sabato 21 novembre 2015
Gideon Levy : When the IDF Doesn’t Pursue Justice, the Cycle of Death Continues

Amici di Lafi Awad siedono sulla sua tomba in silenzio. Ogni tanto un altro amico si unisce a loro battendo le mani con incredulità e dolore. Alex Levac
Sintesi personale
In che modo le forze di difesa israeliane imparano la lezione e come il loro sistema di giustizia insegna ai soldati che uccidono qualcuno senza motivo, come cercare di evitare il ripetersi di atti criminali? Risposta: non lo fa. Il risultato è che il ciclo continua senza sosta nel villaggio cisgiordano di Budrus.
Nel gennaio 2013 i soldati dell’IDF hanno ucciso un ragazzo di 16 anni, studente del liceo, Samir Awad. Era andato vicino a una sezione della barriera di separazione nei pressi della sua scuola, un atto dimostrativo di coraggio tra i bambini del villaggio. E’ stato colpito alla gamba da un agguato organizzato da quattro soldati nascosti in mezzo ai fichi d’india. Quando il giovane ferito ha cercato di scappare, gli hanno sparato di nuovo nella schiena uccidendolo. Un proiettile ha colpito direttamente Samir alla testa, un altro nella parte posteriore. La storia della sua morte scioccante è risuonata in una certa misura in Israele. Un ufficiale israeliano di Haaretz ha affermato che l’incidente “non era buono”. La procura militare ha avviato un’indagine.
Quasi tre anni passati e, come al solito, nulla è accaduto, ma all’inizio di questo mese la High Court of Justice, in risposta ad una petizione presentata dalla famiglia del giovane e dall’ organizzazione dei diritti umani B’Tselem, ha stabilito che i due soldati sospettati di aver effettuato le uccisioni devono essere essere processati prima della fine di quest’anno. E’ stato deciso dagli avvocati militari che saranno accusati di reati ridicoli di “temerarietà e disattenzione con armi da fuoco.” Dal punto di vista di B’Tselem, “la disparità tra la gravità delle azioni dei soldati e la leggerezza delle accuse è incomprensibile. “
Ancora meno comprensibile è che venerdì scorso i soldati abbiano ucciso un giovane uomo dello stesso villaggio, esattamente nello stesso luogo, in circostanze analoghe. Lafi Awad, di 22 anni, è stato colpito alla gamba, ha cercato di scappare ed è stato poi colpito alla schiena a distanza ravvicinata. Come Samir è stato ucciso; come Samir era disarmato e non rappresentava alcun pericolo per i soldati mentre cercava di correre per la sua vita.
Gli sguardi del gruppo di giovani uomini seduti accanto alla tomba appena scavata di Lafi nel piccolo cimitero di Budrus dicono tutto. Ogni tanto una persona si unisce a loro, batte le mani con incredulità e dolore, si copre gli occhi, sussurra una preghiera e si siede accanto agli altri vicino al tumulo di terra intorno alla tomba.I Palestinesi si siedono in silenzio, lo sguardo fisso torvo sul luogo di sepoltura del loro amico che solo lo scorso venerdì era ancora con loro. Un silenzio spettrale sovrasta il cimitero. Pochi gli individui mascherati in piedi tra le lapidi, in vista dello scontro quotidiano con i soldati durante la protesta per la barriera di separazione costruita sulla loro terra e che ha soffocato il loro villaggio.
M., il giovane che era con Lafi nei suoi ultimi momenti, arriverà presto.
Lafi è stato ucciso sul pendio di questo cimitero. Le macchie di sangue di Samir su una roccia, anche se sbiadite, segnano il percorso della sua fuga. Non abbiamo visto segni di sangue di Lafi, anche se è stato ucciso sullo stesso terreno roccioso.
Due pali elettrici sono ai lati del cimitero con le telecamere montate e osservano quello che succede qui giorno e notte. La barriera di separazione è violata in più punti. Nessun soldato è presente quando ci rechiamo nel villaggio, ma i ragazzi locali sanno che anche oggi le truppe sono nascoste da qualche parte nella zona, in agguato contro chiunque cerchi di avvicinarsi al recinto.
