Tuesday, 27 September 2011 10:25 Marta Fortunato, Alternative Information Center
Residenza rifiutata ai membri di una famiglia palestinesi di Gerusalemme Est perchè il loro appartamento si trova “per il 65% nel territorio dell’Anp e per il 35% in quello di Israele”. Così la famiglia Badryias, residente a Kafr Aqab, si è vista negare la richiesta di residenza dal Tribunale del Lavoro del distretto di Gerusalemme.
Nella sentenza, pubblicata due settimane fa, il tribunale ha affermato che se la famiglia non è in grado di provare che la loro abitazione sorge all’interno di Israele non potrà aver diritto alla residenza. Il fatto che il loro appartamento venga considerato come appartenente alla municipalità di Gerusalemme e che quindi la famiglia sia costretta a pagare le tasse, non è stato tenuto in considerazione.
Non è la prima volta che succedono fatti simili: sono molti i casi in cui i palestinesi di Gerusalemme si sono visti togliere la residenza. Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, a Diana Kurt, abitante palestinese di Anat, a nord di Gerusalemme, è stato chiesto dal Tribunale del Lavoro da che parte del letto dormisse il suo defunto marito. Alla fine, Diana ha perso il diritto di ricevere la pensione del marito in quanto vedova, nonostante fosse costretta a pagare le tasse alla municipalità di Gerusalemme.
“Israele cerca di vendere la falsa immagine di una Gerusalemme unita, ma nella realtà la sua politica è quella di eliminare dalla città i palestinesi” ha dichiarato ad Haaretz un portavoce dell’organizzazione di Gerusalemme Ir Amim.
E se si guardano i dati, si trovano solo conferme. Secondo un documento, ottenuto e pubblicato a maggio dal quotidiano Haaretz, Israele, negli anni compresi tra il 1967 e il 1994 ha utilizzato una procedura nascosta per cancellare lo status di residenti a 140.000 palestinesi della Cisgiordania. Durante questo periodo infatti coloro che volevano andare all’estero erano obbligati a lasciare la loro carta d’identità al confine giordano di Allenby e in cambio ottenevano una carta, valida per tre anni e rinnovabile tre volte, che permetteva loro di attraversare il ponte. Tuttavia senza essere informati, coloro che non sono rientrati sei mesi prima della scadenza della carta, hanno perso la residenza.
Dalla creazione dell’Anp invece, questa procedura non è più valida per i palestinesi della Cisgiodania. Tuttavia i palestinesi di Gerusalemme Est che hanno una carta d’identità israeliana perdono la residenza se stanno all’estero per più di sette anni.
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