martedì 29 marzo 2011
Sono entrate in Israele legalmente e finora hanno lavorato in regola come badanti nelle case di alcuni anziani israeliani. Ma hanno violato la legge perché hanno avuto un figlio. E quindi adesso devono essere espulse. Per questo motivo sono state portate al centro di identificazione ed espulsione appena allestito presso l’aeroporto Ben Gurion. A dare la notizia è il sito del quotidiano Haaretz (clicca qui per leggerla in inglese) a partire da una denuncia presentata da Physicians for Human Rights, una delle più importanti ong israeliane per la difesa dei diritti umani.Una notizia di una violazione molto grave di un diritto umano fondamentale. Che però – purtroppo – non sorprende: Israele sta solo cominciando ad applicare alla lettera ciò che sta scritto nella sua legge sull’immigrazione, che postula la preseza di lavoratori stranieri solo come forza lavoro temporanea. E vieta espressamente alle donne di avere un figlio, pena la revoca del permesso di soggiorno. La legge esiste da molto tempo, ma fino ad ora si era chiuso più di un occhio. Adesso che però i figli degli immigrati crescono cominciano ad essere visti come una minaccia «all’identità ebraica dello Stato». E così il ministro degli Interni Eli Yishai, un esponente del partito religioso Shas, ha fatto delle espulsioni dei minori stranieri il suo cavallo di battaglia. E sta passando dalle parole ai fatti.
Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina
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