Gideon Levy: giovane adolescente palestinese, Qusay al-Amour, colpito 6 volte dall’IDF e trascinato via.

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israele

sabato 4 febbraio 2017

Gideon Levy : giovane adolescente palestinese colpito 6 volte dall’IDF e trascinato via Qusay al-Amour.

VIDEO:

Sintesi personale

Di solito un singolo proiettile viene sparato  nella direzione delle gambe di un manifestante per ‘neutralizzare la minaccia’. Questa volta i soldati hanno sparato sei volte.

La parete esterna della casa è ora ricoperta da una colossale fotografia, alta due piani.  I  soldati delle Forze di Difesa Israeliane lo hanno afferrato per le mani e per i piedi, trasportandolo come un sacco di patate, la sua testa rimbalzava duramente contro le pietre. Intorno vi erano circa 10 soldati che guardavano impassibili le  azioni dei loro camerati.

L’immagine copre il lato della casa in lutto; l’intero villaggio può vederla. In fondo c’è una scritta: “Non dite che sono stato ucciso nella mia infanzia. Io risveglierò chi giace nelle tombe e dichiarerò una rivoluzione sottoterra”.

Non è possibile rimanere insensibili. Non è possibile non commuoversi guardando le riprese video che documentano la sua uccisione: i colpi sparati ad un disarmato lanciatore di pietre che non costituiva un pericolo per nessuno, il 17enne che giace senza aiuto ed immobile sul terreno, i soldati che furiosamente lo caricano, uno di loro inciampa  e cade sul corpo di Qusay al-Amour. Poi si vedono due soldati che cercano di sollevarlo, ma lui scivola via dalla loro stretta, a quel punto cominciano a trascinarlo giù per il pendio con la testa che rimbalza.

Egli è già morto o sta per morire in quella scena, essendo stato colpito sei volte, là tra gli ulivi. Loro hanno anche sparato proiettili di gomma a Hiyam, la sorella più grande della vittima, quando ha cercato di avvicinarsi; lei  è stata  costretta a correre per salvarsi, gridando mentre saltava su un piede dopo essere stata colpita. La madre, 40enne, ha cercato  invano di salvare suo figlio ed è stata lei stessa ricoverata in ospedale. E sullo sfondo la bandiera israeliana bianca e blu sventola gaiamente su una delle jeep corazzate parcheggiate nei pressi, per l’infinita gloria dell’IDF e dello Stato di Israele.

Il 16 gennaio  le truppe hanno ucciso Qusai al-Amour, uno studente  di Tuqu, un villaggio palestinese di 14000 abitanti situato ad est di Betlemme.

Era il figlio minore di Fatima, una casalinga, e di Hassan, un tagliatore di pietre; aveva 12 fratelli e sorelle. Qusai si stava specializzando in scienze e sognava di andare in Algeria per studiare, come molti altri giovani del suo villaggio avevano fatto.

È andato a pregare e poi è partito per Betlemme per un workshop di approfondimento in fisica. Successivamente Qusai è andato a trovare Hiyam, che vive vicino all’entrata del villaggio.

Una fortificata torre di guardia dell’esercito era stata installata quattro mesi prima lungo la strada per Tuqu; chiunque in entrata o in uscita dal villaggio è ora osservato dai soldati. Nelle due settimane che hanno portato all’uccisione di Qusai, l’esercito aveva fatto spesso raid nel villaggio, di notte e di giorno, apparentemente per provocare i giovani e abusare dei  residenti. La tensione era alta. La strada riempita di pietre e pezzi di copertoni carbonizzati.

Tuqu è un villaggio combattivo; i giovani avevano iniziato a dimostrare alcuni mesi fa ogni volta che i soldati arrivavano sulla scena.

I testimoni dicono che tra 10 e 20 adolescenti mascherati stavano tra gli ulivi vicino al bordo della strada, lanciando pietre contro l’esercito  che stava arrivando.

Il capo del consiglio del villaggio Hatam Sabah stava guardando dalla finestra del suo ufficio e aveva notato un ampio distaccamento di truppe IDF, compresi soldati vestiti da Arabi e altre forze speciali all’entrata del villaggio. Ha avuto la premonizione di una situazione  pericolosa, in quanto non era il tipico modello di dispiegamento dell’esercito a Tuqu.

