di Filippo Landi
Gerusalemme, mia cara. Si ricordano di te (ma per strepitare) quando qualcuno ricorda (in questo caso l’Unesco) che sei una città dai tanti volti, compreso quello arabo e musulmano, da non sfigurare. Non si ricordano di te e della tua gente, quando ogni giorno, da anni, la tua cultura viene compressa e svilita. I soldi, tanti soldi, vengono usati per comprare vecchie case, da dove mandar via gli abitanti arabi e far posto ai nuovi abitanti israeliani ed ebrei. Cambiano i nomi dei tuoi quartieri e delle tue strade, come a Musrara e Sheikh Jarrah,per far posto a nuovi nomi ebraici e a nuove case per coloni israeliani. A tanti, a migliaia di tuoi cittadini palestinesi hanno tolto la cittadinanza negli ultimi decenni, dal giugno 1967, anno dell’occupazione di Gerusalemme est. In nome della costruzione di nuovi “parchi archeologici”, del “Parco nazionale della Città di Davide”, centinaia di abitanti palestinesi vengono sfrattati, come a Silwan. Anche i diplomatici, presenti a Gerusalemme, se ne accorgono e scrivono a Londra, Berlino, Parigi, Madrid e Roma. Dicono ai politici: attenzione, tentare di sdradicare la storia, la cultura e le persone palestinesi da Gerusalemme è fonte di guai. Pochi politici li ascoltano. I governanti israeliani ripetono: Gerusalemme è nostra e rimarrà unita sotto il nostro controllo. Gerusalemme , capitale di uno stato palestinese? Gli israeliani dicono di no. Gli americani, gli europei, gli italiani tacciono. Tutto questo, anche questo, è silenzio allucinante, che distrugge le fondamenta di ogni speranza di pace a Gerusalemme e in Medio Oriente. Ciao Gerusalemme, mia cara.
Filippo Landi, già corrispondente RAI da Gerusalemme
21 ottobre 2016
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