Venerdì scorso i giovani sono andati giù per la collina verso il recinto. Eral’anniversario della morte di Yasser Arafat e il paese ha colto l’occasione per una riunione commemorativa nella moschea, dopo di che i giovani più audaci si sono diretti verso la recinzione. Hanno gettato pietre contro le jeep blindate; i soldati hanno risposto con gas lacrimogeni. Un vento da est soffiava e, inizialmente, il gas lacrimogeno si è diretto verso i soldati.
Lafi Awad, come sempre, era in prima fila vicino al recinto. Era il crepuscolo. Poco prima che entrambe le parti lasciassero la zona con l’avvento delle tenebre, alcuni soldati improvvisamente sono emersi dal loro nascondiglio dietro i cespugli, sul lato del villaggio posto vicino alla barricata. Sull’altro lato della recinzione c’erano due veicoli blindati IDF.
Cinque giovani si sono avvicinati alla recinzione, ma si sono ritirati respinti dal gas lacrimogeno. Pochi minuti dopo sono tornati dirigendosi verso la recinzione.A uno di loro è caduto il cappello e voleva recuperarlo. I soldati erano pronti all’imboscata.
Secondo M., i soldati ordinarono a Lafi di fermarsi, poi lo hanno inseguito e catturato. I suoi quattro amici hanno cercato di liberarlo; erano a pochi metri dai soldati. Un sasso lanciato da uno dei giovani ha colpito il casco di un soldato e Lafi è riuscito a liberarsi. Il soldato gli ha sparato alla gamba con un proiettile di gomma ferendolo.
Lafi è stato in grado di allontanarsi per circa tre metri dai soldati, ma poi uno di loro – non quello che ha sparato il proiettile di gomma – gli ha sparato alla schiena con un proiettile vero. Lafi è crollato. Non è chiaro se è morto subito, di certo era in condizioni critiche.
I soldati si sono ritirati subito. Un palestinese ha cercato di portare Lafi in un ospedale con la sua auto ,ma i soldati che presidiavano il posto di blocco nel vicino villaggio di Na’alin, hanno negato al veicolo il passaggio. Infine il conducente ha scelto un percorso alternativo. Ha raggiunto l’ospedale, ma Lafi era morto. Il proiettile era entrato nella sua schiena ed era uscito dall’addome. Un proiettile, due fori nel corpo. L’IDF ha sostenuto il giorno dopo che Lafi aveva cercato di prendere l’arma di uno dei soldati, ma testimoni oculari respingono questa tesi
Il portavoce dell’IDF ha dichiarato in risposta questa settimana: “verrà studiato l’evento.”
Yusuf, padre in lutto di Lafi, è spezzato e stordito. E ‘difficile per lui parlare.“Questo era un figlio, un pezzo del tuo cuore”. Stava pascolando le sue capre quando qualcuno ha chiamato per dirgli quello che era successo. Lafi aveva trascorso 16 mesi in una prigione israeliana per aver lanciato pietre e altri reati.
“Ieri ho sentito la radio israeliana accusare Lafi di aver rubato l’arma del soldato”, spiega Yusuf. “Come può essere? Era ferito e avrebbe cercato di afferrare un’arma?”
Ayad Murad, un attivista del villaggio, dichiara che durante le ultime settimane, le truppe israeliane sono entrate nel villaggio quasi ogni notte. A volte i soldati gettano granate assordanti o lacrimogeni nelle case causando enorme spavento.
Involucri di proiettili e resti di pneumatici bruciati sono sparsi sul terreno vicino al cimitero e alla scuola.
Questo è il triangolo Budrus della morte: la scuola, il cimitero, la barriera di separazione.
Ecco la tomba di Samir Awad, coperta da una lapide e, a pochi passi di distanza, vi è la tomba fresca di Lafi Awad.
Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.