Sabah ha ordinato a tutti gli impiegati del consiglio di andare a casa, ed è rimasto nell’edificio con il direttore esecutivo Taysir Abu Mafrah. I due uomini dicono di aver visto sette veicoli militari ed uno  simile ad un veicolo civile. Quattro sono entrati a Tuqu, e tre sono rimasti fuori. Hanno anche visto quattro droni.
Era  ovvio per Sabah e Abu Mafrah che qualcosa fuori dall’ordinario stava per accadere.

Come di solito i giovani locali stavano lanciando pietre contro i veicoli militari al ritmo di una singola pietra ogni pochi minuti, ma nessuno era stato colpito.  I giovani non lanciavano Molotov.  Il capo del consiglio afferma di aver  chiamato i giovani perché smettessero di tirare pietre. Alcuni di loro sono corsi via. Questo tipo di azione  è andato avanti per circa 15 minuti.

Anche nelle grandi affollate dimostrazioni del venerdì, i soldati non usano munizioni vere, ma, improvvisamente, circa alle 16 di quel giorno, parecchi proiettili veri sono stati  sparati, apparentemente contro un ‘adolescente mascherato con un nastro verde intorno alla fronte: Qusai al-Amour. L’amico vicino a lui è scappato. Qusai è caduto a terra. I soldati hanno caricato il giovane ferito. Poi lo hanno trascinato alla jeep, mentre tentavano di dargli assistenza medica. Un’ambulanza palestinese che era arrivata per evacuarlo è stata allontanata dai soldati.

Secondo l’autopsia condotta dal medico palestinese, Qusai è stato raggiunto da sei proiettili, quattro al petto e due alle gambe. È morto per emorragia interna. Quello che non si sa con certezza è se era ancora vivo quando veniva trascinato lungo il terreno. Testimoni riferiscono che mentre  gli sparavano, Qusai era inginocchiato.

L’adolescente era stato ferito circa un anno prima da un proiettile di gomma sempre alla gamba, sempre vicino all’entrata del villaggio. Cinque mesi dopo i soldati sono andati a casa sua nel mezzo della notte e lo hanno arrestato. È stato rilasciato 10 giorni dopo.

La sua nipotina Tala, 3 anni, sta ora camminando nel cortile della casa del lutto, indossando una giacca rosa shocking e tenendo orgogliosamente un poster con il ritratto di suo zio. La affranta madre di Qusai al-Amour indossa una maglia con l’immagine del figlio; suo padre è appena tornato dopo avere reso testimonianza presso il Dipartimento delle Investigazioni Criminali della polizia militare IDF di Etzion.

Perché Qusai è andato a manifestare una volta e una volta ancora? Il capo del consiglio Sabah spiega che i giovani locali   avvertono pesantemente la pressione determinata dell’occupazione: Tuqu è circondato da insediamenti ebraici e l’esercito è particolarmente in evidenza. “I soldati vengono ogni notte a fare arresti”, egli dice.

Fatima, la madre, dichiara che suo figlio voleva essere un shahid di Al-Aqsa (martire della causa). Il padre dolente, Hassan, aggiunge :”Stava facendo quello che altri più giovani nel villaggio stavano facendo. Non era uscito per attaccare l’esercito – l’esercito è andato da lui .”

Dopo che i soldati hanno portato via il corpo che giaceva sull’asfalto ai piedi della torre di guardia, Fatima si è avvicinata, accompagnata da parecchi familiari. Non sapeva se  il figlio era vivo o morto, ricorda di aver pregato i soldati di portarlo in ospedale in Israele. Il corpo è stato trasportato da un’ambulanza dell’IDF alla vicina base dell’esercito. Alle 17.30, un’ambulanza dall’ospedale Al-Hilal di Hebron ha trasportato il morto all’ospedale Al-Husseini a Beit Jalla, fuori Gerusalemme, dove i genitori di Qusai l’hanno visto.

Ci sono voluti quattro giorni ad Hassan al-Amour per trovare la forza di guardare il video della morte di suo figlio e non lo guarderà più:  “Non posso crederci quando guardo il video. Ci sono ebrei che sono rimasti scioccati. Che posso dire vedendo mio figlio trascinato così? Che aveva fatto?”

I residenti di Tuqu sono convinti che i soldati erano là per  punire le ricorrenti dimostrazioni e tumulti  e  dare una lezione al villaggio ribelle. Il capo del consiglio locale Sabah e altri sono convinti che i soldati erano venuti questa volta con l’intenzione di uccidere.
Musa Abu Hashhash, ricercatore sul campo per l’organizzazione per i diritti umani B’Tselem, attesta che non è comune per un singolo individuo essere colpito da un numero di munizioni vere sparate  da un fucile Ruger. Di solito un singolo proiettile viene sparato nella direzione delle gambe, per “neutralizzare la minaccia”. Questa volta i soldati hanno sparato sei volte  contro  Qusai.

