Thursday, 11 August 2011 10:50 Emma Mancini (Alternative Information Center)
L’insediamento di Ramat Shlomo, a Gerusalemme Est, dove saranno costruite altre 1600 unità abitative
Nuovi appartamenti per i coloni israeliani a Gerusalemme Est. Saranno 4300 le nuove unità abitative: il Ministero dell’Interno israeliano ha dato l’autorizzazione finale alla costruzione di 1600 appartamenti, mentre nei prossimi giorni verrà approvato il piano per altri 2700.
Un progetto che era stato presentato dall’ufficio del primo ministro nel marzo dello scorso anno, durante la visita del vicepresidente statunitense Joe Biden. L’annuncio aveva provocato un raffreddamento delle relazioni tra Israele e Stati Uniti, critici sulle strategie colonizzatrici di Tel Aviv. Washington non ha nascosto il proprio imbarazzo, soprattutto in un momento caldo come questo: l’amministrazione americana sta lavorando per convincere l’Autorità Palestinese a ritirare la domanda di riconoscimento d’indipendenza dello Stato di Palestina e a proseguire con i negoziati di pace.
Difficile andare avanti con gli accordi di pace, con un incremento tanto preoccupante del numero dei coloni a Gerusalemme Est, la città divisa. L’Autorità Palestinese è sempre stata chiara: nessun negoziato fino a quando Israele non porrà fine all’espansione illegale delle colonie in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Eppure è di pochi giorni fa l’annuncio della costruzione di altri 930 appartamenti per i coloni israeliani nell’insediamento di Har Homa, tra Gerusalemme e Betlemme.
La giustificazione data dal portavoce del Ministero dell’Interno, Roei Lachmanovich, è la necessità di coprire la mancanza di abitazioni nella città: “Via libera immediata alla costruzione di 1600 appartamenti a Ramat Shlomo e in un paio di giorni all’approvazione finale per 2000 unità abitative a Givat Hamatos e a 700 a Pisgat Zeev”. “Il piano – ha continuato il portavoce ministeriale – è solo economico, non c’è niente di politico”.
La colonia di Har Homa a Est di Gerusalemme, vista dalla collina di Betlemme
Ovvero, sarebbe una risposta alle proteste di queste settimane nelle strade e nelle piazze israeliane: il nuovo movimento chiede l’abbassamento dei prezzi delle abitazioni e l’aumento del numero di case popolari. “Stiamo proseguendo con il piano a causa della crisi economica che stiamo vivendo in Israele – ha detto Lachmanovich – Stiamo cercando delle aree a Gerusalemme dove poter costruire e questo progetto ci aiuterà”.
Dal 1967, anno di inizio dell’occupazione militare israeliana della Palestina e di Gerusalemme, ad oggi gli insediamenti e il numero di coloni sono moltiplicati: in Cisgiordania sono cento gli insediamenti illegali che rompono la continuità dello Stato Palestinese e circa 500mila gli israeliani residenti. A Gerusalemme Est, i coloni hanno raggiunto quota 200mila, contro 270mila residenti palestinesi.
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