lavoro da fare per portare questa storia ad un nuovo pubblico, che si considera più centrale. Ma riteniamo che se conoscessero la situazione a Sheikh Jarrah, capirebbero che discriminazione e che tipo di problemi la gente affronta”.

 

La situazione di Sheikh Jarrah si è evoluta dalle espulsioni forzate del 2009. Allora, la polizia pattugliava le strade costantemente, scontri tra coloni e palestinesi erano frequenti e a volte diventavano violenti, gli arresti erano comuni e gli attivisti internazionali erano presenti giorno e notte. Ora, gli attivisti dell’ISM trovano spesso le strade calme e il loro solo compito di notte è fumare sigarette con i palestinesi e farsi beffe dei coloni, che a volte sputano contro di loro prima di tornare alle proprie vite quotidiane. Il primo settembre, Sheikh Jarrah Solidarity ha annunciato nel proprio sito web che “la situazione è cambiata. L’acquisizione di proprietà da parte di coloni è stata ostacolata in alcune zone del quartiere e fermata in altre. I tribunali hanno iniziato, per la prima volta da anni, a emettere sentenze contro le organizzazioni dei coloni. La polizia, il braccio esecutivo degli insediamenti, è uscita dal quartiere. Arresti di residenti sono quasi scomparsi. E, più importante, la realtà politica di Gerusalemme Est e Ovest ha cominciato a cambiare. La lotta comune israelo-palestinese è diventata una favola. Tuttavia, gli obiettivi della nostra lotta – la rimozione dei coloni da Sheikh Jarrah, il ritorno delle famiglie nelle loro case e soprattutto la liberazione dei residenti di Gerusalemme Est dalla repressione – sono ancora lontani dall’essere ottenuti”.

 

Proprio perché gli obiettivi della resistenza sono ancora lontani, l’ISM è più determinato che mai a ricostruire la tenda e a mantenere la propria presenza a Sheikh Jarrah. “Noi possiamo permettere che l’occupazione diventi la normalità qui – dice un attivista fuori dalla casa della famiglia al-Kurd – Se abbandoniamo ora, manderemo un messaggio ai coloni: ‘Ok, avete vinto, vivete pure qui, tutto è a posto, non c’è niente che possiamo fare’. Questi coloni sono qui da almeno tre anni. Anche se tutti nel quartiere ci si sono abituati, fino a quando ci sarà un’occupazione noi saremo qui perché è ingiusta. E anche se le strade sono quiete la maggior parte delle notti, chi sa quando potrebbe accadere qualcosa?”.

 

E infatti, qualcosa può capitare in ogni momento. Il 9 novembre 2008, la Civic Coalition for Defending Palestinians’ Rights di Gerusalemme ha riportato che “la polizia è entrata nella casa della famiglia al-Kurd. Nel bel mezzo della notte, hanno buttato giù la porta di ingresso. I poliziotti, a volto coperto e armati, hanno velocemente riempito l’abitazione, circondato e chiuso il vicinato”. Questo tentativo di espulsione ha impostato il registro di quelle future, che sono avvenute all’improvviso, durante la notte, e sempre accompagnate da uno schieramento di soldati armati e dalla chiusura militare dell’area.

Un libro di Noam Chomsky tra gli articoli bruciati quando la tenda dell’ISM è stata distrutta dall’incendio (Foto: Ben Lorber – AIC)

Se l’ISM rimarrà a Sheikh Jarrah, il Sheikh Jarrah Solidarity sta sviluppando nuove strategie per risvegliare l’attenzione e combattere l’occupazione dentro Gerusalemme Est. Dice Sarah: “Sheikh Jarrah non è un incidente isolato, non si può separarlo da quello che sta avvenendo a Gerusalemme Est. Così nell’ultimo anno abbiamo manifestato anche in altri luoghi e l’obiettivo ora è portare la situazione a nuovi pubblici, che forse non vengono alle manifestazioni perché hanno paura o perché non amano manifestare. Lo faremo attraverso tour e un centro informazioni che avrà la sua sede a Sheikh Jarrah (non solo qualcosa che si svolge una volta a settimana) e potrà mostrare come la situazione è collegata al resto di Gerusalemme Est. Il punto è che noi stiamo lavorando sui diritti umani fondamentali, si tratta di lottare per l’uguaglianza e la giustizia. E naturalmente quello che accade a Gerusalemme Est è lo specchio delle discriminazioni contro i palestinesi. Per questo è così facile per i coloni ebrei prendersi le terre, la legge è dalla loro parte”.

 

Per adesso, la polizia sta indagando sui filmati della famiglia al-Kurd e cercando sospetti. Intanto, l’ISM mantiene la sua presenza notturna, sedendo fuori sotto le stelle in attesa di una nuova tenda. Mohammed Sawbag dice: “Loro (i coloni) non proveranno a fare nulla nei prossimi giorni, perché la situazione per loro è brutta. Abbiamo le foto di chi ha compiuto l’aggressione. Sono spaventati. Un colono mi ha detto di non essere responsabile, che non sa chi è stato. Gli ho risposto che è un bugiardo. Ha provato a dirmi che nell’ultimo mese non ci sono stati attacchi e niente di male è accaduto. Sta mentendo”.

 

“Questa è la democrazia in Israele”, dice Nabil al-Kurd, mentre sta nel suo cortile, vicino ai resti carbonizzati della tenda, accanto alle parole “Fuck Palestine” scarabocchiate sul muro del pezzo di casa che legalmente non è suo anche se lo ha costruito con le sue mani.

http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/jerusalem/3152-gerusalemme-est-coloni-danno-fuoco-alla-tenda-dellism-a-sheikh-jarrah

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