L’ufficio del portavoce IDF ha rilasciato la seguente dichiarazione  in risposta ad una richiesta di Haaretz: “Nel corso di un violento pubblico disordine  causato  da 200 palestinesi nel villaggio di Tuqu, incluso il lancio di pietre e  Molotov contro le forze di sicurezza, un tiratore della Polizia di Frontiera ha risposto con fuoco di un  fucile contro uno dei rivoltosi. Una unità dell’IDF si è fatta strada verso il ferito con l’intenzione di fornirgli immediato trattamento medico. Mentre i militari stavano evacuando il ferito, sono state lanciate pietre, così è stato rapidamente portato in un posto sicuro  per iniziare  il trattamento medico, a conclusione del quale è stata dichiarata la sua morte. La Polizia Israeliana ha iniziato un’indagine sull’incidente con il Dipartimento Investigazioni Criminali della Polizia Militare IDF”.

Una notte dopo il funerale i soldati IDF hanno condotto un altro raid a Tuqu. Questa volta, hanno arrestato tre giovani: Dahlala Habas al-Amour, il cugino di Qusai, Mohammed al-Badan e Thamer al-Badan.  40 abitanti di Tuqu sono ora nelle prigioni israeliane.

Lunedì scorso, esattamente due settimane dopo l’incidente, abbiamo visto un pastore con il suo gregge nello stesso punto dove Qusai era caduto. Vedendo una macchina israeliana e due israeliani uscire dalla vettura, il pastore è scappato  e così le sue pecore.

 The outer wall of his house is now covered by a colossal photo enlargement, two stories high. That is how he looked in his final moments: Israel Defense Forces soldiers grabbing him by the hands and feet, hauling him as if he were a sack of potatoes, his head bumping hard against the rocks. Standing around are about 10 soldiers, looking on impassively at the outcome of their comrades’ actions.

The image covers the side of a house of mourning; the whole village can see it. At the bottom is a legend: “Do not say I was killed in my childhood. I will awaken those residing in the graves, and I will declare a revolution underground.”

It is not possible to remain unfeeling at a sight like this. Nor is it possible to be unmoved when watching the video footage that documents his killing: the shots fired at an otherwise unarmed stone-thrower who posed no danger to anyone, the 17-year-old lying helpless and motionless on the ground, the soldiers furiously charging at him, one them even stumbling and falling onto Qusai al-Amour’s body. Then you see two soldiers trying to pick him up, but he slips out of their grasp, at which point they start dragging him down the slope, with his head knocking about.

A video of the wounded teen being evacuated by Israeli soldiers after being shot during clashes. YouTube

He is either dead or dying at this stage, having been shot six times, there between the olive trees. They also fire rubber bullets at Hiyam, the victim’s older sister, when she tries to approach; she is compelled to run for her life, screaming as she hops on one foot after being hit. The 40-year-old mother of seven tried in vain to save her brother from the soldiers, and was herself hospitalized. And in the background the Israeli blue-and-white flag gaily flew on one of the armored jeeps parked nearby, to the everlasting glory of the IDF and the State of Israel.

This is how, on January 16, troops killed Qusai al-Amour, a 12th-grader from Tuqu, a Palestinian village of 14,000 located east of Bethlehem. Qusai woke up late that morning, as it was the semester break. He was the youngest child of Fatima, a housewife, and of Hassan, a stonecutter; he has 12 brothers and sisters. Qusai was a science major who dreamed of going to Algeria to study, as several other young people from his village have done. He went to pray and then left for Bethlehem to attend a physics enrichment workshop. Afterward, Qusai went to visit Hiyam, who lives near the entrance to the village.

A fortified army guard tower was installed four months ago along the approach road to Tuqu; anyone entering or exiting the village is now observed by soldiers. In the two weeks leading up to Qusai’s killing, the army often raided the village, by night and by day, to conduct arrests, and apparently to provoke the young people and abuse residents. It isn’t clear why. Since the flare-up in tensions, the road has been strewn with rocks and charred remnants of tires. Traversing the road requires drivers to adopt a slalom technique.and

read more: http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.769313?&ts=_1486163394844

 

 

 

Gideon Levy : giovane adolescente palestinese colp…

https://frammentivocalimo.blogspot.it/2017/02/gideon-levy-giovane-adolescente.html

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